Suoni lontani dal Queensland

 

Ecco a mio avviso il contributo letterario più originale (non nel senso di inedito, lo sono tutti, ma di insolito ed autentico). Di questo episodio ne avevamo già parlato sommariamente  nel sito come news complice la foto di Piero Bollo. 

In occasione del concorso ecco la stupenda versione romanzata dal professor Sergio Miglietta in cui si evidenziano la sua essenza di amore per lo sport, la natura, il viaggio ed il rapporto con i ragazzi.

Professore di educazione fisica adesso in meritato riposo (tra i suoi allievi Alessio Monzeglio) ha costituito negli negli ultimi anni con Bollo una coppia assortita portando alla vittoria i giovani della Monferrina di Villanova Monferrato, zona fuori dai confini canonici del tamburello.

Ha cominciato la nuova sfida come preparatore atletico del Vignale serie A muro riformando la grande coppia con Sergio Deevasis come nel formidabile 1984 nei grandi anni di Gianni Assandri.


FIPT - QUESTO AMORE DI TAMBURELLO

“Tam...tam...tam...”. È questo il suono che dà origine alla parola tamburello? Non lo so, ma devo confessare che, se così fosse, mi farebbe piacere. È un’eco bellissima lontana e struggente.

Certe armonie affascinano, rapiscono come il pifferaio magico di Hamelin e portano in luoghi lontani e sconosciuti. Non mi credete? Ora vi voglio raccontare una storia, ascoltatemi con attenzione.

Siamo a Vignale Monferrato, in un bel pomeriggio d’inizio estate, ragazzi e ragazze si muovono sul campo di gioco accompagnando il vento con lunghi colpi armoniosi, alternati ad altri, vere folate che tagliano l’aria alla ricerca di punti vincenti.

I giocatori sono tutti giovanissimi, è piacevole ascoltare il suono delle loro parole: “ Se mai...”, “Ci sono...”, forme cortesi per segnalare la propria presenza e il desiderio di aiutare il compagno, diverse dall’aggressivo “Mia!” che si sente urlare in altri sport di palla e posizione. Stiamo giocando a tamburello e voci e suoni sembrano venire da un mondo lontano e hanno il potere di ammaliare.

Dalla porticina in fondo al campo, quella che dà sulla ripida strada che scende dalla piazza alta, entrano quattro ragazzi, hanno circa vent’anni, sono alti, biondi e abbronzati, il loro aspetto presenta qualcosa di strano, sembrano venire da lontano. Sono stati attirati dalla magia del suono, “Tam...tam...tam...”.

« Where are we? », chiedono meravigliati.
La domanda, per fortuna non è rivolta a me, ma a Manuela che parla bene l’inglese.

« We are playing an old traditional sport, typical of these territories, called “Tamburello” ». Con un sorriso chiedono di poter rimanere per seguire le fasi del gioco e, lentamente, si

avvicinano al centro del campo, dove mi trovo ad arbitrare la partita.

Sono curiosi e fanno molte domande; non avevano mai visto quel gioco e lo trovano affascinante per l’eleganza dei gesti e la bellezza del luogo. Cerco di rispondere, ma il mio inglese è un’arida terra di sassi e facciamo fatica a comprenderci.

Decido allora di sospendere l’allenamento e chiamo tutti vicino a me, tra noi c’è chi parla molto bene la loro lingua ed è ora di fare amicizia. Loro sono Gregory, Michael, Robert e

Mary, australiani del Queensland in vacanza da alcuni giorni a Vignale sulle colline del Monferrato.

Io sono il “Prof” e i ragazzi che stavano giocando sono miei ex allievi della scuola media di Villanova Monferrato, impegnati in un allenamento su uno sferisterio antico e glorioso.

In un attimo il terreno di gioco è tutto un sorriso e un miscuglio di lingue, si va dal dialetto piemontese all’inglese del Queensland, ma ci si capisce benissimo; Babele era una crisi di sentimenti, non di parole.

Si decide di farli giocare: il signor Bollo spiega i primi rudimenti, distribuisce tamburelli ai nuovi arrivati e lancia palle facili da colpire.

Ognuno dei giocatori monferrini adotta un australiano e cerca di consigliarlo nel modo migliore. Presto si vedono i primi risultati, forse i tempi non sono perfetti e lo stile è approssimativo, ma forti e coordinati i nostri amici imparano velocemente.

E se si disputasse una partita?

Le squadre sono presto fatte. I quattro australiani si sistemano due per parte nel ruolo di terzini e i ragazzi e le ragazze di Villanova completano le formazioni in modo equilibrato.

È una vera sfida. I complimenti si sprecano, ma si gioca per vincere.

I ragazzi del Queensland ci mettono grande impegno e fanno la loro figura, compiendo strane e acrobatiche evoluzioni che le antiche mura del borgo non avevano mai visto.

La partita, molto combattuta, si risolve al trampolino di spareggio. L’ultimo punto, quello decisivo, è realizzato da Gregory, che libera il suo entusiasmo con un urlo e una danza Maori accompagnata dalle risate di tutti.

Finito l’incontro, è apparecchiato il tavolo in fondo al campo con un salame, una pagnotta croccante e una bottiglia di Barbera. La partita continua in modo diverso, seduti all’ombra di un secolare castagno con il sapore delle cose buone.

Questa volta sono gli australiani a essere i migliori in campo e, in poco tempo, la merenda finisce in gloria con un ultimo brindisi festoso.

Giunge il momento dei saluti e succede qualcosa di molto bello. Manuela è la prima a regalare il proprio tamburello, poi il signor Bollo aggiunge il suo e così fanno altri ragazzi. E’ un gesto imprevisto e fa bene al cuore vedere con quale naturalezza sono portati i doni. Cerco di collaborare anch’io e, da uno scatolone posto al limitare del campo, tiro fuori cinque palline nuove di zecca.

Non sono regali da poco, l’attrezzatura manca sempre, ma il pensiero che i nostri attrezzi vadano a giocare dall’altra parte del mondo affascina tutti.

Qualche tempo è passato ma capita ancora che, durante un allenamento, in certe giornate particolarmente limpide e permeate di magia, si smetta di giocare per qualche minuto e si senta, molto lontano, l’eco di questo suono:

“Tam... tam... tam... “

Se poi si chiudono gli occhi, l’unico modo per vedere cose fantastiche, può darsi che appaia un’immagine straordinaria: quattro ragazzi in un’immensa pianura che giocano a tamburello circondati da un pubblico molto particolare, entusiasta e saltellante. Sono i canguri del Queensland che incitano con passione, insieme a qualche timido koala, seduto in disparte, che commenta la partita con aria sapiente, come i vecchi delle nostre colline.

Tam... tam... tam...

 

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