Intervista a Damiano Tommasi

L'ex calciatore della Roma e della nazionale, deciso a dare il suo contributo per lo sport che praticava da ragazzo

Molti associano il nome di Damiano Tommasi al calcio. Tommasi è stato un calciatore, ma è anche un appassionato di tamburello, disciplina sportiva che ha praticato da ragazzo e che è rimasta nel suo cuore, tant'è che ha deciso in vista delle elezioni federali di dare il suo contributo per rilanciare questo sport.

Cos'è Il tamburello per Lei ?

Il tamburello è lo sport che praticavano mio nonno e mio padre. Ho disputato la mia prima partita ufficiale nel 1982 insieme ai miei fratelli. E' lo sport che ho praticato da bambino. E' tuttora una passione che purtroppo negli anni ho potuto praticare meno di quanto avrei voluto. 

Con il quadriennio olimpico ormai prossimo alla conclusione, le federazioni si rinnovano, quando hai deciso di avere un ruolo all'interno della Fipt e cosa pensi di dare a questo sport?

Non ho deciso di avere un ruolo in Federazione. Da anni mi lascio coinvolgere volentieri nelle iniziative del Comitato di Verona e quando posso con la Federazione. Visto che ho terminato il mio mandato con l'Associazione Italiana Calciatori a più di una persona è venuta l'idea di coinvolgermi anche a livello istituzionale per il tamburello e alla fine ho deciso di accettare. Se posso dare una mano ed è nelle mie possibilità, lo faccio volentieri.

A tuo giudizio, oggi quali sono gli aspetti del tamburello da migliorare e cosa si deve fare per far crescere questo sport rendendolo più conosciuta a livello nazionale?

Il tema non è semplice. Non ho una soluzione. Il tamburello è sicuramente uno sport che si presta alle attività scolastiche ed è una disciplina inclusiva. I bambini possono trovare nel tamburello la giusta dimensione sportiva. Farlo conoscere e praticare ai più giovani è fondamentale

Negli ultimi anni sono state apportate delle regole significative, i set, i punteggi dei giocatori, cosa pensi di queste regole? 

Nel tamburello, come in tutte le discipline, quando si apportano modifiche alle regole bisogna avere chiari i motivi, la condivisione e gli effetti ai quali si va incontro. Sinceramente non conosco i reali motivi che hanno portato a scegliere di cambiare. Mi sento di dire che non ci sia stata una totale condivisione, soprattutto tra gli atleti. Purtroppo non si sono potuti vedere ancora gli effetti di queste scelte, a parte lo scontento di qualche dirigente. 

Qual' è il suo rapporto con il presidente della Fipt Edoardo Facchetti, e come giudica fino ad oggi il suo operato?

Con Edoardo ci eravamo incrociati già qualche anno fa. Nell'ultimo periodo ci siamo visti e sentiti ed è soddisfatto del lavoro svolto. Come tutte le persone impegnate nel tamburello, prima di tutto è un grande appassionato e questo è fondamentale per chi ha ruoli di responsabilità. Personalmente non penso di poter valutare il suo operato, cosa che possono fare più le società, che in questi anni hanno vissuto la sua presidenza. 

Parlando di futuro a breve si dovrebbe ripartire con le finali indoor non disputate l'anno scorso causa Covid, vista l'emergenza sanitaria ancora molto forte, che tipo di ripresa si aspetta?

Ho dovuto affrontare in prima persona le difficoltà della ripresa per il calcio l'estate scorsa e sto seguendo l'evolversi dell'epidemia molto da vicino. Lo sport è stato ed è un grande fattore di condivisione sociale e ripresa anche psicologica per molte persone. Per il tamburello sarebbe significativo tornare a competere senza correre troppi rischi e sapendo che dipendiamo comunque dalla curva dei contagi. Speriamo si possano riprendere le partite con le dovute precauzioni, ma ad oggi il futuro è molto incerto. 

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