Vacchetto, Campagno e Raviola allenamenti e dedizione alla Ronaldo

Massimo Vacchetto (Araldica Castagnole Lanze, campione in carica)

Il campione d’Italia dell’Araldica ha stupito tutti con un ritorno ai vertici straordinario Ma i grandi rivali non sono da meno. Alla base delle performance una preparazione scientifica.

I paragoni nello sport rappresentano sempre un esercizio suggestivo anche se francamente spesso improponibile. Una considerazione che vale in senso assoluto per definire i più grandi di ogni tempo (nella pallapugno, argomento di cui ci occupiamo, frotte di appassionati si arrovellano da decenni per stabilire chi sia stato più grande o più forte tra i Manzo e i Balestra e i Bertola-Berruti). Ma vale anche per «pesare» sulla bilancia delle forze in campo, semplicemente, i protagonisti dell’attuale stagione pallonistica. 

Il campionato, che nel prossimo fine settimana riparte con le prime sfide playoff e playout (si comincia venerdì alle 21 con la partitissima di Cuneo tra Raviola e Max Vacchetto) , ha emesso una sentenza «aritmetica» sulla base delle vittorie ottenute da ciascun pretendente allo scudetto che vede al primo posto Federico Raviola e la sua Subalcuneo, seguito dalla Canalese di Bruno Campagno, dalla Pro Spigno Araldica di Paolo Vacchetto e (solo quinti) l’Alta Langa di Dutto e l’Araldica Castagnole Lanze Tricolore in carica di Massimo Vacchetto.
Una classifica non «veritiera» perchè sicuramente condizionata dal grave infortunio alla spalla destra, con conseguente intervento chirurgico, che ha costretto Max Vacchetto ad un lungo inseguimento, culminato in una crescita progressiva che ha dell’incredibile: otto vittorie di fila, con un fuoriclasse pienamente ritrovato e una squadra che non sembra neanche lontana parente di quella francamente un po’ scialba che aveva offerto più di un motivo di perplessità nella prima fase del torneo.
Valori in campo (Raviola, Campagno, Max Vacchetto: metteteli nell’ordine che preferite) immutati, dunque, nonostante i cambi di squadre e compagni di avventura, ma dei punteggi dei giocatori abbiamo già detto.
Quello che forse va sottolineato in questo momento, comunque andrà a finire il campionato (per restare alle gerarchie espresse dalla matematica ricordiamo che Max Vacchetto con 4 titoli precede Bruno Campagno fermo a quota 3 e Raviola per adesso ancora a zero) in cui si parla tanto di un certo Ronaldo (neo acquisito juventino) e celebrato per la sua straordinaria dedizione alle metodiche di allenamento, vorremmo ricordare il piccolo esempio che arriva dal balòn.
Quello che ha fatto Max Vacchetto in questi mesi (con la gestione e l’assistenza fisioterapica di Roberto Corino e del Cidimu di Alba) ha del fantascientifico. «Vacchettino», come lo chiamano i tifosi, ha stupito tutti, forse persino se stesso. E questo, semmai ve ne fosse stato bisogno, la dice lunga anche sul carattere del campione forse più «ronaldesco» che esista nel balòn. 
Ma è altrettanto evidente che i suoi due grandi rivali, (con Campagno che si prepara tra l’altro al Medical Lab di Asti) non sono stati certo a guardare. Il risultato è di tre eccezionali atleti che ogni settimana offrono lo spettacolo di campioni pronti a tutto e soprattutto preparati al meglio.

Super professionali 
Certo, il balòn è profondamente cambiato in questi anni nel modo di essere e di rapportarsi con i tifosi, ma coloro che dicono che «il pallone di una volta era più bello» dovrebbero ogni tanto guardare che razza di atleti esprime inlcampo. 
Che poi il «contesto» (anche socio-culturale» (come dicono quelli che «hanno studiato«) sia mutato è altrettanto indubitabile e non è colpa dei campioni se lo show non è sempre all’altezza delle aspettative. Ma i Vacchetto, i Campagno, i Raviola (e non solo loro) meritano di essere apprezzati e seguiti per quello che sono: professionisti ai massimi livelli, che hanno il solo torto di non essere campioni in discipline (anche televisivamente) e mediaticamente più celebrate. Ma chi ama lo sport può trovare negli sferisteri dei paesi di Langa e Monferrato, ragazzi così, che non hanno nulla da invidiare ai più celebrati (e strapagati) «colleghi» del calcio. E che meritano e meriterebbero una adeguata cornice di pubblico, proprio a cominciare dai playoff,

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