Addio a Nada, storico terzino di Bertola. Negli sferisteri conquistò nove scudetti

Dopo una malattia con profonda sofferenza, è morto, a 79 anni, Mauro Nada, grande atleta della pallapugno, uno dei più forti terzini che storicamente abbiano mai calcato gli sferisteri.

Nella bacheca dei suoi successi, nove scudetti ottenuti quasi tutti con il super campione Felice Bertola con il quale ha costituito un sodalizio sportivo pressoché imbattibile. 
Era un atleta formidabile, ma anche un uomo di esemplare serietà. Nel libro «100 anni di pallone elastico» (Mussi, Gianuzzi, Manzo, Edizioni Paoline) è descritto come «un ragazzo solido, che si sposta rapidamente per seguire da vicino le azioni avversarie; del terzino di classe ha la dote del piazzamento cui accoppia l’abilità di saper arrestare la palla con colpi smorzati». 
La morte di Mauro Nada ha destato profonda commozione in tutto l’ambiente pallonistico e sprotivo in genere.
Finita la carriera, aveva trasmesso la passione sportiva al figlio Sandro, che attualmente gioca a Monticello in serie B, e al nipote Pietro che comincia a seguirne le orme.

Oggi funerali a Rodello
I funerali, ai quali sarà presente tutto il mondo del balon, saranno oggi alle 15,30 nella parrocchia di Rodello, il paese dov’era nato e aveva sempre vissuto. Mauro Nada lascia la moglie Giuseppina, i figli Sandro, con la moglie Ausilia, ed Elisa, con il marito Hallgeir, i nipoti Paola, Irene, Pietro, Adele e Leon. 
Il Premio a Cerretto Langhe
Nel 2014 a Cerretto Langhe era stato premiato con il «Balon d’or alla carriera»; di quella giornata rimangono immagini piene di malinconia. «Fin da piccolo lo seguivo nelle partite - ricorda il figlio Sandro - e ho imparato ad apprezzarlo come uomo e giocatore. Era correttissimo, mai un parola di troppo, onesto nel riconoscere i falli, lontano dalle polemiche e dalle discussioni. Con Bertola ha avuto un rapporto solidissimo; a Felice non importava tanto la spalla che potevano ingaggiargli, purché potesse avere Mauro come terzino. Sono stati tanti anni insieme e il loro rapporto era profondissimo. Per me è stato naturale proseguire la sua esperienza sportiva. Lui mi seguiva, mi dava consigli, ma sempre con il suo stile: poche parole misurate e preziose; lo stesso faceva con mio figlio Pietro. È stato un padre esemplare che ci ha cresciuti con valori solidi e che ci ha insegnato a vivere». Poi un ricordo struggente. «Quando a Cerretto Langhe gli hanno dato il Premio alla carriera, è stato contentissimo e ha tentato di ringraziare, ma dopo poche parole la commozione l’ha bloccato. Tutti i presenti sono stati coinvolti, molti piangevano».

«Generoso e altruista»
Commosso anche il ricordo di Felice Bertola, il suo capitano, ma anche l’amico, il confidente, lui più giovane di 5 anni, il modello da seguire, ma anche da indirizzare: «Siamo stati insieme 12 anni; Mauro ha contribuito in modo determinante alla conquista degli scudetti che ho vinto (12, ndr). È stato il terzino più forte in assoluto della nostra generazione. Soprattutto è stato un uomo straordinario, corretto e disponibile, generoso, altruista. Mi stimolava e mi sorreggeva nei momenti di difficoltà. Ho di lui un ricordo splendido e la sua morte mi ha colpito dolorosamente. È una parte importante della mia vita che se ne va».

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