Pinot Ferrero, una vita per il tambass

FERRERO GIUSEPPE detto " Pinòt ", classe 1939 di Cocconato d'Asti è uno dei più popolari giocatori di tamburello in Piemonte.

Pubblicato: 13 Ottobre 2016 

Inizia la sua carriera agonistica nel 1956 con la Virtus Casale, compagine con cui milita fino al 1959, ottenendo un secondo posto in B ed uno in C. In seguito passa alla Way-Assauto Asti . Nell'inverno del 1964 il Ferrero insieme ad Oscar Bonasso pone le basi concrete per riaccendere gli spiriti campanilistici del popolo monferrino, organizzando il primo Torneo del Monferrato, che nei successivi dieci anni mise a confronto decine di paesi intenti a contendersi la supremazia tamburellistica. Dal 1965 al 1967 gioca per il Murisengo, vincendo il titolo nel '66. Nel 1968 insieme al rag. Emanuel iscrive la squadra di Cocconato nella massima divisione nazionale, giocandovi fino al 1972, intervallandosi con una stagione a Montemagno (1970).

Così lo descrisse Remo Gianuzzi, storico giornalista sferistico, nel 1970: "Se il dott.Bonasso è stato la mente, si può dire che il popolare Pinòt sia stato il braccio. A loro va il merito di aver'operato tra i primi e con particolare decisione per la ripresa tamburellistica  quando nel Monferrato gli sferisteri erano deserti, e la gente era costretta a gironzolare qua e là senza una meta fissa, senza sapere come soddisfare la propria passione sportiva".

Ancora serie A nel 1973 a Monale, serie B nel '74 a Cinaglio ed ultima stagione nella massima serie a Cerro Tanaro nel 1975. Ritorna nella sua Cocconato in serie B dal 1976 al 1982, passando nel mentre di nuovo a Murisengo ( B 1980 ) e da Cunico ( C 1981 ). Serie C a Settime nel 1983, annata nella quale a fine stagione annuncia il suo ritiro. Episodico ritorno nel 1986 a Varengo, serie D, poi scomparsa dalle scene.

Dopo qualche anno lontano dagli sferisteri Pinòt si rimette in gioco, ritornando sui campi nel 1992, collezzionando ancora 8 stagioni fra serie C e D con le maglie di Cocconato (dal 1992 al 1995), Chivasso (1996), Vigliano (1997) e Castelnuovo Don Bosco (1998/99). Diventa in seguito lo speaker ufficiale del Callianetto e di molte manifestazioni tamburellistiche locali ed ancora oggi si è soliti incontrarlo a bordocampo in molti sferisteri del "suo" Monferrato. E' stato Nazionale italiano di tamburello , ed ancora oggi nelle sue apparizioni sugli spalti viene riconosciuto come grande campione.

Dopo questa breve cronistoria per farvi capire meglio il personaggio riportiamo un'intervista di FRANCO BINELLO datata 28 Giugno 1998 ( La Stampa ).

COCCONATO. Sarà in campo anche oggi, puntuale, c'è da scommetterci, come gli accade da quasi 50 anni. " Pinòt " non manca mai a questo appuntamento. Adesso, poi, ha anche una squadra che porta il nome del suo mobilificio. Campionato di serie C: ultimi con un punto appena ... Dettagli.

Per Giuseppe " Pinòt " Ferrero , classe 1939 , da Cocconato, rimettitore-battitore, il tamburello non ha tempo. Quello che conta è che oggi lui sia ancora lì a guidare la truppa contro i vecchi rivali del Basaluzzo: maglietta bianca che tira un po' sul davanti , pantaloncini immacolati, la solita grinta e gli immancabili brontolii. Lui , come un Bartali monferrino " Eh si , bel paragone, peccato che io come atleta non sia stato un Bartali, nel mio sport, ma qualcosa credo di aver dato". Un inguaribile  romantico, che si emoziona quando rivede le sue foto di allora, giovinetto, anni '50-'60. E il brontolio rauco di nicotina e sigarette diventa soliloquio "Dio, come sei diventato vecchio, Pinòt , eppure , sembra ieri"

La prima partita quando è stata ?

