Gino Olivieri ricorda la formazione dei "Diavoletti" che nel 1949 fu grande protagonista tra i Dilettanti
«Era un quartetto formidabile - afferma l'ex-corridore, che abita a Tigliole - nel quale regnava l'armonia e dove tutti, a turno, avevano la possibilità di emergere. Il più forte dei quattro era Massocco, che tra l'altro vinse per distacco la classica Milano-Tortona. Non a caso l'alessandrino gareggiò poi per undici stagioni tra i professionisti, fino al '61, diventando l'uomo di fiducia di Ercole Baldini prima alla Legnano e poi alla Ignis».
L'amico vero di Olivieri però era Bertino Negro. «Eravamo cresciuti insieme al Palucco - ricorda Gino con un pizzico di commozione - e fino al '48 eravamo sempre stati nella stessa squadra, anche se io ero più giovane di due anni. Lui si era laureato campione piemontese degli Allievi nel '47 vincendo la Torino-Bardonecchia, io vinsi il titolo l'anno successivo a Torino. Bertino aveva una volontà di ferro ed ha avuto la meritata soddisfazione di essere scelto dal Campionissimo nel '56 a far parte della Carpano-Coppi».
Anche gli altri due corridori della Gerbi seppero farsi valere. «Tosetto - continua Olivieri - vinse il G.P. Galup a Pinerolo, mentre Roberto, al quale da qualche anno è intitolata una bella gara per Juniores a Montemagno, era un passistone che eccelleva soprattutto su pista. Non a caso vinse il campionato italiano di mezzofondo al Vigorelli. Ma se la cavava molto bene anche su strada. Nella gara di Fossano Roberto e Tosetto staccarono tutti e giunsero primo e secondo, regalando una grandissima soddisfazione al Diavolo Rosso, che era presente«.
E Olivieri? «Avevo delle buone qualità - ammette Gino - ma la verità è che non mi sono mai allenato con la dovuta determinazione. Ho comunque vinto 29 corse, alcune anche importanti. Se avessi avuto il carattere e la caparbietà di Bertino ne avrei vinte molte di più e probabilmente avrei potuto passare professionista anch'io. Invece mi piaceva correre, ma dopo la corsa andavo a ballare e a fare festa con gli amici. Ma non recrimino nulla. Sono stato per anni dipendente della Provincia, ho avuto una vita serena e adesso sono qui, in buona salute, a ricordare con nostalgia i vecchi compagni di gioventù».