"Dalla pop art alla cosmologia col balon ancora nei pensieri"

Massimo Berruti giocatore in una immagine degli Anni Settanta
MASSIMO BERRUTI L’ex campione Anni Settanta della pallapugno oggi è un apprezzato pittore Racconta la sua passione per i colori e la quarantena nella sua abitazione con laboratorio di Canelli

Per qualcuno la «segregazione» imposta dal coronavirus è stata dura: ha provocato disagi e uno stato di tensione psicologica difficile da sopportare. Altri invece hanno tratto dalla forzata inattività lo spunto non solo per ritrovare se stessi, ma anche per dare alla propria attività nuovi sviluppi.
È il caso di Massimo Berruti, grande campione di pallapugno, vincitore di 6 scudetti e protagonista, con Felice Bertola, di una stagione sportiva irripetibile, oggi affermato pittore.
Nella sua splendida casa di Canelli, che è abitazione, laboratorio (è sede di Azzurro Cielo, il suo atelier di pittura), palestra, ha saputo impiegare al meglio il tempo, arricchendo la sua produzione artistica di molte opere.
Poco prima che scattasse il blocco imposto dalla pandemia, a Grinzane Cavour, alle porte di Alba, era stato presentato il libro «Massimo Berruti-Tra balon e arte d'avanguardia: due vite da campione» (Sorì Edizioni) curato da Luciano Bertello, con contributi di Franco Binello, Giovanni Tesio, Marco Drago, Luigi Sugliano, Nando Vioglio, scrittori e giornalisti che hanno «radiografato» un personaggio complesso e poliedrico come Berruti. L'opera è stata particolarmente apprezzato dal protagonista.
«È stato un ottimo lavoro, che Bertello ha curato con attenzione. Per la prima volta è stato preso sul serio il discorso artistico. Finora la mia pittura era considerata secondaria: io ero un giocatore che aveva l'hobby della pittura. Il libro ribalta il concetto: ha rotto il ghiaccio e le mie opere vengono valutate in modo diverso» afferma.
Berruti, a proposito di libri, Bertello ne ha in preparazione uno sul suo grande rivale Bertola. Come lo intitolerebbe?
«Subito mi viene in mente "Quell'antipatico di Bertola" , ma forse è meglio "Il mio alter ego" ».
Come definirebbe il suo stile in pittura?
«Figurativo contaminato dai media. Lavoro spesso partendo dalla fotografia del soggetto, rivisitandola».
Qual è stata negli anni la sua evoluzione stilistica?
«Ho iniziato negli anni'70 avvicinandomi alla pop art, una rivelazione per me. Poi ho sfruttato la cosmologia, altra mia passione. Il filone spaziale è per me molto importante, perché la spazio è il regno della fantasia e perché ha insita una bellezza incontaminata che mi piacerebbe esplorare. Inutile dire che sono un divoratore di libri di fantascienza».
Per lei ormai la pitttura è una professione a tutti gli effetti. Come organizza il suo tempo?
«Lavoro tutti i giorni per almeno 6/7 ore»
Quali sono i temi delle sue opere?
«Fondamentalmente due: quello che ho definito "Eros e Potere" , un gioco in cui coinvolgo me stesso e le Muse che mi ispirano, e la cosmologia come regno della fantasia in cui annullarsi».
Come la valutano i critici?
«Ho ricevuto giudizi positivi che mi hanno incoraggiato, ma quella dei critici d'arte è una consorteria chiusa, che tende a valutare positivamente solo gli artisti della propria scuderia. Io non voglio entrare nel loro giro».
Che tecnica adotta?
«Uso solamente l'aerografo, spruzzando i colori direttamente su carta nera. Tecnica inconsueta che crea un bell'effetto».
Dimenticata la pallapugno?
«No, è sempre nei miei pensieri, anche se in secondo piano.
Che succede al balon? Si riuscirà a giocare?
«Mi auguro di sì; tempo ce n'è visto che il nostro è uno sport estivo. Tuttavia non sono molto ottimista».
Qualcuno ha proposto di disputare in alternativa un campionato al cordino.
«Non mi sembra praticabile. Tanto varrebbe giocare con le quadrette come ora, con la caccia fissa al mezzo. Si eliminerebbero i contatti fisici specie fra i terzini.
E le partita a porte chiuse?
«Mi sembra improponibile. Il nostro sport non va in televisione, quindi per chi si giocherebbe? »
Qual è un sogno che vorrebbe realizzare?
«Il sogno è già quasi una realtà: la realizzazione, alla quale sta lavorando mio figlio Dario, di una galleria d'arte virtuale, navigabile sul Web, con l'esposizione delle mie opere collocate in una straordinaria scenografia spaziale». –

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