EMANUEL MONZEGLIO. Il tamburellista a 26 anni sarà la prima pallina del Moncalvo
Dopo il passaggio mancato ho pensato di smettere ma amo il tamburello Ci troviamo nelle condizioni per dare il meglio perchè non abbiamo l’obbligo di vincere
E' stato ad un passo dal ritorno nella sua Grazzano, ma sarà la prima pallina del Moncalvo. I punteggi hanno segnato il destino sportivo di Emanuel Monzeglio, 26 anni, battitore aleramico che nelle ultime tre stagioni ha vestito altrettante maglie calcando la serie A open e muro tra Cremolino, Calliano ed ora Moncalvo.
Era concreta la possibilità del ritorno a Grazzano.
«Passaggio sfumato la sera della pubblicazione del monte punti quando ho avuto la certezza che il sogno di tornare nel mio paese, affiancando Fracchia e Marletto, non era realizzabile. Non nascondo lo sconforto di quel fine settimana. Ho pensato seriamente di smettere e buttarmi a capofitto nel lavoro di commercialista ad Alessandria».
Ha vinto la passione.
«Amo troppo il tamburello. L'ho impugnato a 16 anni come terzino nella juniores del Callianetto e non l'ho più abbandonato. Dopo la gavetta sono passato dietro, alla battuta. Uno sport che mi ha regalato tante soddisfazioni, emozioni, successi e qualche delusione. Impossibile appenderlo al chiodo e così ben venga il ritorno a Moncalvo».
La prima esperienza fu proprio in biancorosso con Beppe Tirone.
«Fu lui a darmi fiducia ed a gettarmi nella mischia. Mi fece superare i timori di giocare contro assi affermati. La mia prima stagione peraltro si concluse con la sconfitta in finale per mano del Grazzano, al primo dei suoi ultimi sette titoli. Tirone mi ha insegnato molto, e prima di lui Beppe Bonanate e Gianni Maccario».
Ora guida tecnica è Bruno Porrato.
«E' un profondo conoscitore del tamburello. Ci sta guidando ed allenando al meglio. Siamo un gruppo che non ha l'obbligo di vincere, come su altre piazze, per cui ci troviamo nelle migliori condizioni per dare il meglio. Nessun assillo ma tutti dovranno passare dalla fossa e così possiamo candidarci al ruolo di outsider di una A mai così equilibrata e tante formazioni in lotta per le semifinali».
Quali favoriti?
«Grazzano innanzitutto. Penso che Belvisotti, terzino nella mia ultima stagione in giallonero, avrà l'opportunità di emergere definitivamente. E poi ci sono Montechiaro e Vignale, dove gioca anche mio fratello Mirko dopo l'ultima annata condivisa a Calliano. Tre quintetti che vedo avanti ma altrettanti pronti a lottare».
Commento sulla regola dei punti.
«Nel mio caso mi hanno solo svantaggiato. Prima del mancato trasferimento a Grazzano, mi sono trovato dopo le due vittoriose stagioni a Grazzano col massimo e di fatto senza mercato nel muro, tanto da optare per l'annata a Cremolino. Se invece l'analisi si allarga al movimento è oggettivo che lo abbia rilanciato e la conferma nel parco giocatori 2020».
A proposito di open.
«La stagione a Cremolino è stata utile nella crescita, ma l'adrenalina e le sensazioni che si vivono tra i bastioni sono uniche. Nel libero c'è il massimo della professionalità ed una stagione lunga otto mesi, ma il calore delle piazze del Monferrato non è paragonabile».
Sogno nel cassetto?
«Tornare a lottare per lo scudetto. Sarebbe bello poter arricchire il personale palmarès ora di tre Tricolori tutti a Grazzano. Peraltro nel mio paese ho lasciato un conto in sospeso dopo l'infausto 2017, sarebbe stato bello riannodarlo, prima o poi».
Per ora Grazzano resta rivale.
«Ma prima ci alleniamo. Bella opportunità quella delle amichevoli. A confrontarci coi migliori non hai che da imparare per crescere. La voglia di migliorarsi nel nostro gruppo non manca e se vogliamo essere la sorpresa dobbiamo essere bravi quando contano i "15"».