Ascesa e declino del gioco della buona gente

La battuta di don Vittorio Croce

Mi ero proposto di non scrivere più di tamburello dopo il "caso" creato ad hoc dopo l'uscita su "La Stampa" del mio articolo, al termine della finale dello scorso anno del Torneo a Muro, che ha toccato momenti quasi grotteschi. Ma Luigi mi ha chiesto se potevo ritornare alla "Battuta di Cerot" di qualche anno fa e per rispetto a lui torno sui miei passi come Celentano e riprendo per provare a spiegare come si è potuto ad arrivare al punto più "basso" degli ultimi 50 anni.

Ringrazio Bonando per la foto inviata della finale del 1969 a Volta Mantovana, tra Balladelli e Murisengo. Vorrei che i lettori andassero a vedere quanta gente assiepava lo sferisterio: e così era a Castell'Alfero, Codana, Ovada, Francavilla Bisio, Basaluzzo, Cremolino. E di conseguenza, mi domando il perché i "soliti ignoti" abbiano deciso di accorciare i campi da gioco. "Così si accorciano i tempi ed evitiamo lunghi palleggi". Ma i tifosi "amavano" i singoli scontri, anzi li pretendevano: le discussioni riguardavano Uva contro Pinot Ferrero, Besso, Gelio, Luigi Biasi, Dolci, "barbetta" Fasoli, Bertagnoli, ecc... Idem per i terzini e i mezzi voli Malpetti contro Riva, Damoli, Renzo Tommasi, Pagani, Armandino Biasi,  ecc...

Adesso le partite come ha ben scritto Poggi da Faenza, durano 4 o 5 ore e sovente terminano con molti tifosi già a casa per la cena. Perché sempre in quegli anni di fine sessanta venne abolito il Toneo a Muro? Era una risorsa importante, non dolosa ma anzi portatrice di una campanilistica euforia da esaltare lo spirito paesano sino a stigmatizzare i valori nostrani sempre vivi. No, anche qui la zappa sui piedi e pedalare. Non solo ma, con gli sferisteri pieni, (per entrare nel CONI forse?) si decide l'unione del "Libero" a Girone Unico, obbligando dirigenti, tifosi  e giocatori a lunghe sfaticate, con esborsi in danaro non facilmente sostenibili.

Crollo totale di adesioni e solo il Torneo di Ovada riuscì ancora a tenere alto il blasone di un campionato che stava languendo, sperando in un ritorno alle origine che c'è mai stato. L'avventura del Castelferro prima e del Callianetto poi, meravigliosa parlando di risultati, ha messo a nudo le gravi ferite del nostro tamburello chiudendo di fatto un periodo nato come un profondo bisogno di divertimento e finito come un imbastardito "Pierrot".

Oggi, sopravvive il Muro, in quarantena causa virus, ed è  giusto parlare di questa nuova avventura che ancora oggi smuove i tifosi monferrini. Non sono rose e fiori ed anche in questo contesto i mugugni e le insoddisfazioni sono sull'uscio di casa, anche se abilmente sviate. Ci vorrebbe più chiarezza nella somministrazione dei punteggi che sovente è stata mal gestita, secondo il detto "ad usum delphini" che in fondo significa soltanto fare qualcosa "alla carlona" a seconda del cambio di sentimenti, come successe a me vittima innocente. Termino con il titolo di una canzone di Orietta Berti "Fin che la barca va, lasciala andare": significa che la maggior parte degli interventi "chirurgici" per modificare i tempi storici si sono rivelati semplici palliativi fuori luogo e anche dannosi, aggiungendo anche la scelta dei due set che ha incontrato, comunque, tante critiche.

Ho letto in un articolo del mio amico Aldo Scavino che la Pallapugno vuole tentare esperiementi, campo più corto, gioco più veloce e a tempo, "Pom Pom girls", musica durante il cambio di campo ecc... Io starei attento perché come ho scritto ogni tentativo potrebbe rivelarsi "un fatale salto nel buio". Poi ciascuno è libero di pensarla come vuole.

E al termine un sincero ricordo per Mons. Croce , per la grandezza del suo operato, per la sua attività come giornalista e per l'aiuto offertomi in occasione del riconoscimento di San Giuseppe Marello quael protettore degli sport degli sferisteri: peccato che, come in tante altre occasioni, questo riconoscimento sia caduto nel nulla: segno dei tempi, caro Monsignore!

Anno 1969. Pubblico delle grandi occasioni.
Campo neutro di Volta Mantovana. Finale scudetto fra Murisengo e Belladelli di Quaderni. Vince il Murisengo per 19 a 17.

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