“Fede” Raviola, lo scudetto di un ragazzo tranquillo

Federico Raviola, 25 anni

Federico Raviola, 25 anni, laurea in Scienze motorie, è l’uomo nuovo del balòn. Dopo la Coppa Italia conquistata a fine agosto ad Andora contro Massimo Vacchetto ha incassato il suo personale, prestigiosissimo «doblete», incamerando anche lo scudetto dopo due sfide contro Dutto (la prima con una gran rimonta a San Benedetto Belbo e la seconda, sabato, nella sua Cuneo, dominando la partita). Raviola non solo ha messo una firma indelebile sulla stagione, ma, soprattutto, è riuscito a spezzare quel «duopolio» (Vacchetto-Campagno) che durava senza interruzione da anni, sulla falsariga dei grandi duelli del passato (Manzo-Balestra prima e Berruti-Bertola poi). Lasciando perdere confronti, classifiche e le «solite» considerazioni su punteggi e quant’altro, va detto che il successo di Raviola non solo fa «bene» alla pallapugno (in chiave mediatico-promozionale sicuramente) ma rende onore a un ragazzo tranquillo, che ha fatto della serietà e della dedizione il segreto della sua attuale leadership. Raviola non è un «predestinato» come Vacchetto e non ha le doti fisiche debordanti di un Campagno. Tutto quello che ha ottenuto se lo è sudato e meritato. Anche per questo la sua affermazione appare ancora più rilevante, soprattutto sotto un profilo «psicologico». Il neo Tricolore ha «sconfessato» anche chi lo vedeva come un eterno «rincalzo» (sia pure di alto livello) degli altri due fenomeni. Ha saputo far tesoro di sconfitte anche pesanti, nel recente passato, contro gli stessi Campagno e Vacchetto, per poi «uscire alla distanza», supportato da una società, squadra, tecnico e tifosi che hanno sempre creduto in lui. E con una famiglia straordinaria che non ha mai mancato di fargli sentire il sostegno (sia pure, qualche volta - vero papà Ezio? - con toni financo burberi). Federico ha mantenuto la compostezza di sempre, nei momenti difficili così come adesso nell’ora del trionfo. Un ragazzo col sorriso che fa bene a questo sport. E che la vittoria scudetto proietta ai massimi livelli. Il futuro è suo. E d’ora in poi la lotta per il titolo sarà sempre (almeno) a tre. 

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