Massimo Berruti: “Il balon? Vive un momento di transizione”

Massimo Berruti in una recente immagine.

Colloquio con Massimo Berruti , che è stato un grande campione ed un uomo dalle opinioni schiette e decise.

Il 15 settembre a Cerretto Langhe ci sarà la consegna del «Balon d’or» della pallapugno, un’iniziativa di Flavio Borgna, che si ripete ormai da molte stagioni. Cerretto è un paese in cui la passione per il balon è ancora vivissima. Lo provano, fra le altre iniziative, la presenza di parecchie opere di Massimo Berruti, il campione-pittore, collocate in modo permanente sui muri della piazza.

Massimo Berruti è stato un grande campione, ma anche un uomo schietto, con idee chiare, che non ha mai accettato supinamente i diktat della Federazione, quando non li condivideva.
«Io esprimevo le mie idee andando spesso controcorrente - ricorda -; tutti mi davano ragione e mi dicevano che avevo fatto bene, poi io pagavo le multe che la Federazione mi comminava».
Berruti, che forse l’ambiente pallonistico avrebbe potuto «sfruttare» meglio, è ancora una voce critica e non esita ad esprimere le sue opinioni.

Che momento sta vivendo la pallapugno?
«Un momento di transizione. Tecnicamente la battuta si sta allungando e il gioco diventando più veloce. È molto cambiata anche la spalla, che ha perso il ruolo di guida che aveva nel passato. Stanno però arrivando parecchi giovani e dovrebbe finire la situazione attuale, in cui all’inizio del campionato si sa già chi andrà in finale».

Che cosa pensa del meccanismo del punteggio dei giocatori in base al quale vengono allestite le squadre?
«I praticanti della pallapugno sono pochi e un meccanismo di valutazione deve esserci, ma non deve succedere che un giocatore valido scenda nella categoria inferiore per motivi di punteggio».

È logico che un campione che ha vinto il titolo sia pesantemente penalizzato e costretto a giocare con compagni molto più deboli?
«Le penalizzazioni c’erano anche ai nostri tempi, ma quest’anno forse si è esagerato con le formazioni di Vacchetto e Campagno».

Ai fini dello spettacolo non sarebbe meglio cercare un livellamento verso l’alto?
«Sicuramente, ma per migliorare lo spettacolo sono possibili altri interventi più piccoli, ma molto efficaci: per esempio consentire di colpire la palla anche fuori dalle linee (in altri sport si vedono giocatori che si arrampicano sulle tribune per colpire), giudicare buona la palla che colpisce la riga (da noi è fallo), giocare con il sistema delle 4 cacce sempre (si recupera almeno mezz’ora e noi dobbiamo ridurre la durata degli incontri)».

Che cosa pensa dell’attuale formula del campionato, la vetusta «Bresciano»?
«Ha fatto il suo tempo e va cambiata; non è più valida soprattutto perchè troppe partite sono inutili e non hanno senso. I giocatori non sono stimolati perchè le partite sono praticamente prive di valore. Non so cosa proporre, è indispensabile però inserire qualche meccanismo per “drammatizzare” il campionato, ad esempio con più gare ad eliminazione diretta».

Da alcune stagioni il balon vive sulla dualità fra Massimo Vacchetto e Bruno Campagno. Cosa pensa di una finale sui 5 o sui 7 incontri?
«Sui cinque incontri forse sarebbe interessante. Però secondo me è più urgente un’altra innovazione. Sul 10 pari la gara va allungata ai 12: si deve vincere con due giochi di vantaggio. L’anno scorso lo scudetto è stato assegnato sull’ultimo pallone dell’incontro, una decisione troppo legata alla fortuna».

Come valuta l’attività internazionale?
«Io sono stato il primo capitano dell’Italia quando è nata l’iniziativa. C’era un grande entusiasmo e in Olanda tantissimo pubblico. Mi pare invece che l’ultimo Europeo si sia svolto, da parte italiana, un po’ nella clandestinità. Bisogna crederci di più, ma soprattutto creare un gioco comune che permetta a tutti un confronto alla pari».
Quelle di Berruti sono sempre stimolanti considerazioni che possono aprire un dibattito. Forse non passeranno inosservate, ma questa volta non gli costeranno multe.

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