Rizzi:«Il tamburello rischia di morire»

Il presidente provinciale mantovano ribatte al patron nazionale uscente Crosato: «Da 20 anni non arrivano progetti seri dal vertice».

Dal 1977 il numero delle società è passato da oltre 400 alle attuali 160 di cui solo un centinaio attive. Da tempo la gestione della Fipt è improvvisata

«Nessuno vuol cancellare quello che di buono è stato fatto. Ma, come in tutti gli sport, dobbiamo adattarci ai tempi moderni. La realtà la raccontano bene i numeri: quando Crosato è arrivato ai vertici nel 1977 c’erano oltre 400 società; adesso siamo attorno a 160 e solo un centinaio realmente attive.

Nell’ultimo quadriennio ne abbiamo perse addirittura una cinquantina. Il tamburello sta morendo».

Non prende tanti giri di parole Giancarlo Rizzi per spiegare i motivi per cui alcuni mesi fa è nato un progetto che si è raccolto attorno alla figura del candidato presidente nazionale Edoardo Facchetti. Le parole dell’altro giorno sulla Gazzetta del patron uscente Emilio Crosato, che sta per lasciare dopo 39 anni al vertice, lo hanno indotto a scendere in campo apertamente spiegando il progetto che si annuncia appoggiato da un gran numero di realtà tamburellistiche nazionali.

Un movimento che ha designato per la presidenza il 57enne agente generale assicurativo di Cortefranca (Brescia) che come dt nel 2012 ha vinto lo storico scudetto del centenario col Medole. Poi replicato nel 2014 e 2015 sulla panchina del Cavaion. Da giocatore una buona carriera con titolo di A2 con il Castelli Calepio.

«Sono quattro anni - afferma Rizzi - che ci stiamo incontrando con un gruppo di lavoro di ben 8 comitati provinciali con l’obiettivo di migliorare il nostro movimento». Con Mantova ci sono i Comitati di Asti, Alessandria, Brescia, Bergamo, Verona, Trento e Treviso.

E la candidatura di Facchetti è nata nell’ambito di questo gruppo. «Da anni ormai la gestione della Fipt è improvvisata - continua il presidente provinciale -. Si va avanti a forza di lotterie. E non c’è dialogo con i Comitati regionali e provinciali. Servono nuove idee e un maggior coinvolgimento. Siamo in grosse difficoltà, è in ballo la sopravvivenza della nostra disciplina».

Con una punta di orgoglio Rizzi precisa che l’unica provincia in cui le società non stanno chiudendo è proprio quella di Mantova: «Non abbiamo fatto niente di particolare - spiega -. Abbiamo solamente cercato di aiutare chi vuole fare tamburello. Anche a scuola, incentivando la diffusione del nostro sport con tecnici e materiali». A livello nazionale invece nessun input importante: «In 20 anni - afferma - non ho visto un progetto vero e proprio».

Rizzi non accetta la scusa dei drastici tagli dei contributi economici operati dal Coni che in poco tempo ha più che dimezzato l’assegno originario di 300mila euro: «In un mondo in gran parte fatto di volontariato, ci vogliono idee nuove e, ripeto, condivisione. Poi persone adatte al ruolo. Non possiamo andare avanti con bilanci che un anno sono in positivo poi sono in negativo. Ci vuole maggiore competenza e per questo nella squadra di Facchetti c’è Maurizio Pellizzer per mettere appunto i conti in sicurezza».

In stato di emergenza, secondo Rizzi, versa poi il settore arbitrale, elemento imprescindibile per lo sviluppo di uno sport: «L’età media è oltre i 70 anni: per la velocità, faticano a vedere la pallina. E sono pochi: in tanti sono costretti ad arbitrare molte partite tra sabato e domenica. Servono nuove leve».

 

 

 

 

 

 

 

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