La marziana. Pallapugno

Dalla blogger Petunia Ollister nom de plume di Stefania Soma, conservatrice dei beni culturali - fotografici prima, librari poi - un ritratto originale del nostro amato sport per La Stampa di Torino

Leggendo Pavese, Fenoglio e Arpino spesso con l'immaginazione sono entrata nello «sferisterio» e ho assistito a partite di «pallapugno» o «pallone elastico». A 15 anni l'unico modo che avevo per appagare la mia curiosità era sfogliare l'enciclopedia Utet, ma la mancanza di immagini non mi aiutò a fare chiarezza su questo misterioso sport praticato tra Liguria e Pimonte che nella mia immaginazione – beata gioventù – si giocava in strutture semisferiche.
C'è voluto il trasferimento a Torino e l'uscita del libro Torino di carta, di Alessandra Chiappori, per fare chiarezza sulla pallapugno e sulla forma degli sferisteri, con l'aiuto di Edmondo De Amicis, grande appassionato di questo sport di squadra: oltre alla palla di gomma l'unico attrezzo di gioco è il pugno, fasciato in strisce di stoffa e coperto da una protezione in cuoio. Il campo di gioco è un rettangolo di 90 metri per 16 di larghezza «unico recinto moderno da gioco che arieggi la maestà dei circhi antichi» (De Amicis), su uno dei lati un muro d'appoggio. 
Nel Seicento la pallapugno veniva giocata contro il muro dei Giardini Reali, poi i traslochi furono parecchi, da un lato all'altro della città: in Vanchiglia, alla Cittadella, nei pressi di corso Vinzaglio e infine l'ultimo sferisterio in via Napione, frequentato anche da Giovanni Giolitti, intitolato nel 1920 a De Amicis, bombardato nel 1943 e abbandonato definitivamente negli anni Sessanta. 
Sempre l'autore di Cuore ci racconta di quanto il pubblico della pallapugno fosse appassionato e devoto, di come pazientemente avrebbe seguito il trasloco dell'arena di gioco anche fuori città pur di non perdersi una partita. Nel volumetto Gli azzurri e i rossi De Amicis racconta con abbondanza di illustrazioni e aneddoti una vita di passione per questo sport ormai praticato in zone limitate ma che rimarrà immortalato per sempre nelle pagine di grandi autori della letteratura italiana. 

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