Aldo «Cerot» Marello Campione di tamburello, cantautore e fondatore della Cerot Band "Sono nato all'ombra dei ciliegi con tambass e musica nel sangue"

"Sono nato all'ombra dei ciliegi con tambass e musica nel sangue"
REVIGLIASCO - Difficile collocare Aldo «Cerot» Marello in una ipotetica galleria di personaggi. Nella vita ha fatto di tutto: è stato più volte campione italiano di tamburello, giocatore di palla pugno, musicista, attore, cantante, scrittore, ha conquistato la simpatia di quanti lo conoscono. Marello, nato 72 anni fa a Revigliasco, è sposato con Grazia Brignolo e ha due figlie, Ilaria e Erika. Per anni ha lavorato all'Asl.
Come mai la chiamano Cerot?
«Una volta nei paesi c'erano molti gruppi famigliari con lo stesso cognome, anche se non imparentati. Per capire di chi si stava parlando si usavano i soprannomi, spesso derivanti da mestiere, caratteristiche somatiche, bricco di provenienza e altro».
Quindi?
«Quando sono nato avevo i capelli molto chiari e per questo hanno cominciato a chiamarmi "Ciarot" (Chiarotto). Sono cresciuto con questo appellativo fino a quando, commentando una partita di tamburello nella quale mi ero distinto, un giornalista della Gazzetta del Popolo nell'articolo, per errore, ha scritto Cerot. Me lo sono tenuto».
Qualche ricordo di infanzia tra i ciliegi di Revigliasco?
«Sono quelli di tutti i ragazzi di campagna. Si possono riassumere con due parole: spensieratezza e incoscienza. I comportamenti urbani li abbiamo imparati al Circolo Cattolico. Don Luigi Siccardi era un parroco abbastanza severo. Ho fatto anche il chierichetto».
Quando è nata la passione per il «tambàss»?
«A Revigliasco si nasceva con la passione per il tamburello. Il primo tambàss l'ho avuto da mio padre, regalo per la promozione alla seconda elementare. Un "Campedelli" in pelle di cavallo. Roba da ricchi».
Chi sono stati i suoi idoli?
«Ho ammirato senza riserve Angelo Boschiero, detto "Bufalo", per la sua irruenza. Era anche musicista di fama. Ho conosciuto Franco Balestra, lo storico rivale di Augusto Manzo».
Come ricorda Pino Morino di Nizza Monferrato?
«Praticava atletica: lancio del disco e del peso, oltre a essere un valente giocatore di palla pugno. È stato lui a iniziarmi in questa disciplina. Per la stazza e il carattere mite e altruista lo chiamavo il "Gigante buono". Era un fratello».
Il suo primo maestro?
«Angelo "Bufalo" Boschiero, revigliaschese. Mi ha preso per mano quando ero giovanissimo e mi ha seguito nelle prime partite tra ragazzi».
A che età ha giocato la prima partita?
«Avevo 18 anni, nel 1967, nella squadra di Revigliasco che giocava in serie C. L'anno dopo ero in B con il Monale e in seguito ho militato in A, dove ho vinto quattro campionati nazionali».
È stato tedoforo delle Olimpiadi invernali a Torino nel 2006?
«Sì e devo dire di aver provato un grande orgoglio nel portare la fiaccola. Ho avuto modo di conoscere famosi personaggi dello sport».
Quando ha fondato la «Cerot Band»?
«Nel 1990, ma il nucleo fondatore esisteva già da prima. Ci esibivamo a Telecity, nei programmi condotti da Dino Crocco, mio carissimo amico. Non dico i nomi di chi c'era per non dimenticarne qualcuno».
Lei è il cantante della band. Che tipo di musica fate?
«Di tutto, cover e brani nostri. Nella Cerot Band sono passati e ancora ci sono musicisti eccezionali, professionisti di alto livello e insegnanti. Suoniamo jazz, blues e tutti i loro derivati: rock, rhythm'n'blues, soul e altro».
L'esordio sul palcoscenico?
«L'anno della fondazione della Band, al Politeama di Asti, con l'incasso destinato a un'associazione di volontariato di Asti. La solidarietà è una cosa che ci sta a cuore».
È stato anche attore?
«Ho partecipato al cortometraggio "Tre donne sole", ispirato all'omonima canzone, inserita nel disco della Cerot Band "Luna in crisi". In teatro nella commedia "L'ultima intra" di Alessio Bertoli».
Come vive questo periodo di pandemia?
«Non mi annoio e rispetto le regole. Leggo molto, ascolto musica. Mi piace la cultura americana, scrittori come Steinbeck, Dos Passos, Hemingway. Ma soprattutto mantengo rapporti con i miei tanti amici attraverso i social e con lunghe telefonate».
Quando uscirà di scena?
«Sarà la scena a decidere. È stata lei a scegliermi». —

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