Una sera alla Trattoria ai Salvi di San Massimo di Verona

VIAGGIO NEL TAMBURELLO. IL CUORE E' VERONESE con la presenza dei campioni Salvatore Biasi, Renzo Tommasi e Aldo Marello

Una serata indimenticabile per tutti gli invitati presenti quella trascorsa mercoledì 28 marzo nella Trattoria ai Salvi a poche centinaia di metri del mitico sferisterio veneto, uno dei pochi capaci di proiettare i miti del tamburello nel regno dell'eternità. Un convegno organizzato del Panthlon Gianni Brera Università di Verona sul tema "Viaggio nel tamburello. Il cuore è veronese" nato da un' idea di Luciano Zerbini, grande sportivo nel campo dell'atletica e buon tamburellista, avvalorata e patrocinata dai dirigenti sportivi locali, che ha coinvolto alcune decine di personaggi, tifosi di tamburello e tutti impegnati in vari campi e settori dello sport a vari livelli. Tra tutti è giusto segnalare ben sostenuti dal presidente dell'associazione culturale Pierumberto Angeli i due commissari tecnici della nazionale, il nuovo Dario Andreoli e quello di lungo corso Sergio Zantedeschi nonché mister Giacopuzzi che ha attrezzato più generazioni, Luciano Borriero e lo staff dei Salvi, Silvano Albertini presidente del Sommacampagna, dal mantovano con il delegato Coni Giuseppe Faugiana due istituzioni come Enzo Cartapati e Pellegrino Sereni. L'argomento manco a dirlo è stato " Il tamburello" visto nella sua storia attraverso la presenza di grandi giocatori dai mitici anni '70 e sino ai giorni nostri: un tema affascinante ma piuttosto impegnativo alla luce delle trasformazioni che continuano a mutare velocemente una società che negli ultimi 50 ha cambiato più volte fisionomia ed  è ancora oggi in piena evoluzione. Tre sono stati i personaggi presi in considerazione sui quali è stata avviata la discussione ben gestita da un moderatore di lusso quale si è dimostrato un ex-giocatore come Andrea Andreoli volto noto di Telenuovo ben assecondato dalla capacità e dalla professionalità dei presenti, storicamente ben edotti  sui temi già  preparati per l'occasione. Il primo ad essere punzecchiato dalle domande è stato l'uomo simbolo dei Salvi, Salvatore Biasi il popolare "Tore" portavoce della piccola contrada capace di inondare gli sferisteri di grandissimi giocatori e grandi fuoriclasse a partire dal fratello Luigi, per tutti "il Nino", già grande rimettitore del passato. Tore ha manifestato la soddisfazione nel constatare finalmente la presenza di una squadra che dopo alcuni anni di silenzio ritorna a giocare nei campionati che contano, iscritta in Serie C. Poi, accolto da scroscianti applausi, è stata la volta del fuoriclasse Renzo Tommasi, altro prodotto del mitico sferisterio, uno dei più grandi professionisti che hanno incendiato la fantasia dei tifosi. Oggi è impegnato a sciorinare classe ed insegnamenti a tanti giovani vogliosi di carpire i segreti della sua arte sopraffina. Poi è toccato a me, lo straniero di turno soddisfattissimo dell'accoglienza riservata dopo così tanti anni di assenza: dopo un preciso riferimento al grande "Bomba" Bertagnoli ho cercato di intrattenere i presenti raccontando alcuni episodi di vita sportiva, alcuni descritti nei miei libri, legati  non solo al tamburello ma che toccano di volta in volta anche la pallapugno ed il bracciale, fratelli di sangue del " tambass" , a me molto vicini per l'amicizia che mi ha legato con personaggi come Pino Morino, come Franco Piccinelli e dei rapporti che mi legano tuttora a Berruti e Bertola e con i più recenti, Campagno, i fratelli Vacchetto e l'astro nascente Federico Raviola, del quale si dice un gran bene. Da parte mia ringrazio davvero Luciano Zerbini e tutto il suo staff che per una sera mi ha fatto ritornare indietro nel tempo e non nascondo che di fronte a tanta considerazione mi sono commosso, anche se pochi forse se ne sono accorti, grazie anche alla mie camaleontiche sfaccettature. Grazie anche al Luigi,  che mi aiuta nella stesura del presente articolo e che si impegna a soddisfare le mie esigenze sportive a volte anche con qualche difficoltà. Complimenti ai cuochi del ristorante per il menu ben supportato da un "Valpolicella Classico" che non ha bisogno di presentazioni. Spero in altre chiamate in posti diversi perché in ogni luogo dove si può parlare e discutere di tamburello e sul suo mondo io mi sento bene, tranquillo e sereno, nel ricordo dei momenti trascorsi, gli amici di sempre e le soddisfazioni che questo sport, erroneamente e sconsideratamente etichettato come "minore", mi ha elargito a piene mani nel corso di oltre 50 anni di onorata milizia. 

Una serata ineguagliabile che ha affascinato, divertito ed incuriosito anche quelle eccellenze sportive a digiuno di tamburello. Una grande storia di uno sport che nel veronese ha scritto pagine memorabili a partire dai Salvi (uno dei templi con Ovada e Castellaro) con "solo" due scudetti ha rappresentato l'epos di una saga familiare in un fortino inespugnabile se si escludono poche clamorose eccezioni come per  il Castell'Alfero di patron Vigna di cui vi è ampia letteratura delle campane a festa suonate da don Pierino. Sono anni di trionfi per le veronesi a partire dal ciclo dei vari squadroni Belladelli Quaderni 6 scudetti dal 1961 al 1966 e ripreso dal Lonardi San Floriano 4 scudetti dal 1975 al 1978 poi la parentesi dell'Ovada 1979 di Marello, Capusso e Bonanate riprendendo con il Maria Pia Bussolengo (4 titoli dal 1980 al 1983, mancato solo quello dell'1981 andato al Marmirolo di Bonanate e Marcazzan), nel 1984 successo del Valgatara precedendo la doppietta del Bussolengo Centro Carni Vallagarina nel 1985 e 1986. A seguire un lungo digiuno interrotto solamente dal Monte di patron Guido Peroni nel 2014 ed ancora vittorioso come Cavaion nel 2015 e 2017. Il presidente provinciale Luigi Baruffi tra gli artefici della rinascita di uno sport tornato di moda ed al passo con i tempi puntando sui giovani e sulla scuola.

Un frizzante Andrea Andreoli ha vivacizzato la serata stimolando i contributi dei blasonati oratori oltre a testimonianze dirette come quando prese parte con la nazionale con i vari Cerot, Capusso, Bonanate alla trasferta di Bruxelles con i francesi ed i giocatori della pallapugno per un evento di promozione internazionale dalla vasta aneddotica. Dopo i successi sono i "veneti" (in senso lato tutti quelli da Bergamo in poi) ad emigrare in Piemonte per il boom del Monferrato come ben raccontato da Cartapati per un formidabile interscambio riducendo così le distanze continuando quel solco inaugurato negli anni '60 dalla Fiat Torino con i vari Mara; Cagna, Riva, Ugolini. Festeggiatissimo anche con un tamburello celebrativo il compleanno di Nino Biasi classe 1931. Non poteva infine mancare il commosso ricordo dei campioni in cielo come Flavio Bertagnoli, Pippo Montresor, Benito Barlottini fino ad arrivare a Felice Negro.

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