Lettera aperta del terzino del Bubbio Vincenti al presidente federale Costa
Il terzino geometra Michele Vincenti, 36 anni, di Lequio Berria. Il giocatore del Bubbio sostiene le tesi di Vacchetto e Campagno e chiede nuove regole
Le polemiche sui punteggi e le nuove regole della pallapugno? Michele Vincenti, 36 anni, geometra di Lequio Berria (nel cuore dell’Alta Langa albese), terzino di ormai lungo corso del balòn (gioca nel Bubbio) ha preso carta e penna e scritto una lettera aperta al presidente federale, l’ex ministro Enrico Costa, ricco di spunti (anche polemici) e suggerimenti.
Vincenti, lei difende a spada tratta la causa dei due big, Vacchetto e Campagno...
«La questione è un’altra: l’ho definita “nuovo giro, nuova corsa, nuove regole”. Come tutti gli anni nella pallapugno si cambiano le norme per l’anno successivo, quasi mai in meglio (ma questo è un parere personale). Comunque quelle appena diramate dalla Segreteria federale per il 2018 delineano un chiaro intento: penalizzare in ogni modo Vacchetto e Campagno e di conseguenza alcuni loro attuali compagni. Il mio non vuole essere un intervento a difesa dei due big che non ne hanno bisogno, ma vorrei porre un quesito ai componenti del Consiglio federale: “Siete sicuri che sia veramente questa la strada per rivitalizzare la pallapugno e riportare la gente negli sferisteri?”».
«La questione è un’altra: l’ho definita “nuovo giro, nuova corsa, nuove regole”. Come tutti gli anni nella pallapugno si cambiano le norme per l’anno successivo, quasi mai in meglio (ma questo è un parere personale). Comunque quelle appena diramate dalla Segreteria federale per il 2018 delineano un chiaro intento: penalizzare in ogni modo Vacchetto e Campagno e di conseguenza alcuni loro attuali compagni. Il mio non vuole essere un intervento a difesa dei due big che non ne hanno bisogno, ma vorrei porre un quesito ai componenti del Consiglio federale: “Siete sicuri che sia veramente questa la strada per rivitalizzare la pallapugno e riportare la gente negli sferisteri?”».
Il problema qual è?
«Troppe partite non hanno storia e che non contano praticamente nulla. Son critico da da tempi non sospetti con la formula Bresciano. Quelli che la difendono dicono che dà modo a giocatori di alta classifica eventualmente infortunati nella prima fase, di rientrare anche grazie ai playout, agli spareggi e dunque alle semifinali per la vittoria del titolo. Ma se, come è successo per due anni consecutivi, qualcuno dopo essere stato in testa alla classifica per tutta la regular season e per buona parte dei playoff si infortuna, che cosa succede? Perche adottare una formula che tutela gli infortunati della prima fase e non quelli della seconda? Non sarebbe meglio cercare in primis di prevenire gli infortuni ottimizzando la preparazione invernale e magari posticipando la partenza dei campionati?...»
Che fare, dunque?
« Personalmente vedrei meglio una formula semplice con girone di andata, ritorno e successivo tabellone finale con scontri diretti (andata ritorno ed eventuale spareggio). Così si avrebbero sicuramente meno partite ma sarebbero sicuramente sfide che contano davvero. Poi si potrebbe ritardare la partenza del campionato, si avrebbe più tempo fra una gara e l’altra e per la Coppa Italia magari anche qui con una formula più interessante. E poi occorre rivitalizzare i tornei locali facendovi partecipare giocatori di prestigio, perché in fondo è anche questo un veicolo per far approcciare i bambini ed i giovani alla pallapugno».
Si parla di pallapugno spesso «noiosa»....
«Io proporrei due semplici modifiche: segnare sempre e comunque 4 cacce prima del cambio campo a prescindere dal punteggio conseguito. Questo potrebbe effettivamente portare a lunghe sessioni di battuta per i capitani ma si può eventualmente ovviare ponendo un limite, per esempio 10 battute e poi si cambia campo . E poi...»
« Personalmente vedrei meglio una formula semplice con girone di andata, ritorno e successivo tabellone finale con scontri diretti (andata ritorno ed eventuale spareggio). Così si avrebbero sicuramente meno partite ma sarebbero sicuramente sfide che contano davvero. Poi si potrebbe ritardare la partenza del campionato, si avrebbe più tempo fra una gara e l’altra e per la Coppa Italia magari anche qui con una formula più interessante. E poi occorre rivitalizzare i tornei locali facendovi partecipare giocatori di prestigio, perché in fondo è anche questo un veicolo per far approcciare i bambini ed i giovani alla pallapugno».
Si parla di pallapugno spesso «noiosa»....
