I nostri anni ruggenti

Caro Aldo

Ti ringrazio e contraccambio gli auguri per un tuo completo e rapido recupero, ti vogliamo rivedere presto sul campo ad esibire i tuoi colpi da manuale.

Grazie anche a Paolo Monaca (immagino figlio del superappassionato Vanni) per il suo articolo molto dettagliato ed a tutti gli amici che hanno condiviso con me questo (poco) invidiabile traguardo l’altra sera a Cremolino. Sto bene, ho una bella famiglia ed il lavoro non manca: se mi lamentassi sarei davvero uno stupido ingrato verso Dio o chi altri governa la nostra esistenza.
Cosa mi manca?
Le stesse cose che mancano a te ed a quelli che hanno vissuto gli anni ruggenti del tamburello: la passione dell’intero paese che ti sospinge, l’attaccamento alla maglia, la rivalità con le altre squadre e soprattutto l’estasi agonistica della partita. Tre/quattro ore in cui tutto il resto dell’universo perdeva importanza ed il tuo corpo e la tua mente erano focalizzati su un unico scopo: vincere. Saro’ anche limitato, ma non ho mai provato niente di cosi’ totalmente eccitante e soddisfacente, e dopo trent’anni non riesco a non rimpiangerlo.

Ti ringrazio anche per il tuo generoso giudizio tecnico: in realtà, a libero non sono mai stato un grande avversario per te, che facevi parte dell’Olimpo del Tamburello con Renzo Tommasi, Beppe Bonanate, Tore Biasi e pochi altri, mentre io ero uno svogliato studente di Genova che faceva piu’ falli in una partita che tu in un campionato. Probabilmente ti ho fatto perdere piu’ partite giocandoti assieme ad Ovada nel 1981 che contro in tutti gli anni precedenti!
Chissa’, magari a muro le cose sarebbero andate diversamente, ma le nostre strade si sono incrociate pochissime volte sotto i bastioni e non posso annoverarti nella lista dei miei avversari storici, che mi hanno fatto tirare fuori tutto il meglio che avevo.

Detto questo, vorrei cogliere questa occasione unica per ricordare alcune persone e luoghi speciali:

A Montemagno:
• Vanni Pesato per la sua profonda conoscenza del gioco, dei giocatori e della vita, per la sua eleganza e senso dell’umorismo. Una delle poche persone serie che conosco che non si prende sul serio. Frase storica tra un sigaro e l’altro: “Giancarlo, tu chiedi troppo al tuo fisico”
• Vigioli, per la sua energia da eterno ragazzo e passione per il bel gioco. Frase storica “Il muret t’regala sempre chircosa”

  • Giulio Griffi, un amico prima che dirigente capace, e la sua famiglia.

A tutto il paese, che mi ha regalato un affetto ed una passione ineguagliabili.

A Grazzano:

• Tutta la dinastia Fracchia, da Adriano a Mauro ed infine a Viturin (tuo nonno sarebbe stato orgoglioso di te quanto lo e’ stato di Mauro) e le loro insostituibili donne Pina e Carola.

• Al giocatore rispettivamente piu’ forte ed al piu’ grande che abbia mai incontrato a muro: Fulvio Natta e Miliu Medesani. Se ho voluto vincere qualche torneo ho dovuto prenderlo insieme. Come diceva Vigioli: “ per vincere bisogna combinare bene la partita”.
• Mauro Dessimone alias Panucci, grande atleta ed amante, non ricambiato, del tambass. A 24 anni ha organizzato la festa di maturità più divertente a cui abbia mai partecipato: mai dimentichero’ “La Rouge”.
• “La Granitica” la tifosa piu’ sexy del Monferrato, chiedete conferma in paese.

• A tutti i soci dei “Cumba”, dove il tambass e’ una religione, i giocatori del Grassan i loro profeti e gli avversari nemici da eliminare senza pieta’.

A Moncalvo:
• Gli amici Enrico Bacchiella, Roberto Carni e Alfredino Grosso, che con Vanni allestirono nel 1988 la squadra più ostica che io abbia mai affrontato: Aceto, Ferrero, Natta, Viotti e Massirio, brutti clienti.
• Una menzione speciale per Enrico, l’unico segnalinee al mondo che poteva segnar fuori la palla del 18/17, 40 pari, che Fulvio volo’ di 1 cm nella semifinale 1989!
• Il campo su cui facevo piu’ fatica a giocare.

A Portacomaro:
• Il grande Franco Capusso, una forza della natura e Carlo Verrua, il mitico Mansen d’Portacme’.
• Lo sferisterio su cui ho giocato il miglior torneo della mia vita, Agosto 1987.

A Vignale:

  • L’amico/nemico Mimmo Basso, classe ed eleganza cristalline condite da furbizia sul gioco.

  • Sergio Deevasis, il prototipo del presidente tuttofare, l’artefice principale delle molte vittorie della sua squadra.

• Lo sferisterio su cui ho giocato la partita della vita, perdendola contro il grande Grazzano nel 1987. Vinse la squadra migliore, nessun dubbio.

A Montechiaro:
• Beppe Tirone, il pilone che sorreggeva sulle sue spalle tutta la squadra, sua moglie e suo figlio Davide.

A Rocca d’Arazzo, ultima ma non per importanza:

  • Garrone e Poggio, dirigenti superappassionati

  • Per la passione ed impegno profusi in tutti questi anni, nessun paese si meriterebbe di vincere il Torneo piu’ della Rocca, e questo mi auguro sinceramente.

• Il campo su cui mi hanno rubato piu’ palline ed ho preso e dato piu’ nomi. Ma quanto mi mancano adesso!

In ordine sparso:
• Sandro Vigna, “IL PRESIDENTE”: appassionato, generoso e competente, ha allestito squadre storiche e sempre vincenti a libero ed a muro. Un onore conoscerlo.

  • Gigi Pagani e Roberto Tretter, rispettivamente l’energia e la classe allo stato puro.

  • Stefano Varosio, il mio primo allenatore a Cremolino: quanta pazienza ha avuto!

  • Aldo Casamonti e sua moglie Graziella: penso di aver mangiato più spesso a casa loro che nella mia quand’ero ragazzo. Ed ancora oggi, la pasta al pesto di Graziella e’ imbattibile.

• Il mio amico Walter Scarso alias lo Zerbo, Gianpaolo Grosso, Nano Caneva, Fabio Viotti, Claudio e Mauro Bavazzano, Fabrizio Puppo, Faustino Parodi, compagni di gioco e di vita.

  • Pierin De Luca, terzino sempre sorridente, umile ma insuperabile, e sua moglie Bruna.

  • Aldino Carretto, a cui saltavo sempre davanti: un santo oltre che palleggiatore infallibile.

• Il castello Cremolino, sotto al cui bastione ho dato i primi colpi molti, molti anni fa.

• Mia moglie Carla, che mi sopporta da piu’ di 20 anni, ed i miei figli Marco e Sara da cui ho imparato cosi’ tante cose.

Mi scuso con tutti coloro che non ho citato, ormai anche la memoria perde qualche colpo, e ringrazio la redazione del Tamburello.org per avermi ospitato.
Ed infine una citazione storica di Giacomo Leopardi: “Nella vita, l’unica cosa seria e’ il gioco”

Grazie a tutti Giancarlo

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