Porrato: “Fissare un tetto massimo contro il caos punteggi”

L'analisi del tecnico Bruno Porrato. In foto con il campionissimo Riccardo Dellavalle

Bruno Porrato da oltre quarant’anni è una presenza costante sui campi del tamburello. Non solo spettatore attento ma anche tecnico preparato. Open e muro identica passione ma mondi differenti secondo il coach di Tonco (ma origini callianesi). Ed è al mondo dei bastioni che Porrato suggerisce in modo disinteressato proposte utili a superare il momento difficile dettato dal «caos punteggi». «Nel nome del tamburello e per il suo bene. Sempre!» precisa aprendo la analisi dai campi di gioco. 

Ripartire dal territorio
«Enfaticamente si è voluto chiamare campionato italiano un torneo di una disciplina che a contarle tutte non coinvolge più di una dozzina di paesi, racchiusi in un raggio di 30 chilometri di due province - interviene Porrato - e a queste occorre rivolgersi per ripartire, puntando a coinvolgere quelle che magari da alcuni anni sono assenti ma dove la passione è ancora viva». Il tecnico non esclude confronti con le altre (poche) realtà italiane dove si pratica il muro, ma come evento. «Una finale unica ma ad oggi penso sia più importante l’organizzazione che significa serietà e correttezza. Il riferimento è al rispetto dei calendari degli incontri come alle rose di ciascuna squadra schierata dalla stessa società in differenti categorie, nessun passaggio continuo alla ricerca del risultato soprattutto in quelle minori».

E sui punteggi?

«Non dico che sia la soluzione perfetta ma l’unica per provare a dare un equilibrio. Occorrono degli accorgimenti visto che ritengo sia impensabile vedere aumentare ogni anno i punteggi dei campioni, costringendo ad incrementare ogni stagione il tetto massimo della rosa. Fisserei un limite che una volta raggiunto non può essere superato pur vincendo, tenendo fermo quello massimo della squadra». Prosegue il tecnico. «Parliamoci chiaro l’elenco dei nomi a cui attingere se una società vuole puntare a raggiungere le finali è limitato e ben noto a tutti, sempre quello almeno per ora. Nel muro occorrono potenza e precisione e chi li esprime entrambi sono ben pochi. Spartiti i campioni sta nella dirigenza l’abilità di trovare i giusti compagni». Under, residente altre regole? «In una società dove si è cittadini del mondo trovo superata quella della residenza. Diverso è riuscire ad avvicinare i giovani che è un impegno importante. Le serie open minori ne lanciano diversi ogni anno, anche promettenti. Alcuni arrivano a muro ma poi dopo una o due stagioni lo abbandonano. Lavoriamo per evitarlo».

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