«Io proporrei due semplici modifiche: segnare sempre e comunque 4 cacce prima del cambio campo a prescindere dal punteggio conseguito. Questo potrebbe effettivamente portare a lunghe sessioni di battuta per i capitani ma si può eventualmente ovviare ponendo un limite, per esempio 10 battute e poi si cambia campo . E poi...»
Poi?
«Partite ai nove giochi per velocizzare il gioco che in termini di tempo perché credo sia sempre più difficile trovare gente (specialmente giovane) che abbia voglia di rimanere spesso oltre tre ore a vedere una partita, soprattutto quando la maggior parte degli incontri si svolgono in orario serale terminando intorno alla mezzanotte. Credo questo andrebbe anche a vantaggio dei giocatori, che non essendo dei professionisti si trovano spesso a fare le ore piccole con inevitabili ripercussioni sull’attività lavorativa e sui tempi di recupero fisico».
«Partite ai nove giochi per velocizzare il gioco che in termini di tempo perché credo sia sempre più difficile trovare gente (specialmente giovane) che abbia voglia di rimanere spesso oltre tre ore a vedere una partita, soprattutto quando la maggior parte degli incontri si svolgono in orario serale terminando intorno alla mezzanotte. Credo questo andrebbe anche a vantaggio dei giocatori, che non essendo dei professionisti si trovano spesso a fare le ore piccole con inevitabili ripercussioni sull’attività lavorativa e sui tempi di recupero fisico».
E i discussi punteggi?
«Perchè penalizzare i giocatori considerati forti? In quale altro sport succede questo? Dove sta la meritocrazia? Il massimo è che alcuni giocatori con punteggio alto non possano scendere di categoria. Vi faccio un esempio personale: a Lequio Berria (mio paese di origine) sono alcuni anni che si coltiva l’idea di riprovare a disputare un campionato federale di C1 o C2. In tal caso io non potrei prendervi parte perché ad oggi (campionato in corso) ho già più di 100 punti. Ma vi sembra logico? E mi piacerebbe anche sapere da che cosa scaturiscono questi punteggi e questi limiti, perché trattandosi di numeri da qualche cosa devono derivare. Perché 1150 e non 1160 o 1125? Perché 825 e non 815 o 830? Perché 100 e non 95 o 105?»
«Perchè penalizzare i giocatori considerati forti? In quale altro sport succede questo? Dove sta la meritocrazia? Il massimo è che alcuni giocatori con punteggio alto non possano scendere di categoria. Vi faccio un esempio personale: a Lequio Berria (mio paese di origine) sono alcuni anni che si coltiva l’idea di riprovare a disputare un campionato federale di C1 o C2. In tal caso io non potrei prendervi parte perché ad oggi (campionato in corso) ho già più di 100 punti. Ma vi sembra logico? E mi piacerebbe anche sapere da che cosa scaturiscono questi punteggi e questi limiti, perché trattandosi di numeri da qualche cosa devono derivare. Perché 1150 e non 1160 o 1125? Perché 825 e non 815 o 830? Perché 100 e non 95 o 105?»
I giovani?
«Partiamo dalla regola che vieta agli over 50 di partecipare ad un campionato di A. Ora se il nostro fosse uno sport normale, gli over 50 sarebbero pensionati da tempo in quanto il ricambio generazionale fisiologico avrebbe imposto loro di rimanere ai box almeno da una decina di anni. Se questo non succede domandiamoci il perché andando a cercare la risposta nella politica di gestione dei settori giovanili che forse forse non funzionano poi così bene come ci viene raccontato. Se invece i giovani ci sono e poi si perdono per strada, dove vanno? Verso quali sport rivolgono la loro attenzione? Perché lasciano la pallapugno? Sono queste le domande che dobbiamo farci. In ogni caso io probabilmente il prossimo anno lascerò la pallapugno e mi darò alla scala 40 ma per il bene del nostro sport forse sarebbe meglio che almeno qualcuno dei consiglieri federali»
«Partiamo dalla regola che vieta agli over 50 di partecipare ad un campionato di A. Ora se il nostro fosse uno sport normale, gli over 50 sarebbero pensionati da tempo in quanto il ricambio generazionale fisiologico avrebbe imposto loro di rimanere ai box almeno da una decina di anni. Se questo non succede domandiamoci il perché andando a cercare la risposta nella politica di gestione dei settori giovanili che forse forse non funzionano poi così bene come ci viene raccontato. Se invece i giovani ci sono e poi si perdono per strada, dove vanno? Verso quali sport rivolgono la loro attenzione? Perché lasciano la pallapugno? Sono queste le domande che dobbiamo farci. In ogni caso io probabilmente il prossimo anno lascerò la pallapugno e mi darò alla scala 40 ma per il bene del nostro sport forse sarebbe meglio che almeno qualcuno dei consiglieri federali»