Estate 1951: avevo dodici anni e alla festa di Cocconato mi misero in squadra, terzino naturalmente, con il grande Giovanni Conrotto, mio prozio, classe 1894. Un campione fantastico, quattro titoli italiani nel tambass e due nel pallone a bracciale, un record ineguagliato.

E dopo , quante ne ha fatte di sfide ?

Qualche migliaio, ho sempre giocato, tranne un periodo di pausa che mi sono preso verso la fine degli anni '80.

Perchè ?

Nella mia prima vita ho fatto il giocatore di tambass fino a 44 anni. Poi , mi sono trovato a inventarmi un mestiere. Ho ripreso a lavorare nella falegnameria di casa. Ci siamo allargati, l'impresa è diventata l'attuale mobilificio di Castelnuovo Don Bosco. C'è stato un momento in cui lavoravo e basta, anche di Domenica, e al tambass se non si gioca alla festa non si gioca mai.

E poi ?

Ad un certo punto ho deciso che non potevo mollare il tambass . Si vive una volta sola , mi sono detto . E lo sport è come le donne : bisogna prenderle quando ci sono . E allora visto che l'attività tira , alla domenica , sono tornato sui campi .

 Lei e il dottor' Oscar Bonasso , il dentista di Murisengo , inventaste il Torneo a Muro del Monferrato.....

Era l'autunno 1964 . Ci siamo detti : dobbiamo fare qualcosa di nuovo , prima di allora c'erano solo i tornei estivi nelle feste di paese : Cocconato, Castell'Alfero, Portacomaro, Montechiaro, Montemagno, Grazzano e Revigliasco . Nient'altro . Con il torneo monferrino si arrivò al vero campionato . E poi il tifo, straordinario, incredibile .

Lei vinse il titolo nel '66...

Con me c'erano Eroso, Ravera, Zuccotti e Marcello Quilico. Si giocava a muro e libero. Quell'anno fu il Portacomaro il nostro rivale irriducibile. Loro erano imbattibili in casa , sotto il bastione, noi fortissimi a libero. E nella finale, che vincemmo 19-7, sul nostro campo c'erano oltre tremila spettatori. Per la prima volta, pagando 300 lire a biglietto, si sfondò il tetto del milione.

Era il Portacomaro di Ponzone e Carlin Verrua ?

Che campo quello, e che giocatori. Non ci vinse mai neppure Mara. Eppure era il numero Uno, un atleta incomparabile. Una volta ci restammo un' intera settimana, lì a Portacomaro. Mara mi disse: "Pinòt , metti i soldi , al resto pensiamo io e Cagna" . Io pagavo e i portacomaresi vincevano. Alla fine persi anche il 1100 nuovo di mio padre e dovetti tornare a casa in autostop .

Mara , il piu grande ?

Lui e Aldo "Cerot" Marello inarrivabili. Cerot, che vince ancora adesso a 49 anni, lo chiamo " scioglibraccio ", per quella sua facilità di movimento.

E gli altri ?

Tanti i fenomeni: da Beppe Bonanate, a Renzo Tommasi, alla coppia del Castelferro Petroselli e Dellavalle. Vorrei ricordare anche Franco Capusso "il bombardiere" , e il "mancino ", il povero Carlin Verrua, che ci guarda dal cielo .

E lei , fino a quando giocherà ?

Spero che la palla non si fermi mai. Qualche volta la vedo arrivare e mi dico: " Dai Pinòt , provaci ancora " . E' bello vederla volare.

