La grande notte di festa per tutto il paese. Ma Fracchia annuncia: tra un anno lascio

Una veduta del pubblico dello sferisterio vignalese [foto Giulio Morra]

È dolce la notte della vittoria di Grazzano. Dopo i fumogeni (bianco-giallo-neri, i colori della squadra) sul campo di Vignale, dopo la gioia, le urla, gli abbracci, la festa, quella più intima, più vera, più «grazzanese» si consuma alla sera nella piazzetta del Circolo Combattenti. Tavoli allestiti all'ultimo momento, come i piatti (prosciutto e melone, penne al sugo, formaggio, gelato e macedonia) preparati «sul momento» dalle massaie del paese, tenute «in preallerta» per tutto il pomeriggio. Ma guai a parlare prima del tempo di «vittoria». Il via libera è arrivato dal «regista» dei festeggiamenti, Piero Monti, già sindaco e, soprattutto campione del primo Grazzano vincente (Anni Settanta). Era, Monti, un insospettabile «pistolero» al cordino, un Clint Eastwood degli sferisteri. Svelto e letale. Poi è diventato uno degli strateghi del super Grazzano attuale; ma sempre dietro le quinte, riservato come quando trepida di tifo alle partite in un angolo, da solo. Quando il Grazzano, domenica, ha raggiunto la quota della sicurezza (intorno ai 18 giochi) ha dato il via libera per la telefonata alle cuoche. «Di che preparino, fra poco arriviamo». 
Bellissimo paese, Grazzano, un blocco unico la squadra e il borgo. Anche i «forestieri», milanesi e torinesi in prevalenza assai benestanti che hanno preso casa a Grazzano, sono stati subito cooptati e coinvolti in questa atmosfera. Non a caso, il neo sindaco Mauro Rodini, viene dal Milanese e l'ex sindaca, Rosaria Lunghi era ai tavoli a servire pastasciutte e prosciutti, domenica sera, come una cameriera qualunque. 
Bellissima gente, che ha l'orgoglio di sentirsi parte della stessa comunità e non importa se è grazzanese da generazioni o se si è appena insediata qui, tra case di pietra e mattoni, coppi rossi e vigneti. La quiete di un borgo che si desta e si riversa sulla piazza sferisterio quando arrivano i rintocchi del tambass come fossero note di un pifferaio magico. Non è un caso che Grazzano sia leader in questo sport. Semmai fa specie (in senso positivo) vedere uno come Vittorio Fracchia, «Il Capitano», così determinato e serioso in campo, scatenarsi come capo claque in una serie di cori e anche sfottò (ovviamenyte ironici) contro i rivali, a partire da quelli del Montemagno. «Avevano scongelato la carne per fare festa stasera, ora gli toccherà rimetterla in frigo». E tanti «messaggi» a quelli (erano tanti a Vignale) che hanno «gufato «contro i «padroni del torneo». E ad un certo punto ha spiazzato tutti: «Tra un anno lascio, non posso più volare tra Grazzano e gli Usa per lavoro e poi tornare qui, allenarmi e giocare». Chissà...
Ci sta tutto, fa parte dello sport e del campanile. A proposito: l'aiuto sagrestano Giacomo ha rotto la quiete della sera monferrina, facendo suonare a distesa le campane della parrocchiale. E il macellaio-sponsor Emiliano Pala, di Ottiglio, ha ammesso: «Mai trovato un ambiente così». E «Panucci» Dessimone ha declamato le odi del Grazzano campione; il supertifoso Osvaldo ha cantato l'inno della squadra con i suoi idoli. E il barbuto presidente Alessandro Redoglia ha ringraziato tutti. E tutti si sono commossi nel ricordo di Adriano Fracchia, il nonno di Vittorio, l'indimenticato «patron» da cui è partito tutto. O, meglio, era già partito anche prima. Perché Grazzano è un paese speciale che ha il tambass nel cuore. 

Pubblico, Fipt, speaker Tutti promossi a Vignale 

Ivo Anselmo (assistito dalla consigliera federale Fipt Alessandra De Vincenzi) ha dato «voce» allo show con una maratona al microfono durata tutta la partita. Come l'anno scorso a Montemagno il commento di Anselmo ha contribuito a creare il giusto pathos per l'evento organizzato benissimo dal Comitato Fipt di Asti (Mimmo Basso) e Piemonte (Roberto Gino) con il supporto di Riccardo Bonando. In tribuna il vicepresidente federale Andrea Fiorini. 
Tra gli ospiti d'onore il vicepresidente della giunta regionale, Fabio Carosso, ex sindaco di Coazzolo. Impeccabile l'organizzazione sul campo dei volontari della società vignalese, che si sono prodigati per offrire il massimo del comfort agli spettatori nello splendido scenario del «Porro». 

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