Torna la magia del Lago di Codana. Quando si giocava a tamburello e alla pelota

Aldo «Cerot» Marello, nel 1968, a 18 anni, al centro (seduto) con il Monale a Codana.

A Montiglio un resort con albergo, ristorante, maneggio, piscina olimpionica e percorsi botanici

Il rilancio del Lago di Codana è partito e già lasciato un segno. Passato e futuro si fondono insieme per non dimenticare il tempo che fu. Ma con uno sguardo ai prossimi anni. Da una parte, gli esordi nel 1965, con l’apertura della struttura, centro estivo di vacanze per eccellenza del territorio monferrino, con l’imprenditore Elio Rosmino, e i ricordi delle tante persone che negli Anni ‘60 e ‘70 vissero il loro tempo libero a Montiglio. Dall’altra un nuovo progetto per far rivivere Codana. Con una serata di gala, con ospiti d’eccezione il due volte campione mondiale di rally Miki Biasion e lo chef pluristellato Marco Zeffirino, i vertici della struttura hanno presentato le iniziative. “L’idea di fondo – spiegano il proprietario Walter Sangalli di Firenze e l’amministratore delegato Carlo Nocentini di Milano – è mantenere intatto lo stretto legame con gli abitanti del territorio. I veri protagonisti della storia di Codana. Senza di loro i ricordi non potrebbero riaffiorare. Ragazzini di ieri che qui impararono a nuotare, si divertirono a giocare al mini golf e furono ammaliati dalla giostra azzurra a forma di razzo. 
 
Video della memoria
Grazie alla mia assistent manager Alessandra Martinotti di Montechiaro stiamo riportando alla luce aneddoti e memorie del tempo libero in Monferrato a Codana”. Nei prossimi mesi le testimonianze raccolte diventeranno un video che resterà indelebile nella memoria di chi c’era. Quel tempo in cui la location monferrina, dal profumo di vacanze, non lontano da casa, faceva sognare i ragazzini e le loro famiglie per le tante attività offerte. 
 
Progetto ambizioso
Dopo 3 anni di restauri il Lago di Codana ha riaperto, grazie all’intraprendenza di Sangalli e Nocentini, con uno staff rinnovato per la nuova scommessa di rendere il centro punto di riferimento del tempo libero, ma non solo. La struttura è formata dal Bar del Lago, il ristorante Roico sul Lago, l’albergo Torre di Codana, il maneggio, l’area bimbi, la piscina olimpionica dall’estate 2018, il salone per eventi, il lago immerso nel parco con 4 percorsi botanici (294 piante e 51 specie del patrimonio arboreo gestito dall’architetto paesaggista Martina Ferrari) e attività con rapaci. Il progetto è ampio, si dipanerà nei prossimi anni con iniziative di vario genere. Dall’apertura di un distributore di benzina con lavaggio auto e area manutenzioni alla realizzazione di una casa di riposo con 96 posti letto su 4 piani e un giardino a uso esclusivo. Il Lago di Codana sarà un un incubatore d’idee. «Tra le tante iniziative – spiegano i titolari – anche la creazione di un’area di coworking. Uno strumento attuale del lavoro dei liberi professionisti per incontrarsi e scambiare idee in un luogo di condivisione. Non mancheranno la parte culturale e gli eventi sportivi» 

Massimo Macchia gestirà il nuovo impianto

Massimo Macchia, già titolare di Fattoria Roico a Montiglio, è il nuovo gestore del ristorante Lago di Codana, all’insegna della cucina tipica piemontese e locale. Il locale, con 200 coperti, è stato ristrutturato mantenendo inalterata l’originale struttura di forma a fungo. Macchia oltre alla parte di ristorazione è anche responsabile del maneggio indoor con tribune coperte per manifestazioni ed eventi, zona di addestramento, scuola e possibilità per la clientela di fare passeggiate a cavallo nel verde

Quando si giocava a tamburello e alla pelota
Cerot: ”Quella mitica sfida alla Francia nel ’68”

Aldo «Cerot» Marello, 68 anni, apre con un filo di emozione la scatola dei ricordi legati a Codana. L’asso del tamburello rievoca il legame tra questo sport e il lago di Montiglio, dove nel 1965, anno di apertura del centro, s’inaugurò uno sferisterio in asfalto. L’imprenditore Elio Rosmino, ideatore di Codana, chiamò Marino Marzocchi, «Mara», da Castel Goffredo, nel Mantovano, uno dei campionissimi di questo sport, a coordinare le attività legate al tambass.

Con un passo indietro nel tempo Marello riporta la mente al lontano 1968. «Avevo 18 anni – ricorda Cerot, che esordì nel 1967 con i colori del Revigliasco –. Nell’estate un grande evento richiamò migliaia di persone a Codana. Si disputò la partita tra la Nazionale italiana e quella francese. I colori dell’Italia erano difesi dai monferrini Ermanno Besso, Aldo Calosso “Canunet”, Ercole Quilico, Angelo Uva, il capitano Franco Calosso, Armando Pentore e Giuseppe “Pinot” Ferrero. La partita fu fondamentale perchè ricucì il rapporto tra le due squadre, per anni costellato da dissapori». Cerot prosegue: «Io c’ero come spettatore ma anche in veste di giocatore con i giovani del Monale. Il giorno prima con i miei compagni di squadra Elio Prette, i cugini Eros e Franco Capusso, Riccardo Durando, giocammo il campionato di B in maglia blu contro i francesi in rosso. Che tuffo al cuore ricordare quelle giornate». Al Lago di Codana oltre al tamburello si giocava anche la pelota (palla in spagnolo). «Questa disciplina da noi – spiega Aldo Marello – era la cistera. Il gioco consisteva nell’incaponare la palla e buttarla. A Montiglio si giocava al chiuso con il totalizzatore. Non c’erano ancora i tambass di plastica e neanche quelli afoni per arrotolare le corde (pelli conciate di cavallo, asino o capra) di tamburelli rotti e si inchiodavano sul cerchio, in Piemonte chiamato sgarbula. Che ricordi!» 

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