GLI ANNI OSCURI 1945 - 1970 declino e rinascita del tamburello piemontese nel racconto di Giuseppe "Pinot" Ferrero

a cura di Lorenzo Monticone e Marco Porcellini

Riceviamo e pubblichiamo il ricordo di Giuseppe Ferrero, scomparso ieri all’età di 80 anni, a firma di Aldo Cerot Marello

Una recente immagine di Pinot Ferrero (a sinistra, con il cappello)

Una recente immagine di Pinot Ferrero (a sinistra, con il cappello)

Giuseppe Ferrero detto "Pinot" è stato personaggio per tutta la sua vita divisa tra giochi di carte, biliardo ma soprattutto tamburello, che ha imparato a giocare sin dalla giovane età. Nato a Cocconato nel 1939 ha mosso i primi passi sportivi nel suo paese, uno dei pochi dove il tamburello trovava fertili radici e sostenitori incalliti. Intorno ai 16 anni entra a far parte della "VirtusCasale” (vincerà un titolo di serie C) dove rimane per tre anni prima di approdare ad Asti nell'allora Way-Assauto, una delle maggiori fabbriche astigiane.

Lui verrà ricordato soprattutto per il testardo impegno nella promozione dello suo sport, a quei tempi quasi scomparso alle nostre latitudini e presente ancora in qualche "enclave" come Montiglio, Ovada, Rocchetta e Cerro Tanaro, Montechiaro, Portacomaro, Grazzano, Castell'Alfero, Tonco, Azzano, Revigliasco e poco altro. E proprio nel mio paese ho conosciuto Pinot nel 1959 nel corso di una gara di allenamento sulla piazza-trabocchetto per le tante regole da rispettare. Bel ragazzo, brillante, mattatore in qualunque occasione, non permise il mio ingresso per via dell'età ma essendo in quattro fu necessaria la mia entrata. Vincemmo quella gara e Pinot fu costretto a lasciare il paese quasi scortato per alcune "avanches" piuttosto audaci nei confronti di una ragazza del posto. Si sa ma lui era fatto così.

Intanto oltre a giocare, girovagava nei paesi per cercare di creare qualcosa di nuovo per il divertimento di quanti vivevano la vita di campagna come scrisse il poeta "...il Nel 1965, finalmente, i suoi sforzi vennero premiati e partì fra l'indifferenza generale il Primo Torneo del Monferrato con sei squadre. Vinse il Gabiano Cerrina, ma la pietra scagliata nello stagno produsse cerchi sempre più grandi e in pochi anni ogni paese dei dintorni aveva una sua squadra, sia che si giocasse su un campo libero o con muro di sostegno. Fu un momento storico per l tamburello e migliaia di tifosi correvano verso gli sferisteri per seguire i loro beniamini tra i quali molti giovani che diventeranno campioni.

La sua impresa non lo allontanò dallo sport "giocato" e smise soltanto quando le forze e la condizione fisica vennero meno. Continuò a frequentare i campi sportivi dove era conosciuto e stimato da tutti e mai abbandonò quella sua aria picaresca, vero marchio di fabbrica. Ha conosciuto e giocato con tutti, applaudito soprattutto nelle feste paesane per il suo slancio, per la sua generosità e per l'impegno profuso: le sue gesta potrebbero riempire una enciclopedia ma la sua popolarità ha varcato di molto gli stretti confini dell'astigiano.

Pinot mi mancherà e mancherà a molti e per puro caso la sua dipartita avviene nello stesso giorno del ricordo di Alberto Fassio, l'impresario che creò il Callianetto stellare "pigliatutto", suo carissimo amico e lui, Pino, speaker in tutti gli anni sul campo, su quello sferisterio che non conobbe sconfitte.

Tutti noi ti rendiamo merito di quanto hai fatto e dal profondo del cuore ti auguriamo che qualcuno nell'aldilà ti ripaghi non con monete scadute ma con le dovute soddisfazioni che noi di qua non riusciremo a capire sino a quel giorno che… Ciao Pino

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