Berruti, il fuoriclasse della pittura inaugura la mostra a S. Stefano Belbo

Massimo Berruti, 69 anni. Volti e corpi di donna che intrigano, evocano, richiamano ad un erotismo raffinato, elaborato, vissuto, sognato. E ricordi di campioni di quegli sferisteri che illuminò come una «Supernova» nella giovinezza di un tempo contadino.

La pittura di Massimo Berruti, 69 anni, che ha nel nome la grandezza di quello che fu un artista della pallapugno (6 scudetti vinti in carriera: ma potevano essere molti di più se non avesse dovuto lottare oltreché con Felice Bertola contro una trombosi al braccio destro) diventa protagonista somma in una mostra che s’inaugura domenica, alle 11, alla Fondazione Cesare Pavese (piazza Confraternita 1) a Santo Stefano Belbo - con il contributo di uno sponsor munifico e illuminato come le «Cantine Capetta» - ed è un appuntamento da non perdere.
Berruti è un genio dell’arte, seppure ancora un po’ incompreso. Un maestro di una pittura di altri mondi, come quei suoi pianeti che rimandano all’immagine di un pallone perduto nel cosmo siderale di una sfida. Con il pallone ha fatto sognare generazioni di suiveur: traiettorie imprevedibili, giocate celestiali. E con Bertola ha attirato l’attenzione delle grandi firme del giornalisimo e della scrittura su questo sport ancora di nicchia. È stato un poeta dello sport, ma in fondo, forse, di quel mondo e di quel tempo, poco gli importa. Perchè giocare per lui era arte. «Felice non lo sapeva - ha raccontato di recente - ma io non giocavo contro di lui, ma per qualche mio sostenitore, non sempre gli stessi, che mi seguivano e volevano da me il bel gioco. Non mi sono mai stressato per la partita, pensavo solo al bello del pallone». Se quella maledetta trombosi non gli avesse segnato la vita, a quest’ora avrebbe già esposto le sue opere in decine di gallerie d’arte in tutto il mondo. Ha avuto richieste da New York a Londra, quasi sempre declinate. «Ma il mio mondo in fondo è qui tra Canelli e la Langa» ripete . Le sue creazioni (esposte anche in quell’atelier che si chiama soavemente «Azzurro cielo») sono meraviglie che incantano i turisti, spesso stranieri. La mostra da domenica all’11 giugno: val la pena visitarla. 

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