Dutto: “La finale bis del balòn? Dipende dalla mia testa”

Davide Dutto, 23 anni a dicembre, leader della Tealdo Scotta Alta Langa.

Il cammino della speranza (scudetto s’intende) per quelli di San Benedetto Belbo - il paese che ha ispirato un «certo» Beppe Fenoglio - parte da quel cocuzzolo di alta Langa e scende verso Cuneo, dove domani si giocherà la seconda partita di finale. All’andata, sabato, i langhetti di Davide Dutto sono stati battuti in rimonta (gran rimonta) dal team di Federico Raviola, l’ormai stragrande favorito per la vittoria finale. Dutto, il riccioluto mancino che ha stupito il mondo del balòn, alla soglia dei 23 anni (li compirà il 9 dicembre) ha l’occasione di ribaltare tutto: pronostico e congiunture, «gufi” ed esperti. «Non ho nulla da perdere, lo sanno tutti. Il traguardo della finale per noi è stato fantastico, insperato. Ma sabato a San Benedetto avevamo, avevo, la partita in mano. Avevo, perchè ho avuto un calo mentale e Raviola e gli altri ci hanno puniti».
Dutto è la rivelazione del torneo di balòn. Domani (se il tempo, anzi il maltempo, non ci metterà lo zampino) arriverà allo sferisterio cuneese partendo dal suo borgo, San Pietro del Gallo, 800 anime tutte votate al «balòn». «Da noi, in paese, è lo sport “nazionale”» sorride. Fossero tutti così i paesi il balòn e gli sferisteri vivrebbero una primavera prolungata. «Invece quando andiamo qua vicino, a Busca per esempio, il balòn non sanno neppure che cosa sia. E siamo a pochi chilometri». Dutto è un altro «figlio della terra» cresciuto a pane e pallapugno: i genitori Aldo e Bruna allevano vacche e tori, coltivano orti e mais. Ma lui, Davide, diploma da perito elettrotecnico all’Itis di fa l’impiegato alla «Tecnoworld Group» (videosorveglianza) e il titolare Alberto Mandrile, grande appassionato di bici, forse sabato andrà a vederlo per la prima volta giocare una sfida al balòn («Gli sono grato perchè mi concede di allenarmi con i tempi giusti, rubando spazio al lavoro: ma da uomo di sport il mio titolare capisce l’importanza del sacrificio») . E aggiunge: «I miei sono stati i primi a convincermi a trovare un lavoro. Il balòn non dà sicurezze economiche. Così ha fatto anche mio fratello Andrea, più vecchio di 10 anni, che prometteva bene ma ora fa l’operaio in una ditta a Bologna e l’altro mio fratello Luca che invece è giardiniere». Piedi per terra e sguardo al pallone: a San Pietro del Gallo i ragazzi fanno tutti i così. «Ad avviarmi alla pallapugno è stato mio zio materno Gianfranco Brignone, arbitro di serie A, che ha scoperto anche talenti come i miei cugini Stefano e Manuel Brignone».
Sul duello di domani che per lui è già la «partita della vita», il mancino ha le idee chiare: «A Raviola do il 60% dei favori, a me quello che resta. Certo, se dovessimo arrivare alla bella le percentuali sarebbero molto più equilibrate».
Dutto sa che a Cuneo non ha mai battuto Raviola, che il conto complessivo delle sfide depone a favore del rivale. Tutto «troppo» per Raviola. «Ho, abbiamo (con l’apporto di squadra, la società, il tecnico Gianni Costa e ci metto anche il preparatore Alberto Bonelli, di Mondovì) raggiunto questo traguardo - dice - vivendo alla giornata, cercando di sfruttare nel senso buono le opportunità che ci venivano date. È chiaro che c’è delusione per l’andata, che Raviola merita di aver vinto la prima (è un campione umile e bravo, non solo nel senso professionale del termine) ma noi dobbiamo e vogliamo provarci». Dutto guarda anche al futuro del balòn: «Soldi pochi, professionisti che possono fare solo i giocatori a tempo pieno pochissimi, i giovani dei paesi che spesso scelgono altri sport, spettatori sempre più anziani. Non è facile essere ottimisti, ma ci proviamo perchè questa è la nostra vita». Lo sa anche la fidanzata Alessandra, 22 anni, anche lei di San Pietro del Gallo, che vorrebbe ritagliarsi qualche spazio in più con Davide. «E invece io a volte la trascuro per questo amore da bambino: il balon è qualcosa che uno si porta dentro, più forte di tutto e di tutti. Ecco, domani vorrei regalare una gioia anche a lei, che fa tante rinunce per me. E ai miei sponsor, la Clinica Tealdo di Santo Stefano Belbo e la Scotta di Villafalletto. E agli amici, i tifosi, la società. A tutti dico: non pensate che sia finita qui. C’è una montagna da scalare, ma raggiungere la vetta non è impossibile. Basta crederci. E se la mia testa sarà sgombra dai pensieri, chissà....»

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