Levataccia a Spigno per Federica Brignone. “Gioito con lei, è una del paese”

Federica Brignone con la maglia della squadra di pallapugno di Spigno Monferrato.

Le reazioni al bronzo conquistato dalla Brignone in gigante alle Olimpiadi

C’è chi, ieri mattina a Spigno, si è alzato per andare al lavoro con gli occhi più stropicciati del solito. «Ma ne valeva la pena. Se si resta svegli per una cosa così bella, la fatica non si sente», spiega Massimo Grassi, consulente immobiliare, che come i compaesani è stato ripagato della levataccia con la medaglia di bronzo di Federica Brignone, terza nel Gigante alle Olimpiadi invernali di Pyeong Chang. Lei «è una del paese».
Non ci ha mai vissuto, nata a Milano e residente in Val d’Aosta, ma di Spigno era suo nonno paterno Renzo, che a soli 6 anni, nel 1926, si trasferì a vivere a Savona, mantenendo però un legame con i parenti e con il territorio. Anche il papà, Daniele Brignone, a Spigno è tornato spesso. Ma lei, Federica, esclusa qualche toccata e fuga da bambina, da queste parti non era più capitata fino al 3 giugno scorso, quando la Pro loco la invitò come madrina di un evento.
«Giornata memorabile» raccontano dall’associazione, sfogliando foto. In poche ore a spasso per il paese (le hanno fatto vedere anche la casa del nonno in via Gattere) Federica ha conquistato il cuore degli spignesi. «Anche per lei è stato bello vedersi circondata, a sorpresa, di tanto affetto e calore, riallacciando il legame con la terra di famiglia che a lei, però, era sconosciuta – dice Daniele Brignone, rimasto in Italia a seguirne le imprese da lontano -. Speravo in un oro, ma non è riuscita a esprimersi al 100%. La gioia, comunque, è grande». E chissà che in futuro Federica non torni a Spigno per mostrare la medaglia. «Siamo molto orgogliosi, come amministrazione e come comunità», dice il sindaco, Mauro Garbarino. E Silvia Garbarino, presidente della Pro loco che a giugno le ha dato una tessera e una targa come socia onoraria: «L’abbiamo visto allora quanta umiltà, grinta e determinazione abbia dentro».
Ieri mattina, orari impossibili per pensare a gruppi d’ascolto o schermi in piazza: ma Agostino Poggio, come molti altri, ha voluto essere davanti alla tv. «Lavoro nel mondo della musica, sono abituato alle ore piccole. Non potevo restare a dormire. Non capita tutti i giorni una spignese alle Olimpiadi». E promette di mettere la sveglia anche per il Supergigante.

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