Fuga degli sponsor e gare a porte chiuse. La pallapugno discute

BRUNO CAMPAGNO RAPPRESENTANTE GIOCATORI Noi siamo pronti a rispettare le nuove regole pur di provare a scendere in campo 

Federazione, giocatori e società s'interrogano sul futuro

FABRIZIO COCINO VICE PRESIDENTE VICARIO FIPAP Abbiamo incaricato il dottor Carlo Villosio di stilare il protocollo per poter riprendere gli allenamenti

SIMONE LINGUA PRESIDENTE LEGA DELLE SOCIETA' Chi deciderà di riaprire gli impianti sarà libero di farlo osservando le procedure

Nubi minacciose nel cielo della pallapugno. Una commissione nominata della Federazione e presieduta dal dottor Carlo Villosio, doveva elaborare un protocollo con le norme per la ripresa dell'attività, tuttora in alto mare. Gli allenamenti, intanto. La bozza era pronta, ma dovrà essere ritoccata alla luce delle nuove linee guida. In attesa delle modifiche il Consiglio federale è stato rinviato. «Stiamo facendo di tutto per giocare - ha detto Fabrizio Cocino vice presidente vicario della Fipap - ma il protocollo va aggiornato. Penso che riusciremo a partire con gli allenamenti. Nessuno ha accennato al campionato per il quale si prospettano grandi difficoltà».
Le posizioni
I più ansiosi di conoscere il proprio destino sono i giocatori il cui rappresentante, Bruno Campagno, siede nel Consiglio federale e fa parte della «Commissione Villosio». «Il protocollo ci impone cose tutto sommato accettabili senza troppi problemi. Diversa la situazione dei presidenti di società che hanno maggiore responsabilità. Per noi atleti è tanta la voglia di giocare che siamo disposti a tutto pur di non perdere un anno. È anche un problema economico: per parecchi la pallapugno è una professione». Il protocollo prevede per i giocatori l'uso della mascherina, il divieto di frequentare gli sferisteri se «positivi» al coronavirus o se con parenti contagiati, l'obbligo di sottoporsi alla misurazione della temperatura. Gli atleti devono raggiungere l'impianto da soli, con mezzo proprio, e già in divisa da gioco, con maschera, guanti, gel igienizzante; devono lavare e disinfettare le fasce e gli indumenti, indossare occhiali protettivi, guanti su entrambe le mani, abbigliamento tecnico a manica lunga, rispettare il distanziamento in campo.
Le società devono impedire l'accesso agli impianti a chiunque non sia impegnato negli allenamenti, disinfettare strumenti utilizzati e palla (sulla quale deve essere scritto «maneggiare con guanti monouso»), sanificare spogliatoi e impianti igienici. Gli ostacoli maggiori? La fuga degli sponsor e l'obbligo di giocare a porte chiuse. 
Sembra smarcarsi, infine, la Lega delle Società. Il presidente Simone Lingua: «Il protocollo non è un obbligo per aprire gli impianti, ma metterà in condizioni di farlo chi vuole». Un via libera a eventuali aperture «a scacchiera».

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