Addio a Beppe Prosio, il cantore di Moncalvo

in foto Giuseppe Prosio all’inaugurazione di Emozione Tambass tra le leggende Aldo Marello e Massimo Berruti

Cordoglio a Moncalvo e in Monferrato per la scomparsa, avvenuta oggi giovedì 4 gennaio, di Giuseppe Prosio, 75 anni.
È stato animatore di manifestazioni culturali, saggista e critico teatrale, appassionato del mondo del tartufo, e degli sport sferistici. Tantissime le sue cronache e contributi per il nostro giornale. Era nato a Moncalvo il 1° giugno 1948. Giornalista pubblicista e fotografo è stato corrispondente di zona dei quotidiani “La Gazzetta del Popolo” (dal 1975 al 1978) e “La Stampa” (dal 1978 al 1982). Dal 1986 al 1990 è stato critico di teatro per la rivista letteraria “Controcampo” e dal 1990 al 1995 direttore del Teatro Comunale di Moncalvo.
Dal 1977 ha collaborato con “Il Monferrato” per alcuni decenni: ha curato le rubriche “Il borsino della trifola” e “Pugno contro pugno”, dedicata agli sport sferistici. Di rilievo anche le sue mostre fotografiche: tra queste “Il tamburello a muro, identità di uno sport sferistico” realizzata nel 1985 aprendo anche le celebrazioni per il cinquantesimo della provincia di Asti. Negli ultimi anni ha continuato la collaborazione con “La Stampa” e seguito numerosi eventi lasciando un grande contributo al patrimonio culturale della sua città.
Prosio lascia la moglie Annalisa e il fratello Giancarlo. Il rosario sarà recitato domenica 7 gennaio alle ore 21 nella chiesa di Sant’Antonio dove lunedì 8 alle ore 10,30 si terrà il funerale. (il Monferrato)
 

il ricordo in un ritratto del 2020
RITORNA LA POESIA DEI BASTIONI DI GIUSEPPE PROSIO
Con la mostra “Emozione Tambass”, che si propone di mettere in evidenza le radici culturali profonde del tamburello assieme a Pier Giuseppe Bollo e Sergio Miglietta è tornato alla ribalta Giuseppe Prosio, giornalista e scrittore nonché fotografo ed animatore della vita culturale monferrina pur diviso tra Moncalvo ed il lago d’Orta.
La mostra ideata per raccontare per immagini il tamburello soprattutto come gioco allestita al circolo culturale Diavolo Rosso di Asti resta in attesa, appena si supererà l’emergenza sanitaria, di riprendere il cammino nelle zone vocate di Calliano e Viarigi ed altri paesi ancora perché come hanno convenuto l’antropologo Piercarlo Grimaldi ed il campione di pallapugno ed artista Massimo Berruti questi eventi vanno promossi nei piccoli centri in cui hanno recitato un ruolo da protagonisti.
Prosio pur non facendo mistero di aver perso la passione per questo sport a causa degli incauti cambiamenti delle regole che hanno caratterizzato gli ultimi anni ha fornito una selezione di scatti già resi celebri con la pubblicazione nel volume in collaborazione col collega Carlo Cerrato “Campioni di collina” pietra miliare della documentazione sferistica.
L’opera propone un racconto per immagini del tamburello a muro dalla metà degli anni Settanta agli albori del nuovo Millennio in cui l’autore ha cercato di trasporre su pellicola, rigorosamente in bianco e nero, l’affascinante ambiente dello sferisterio, luogo magico in cui fermenta una passione popolare che trascende dal semplice evento ludico e diventa storia collettiva della gente monferrina che nel tambass si identifica come in nessun altro sport valorizzando questi idoli di uno sport povero.
L’autore ci tiene a precisare «Sono tutte foto scattate quando la fotografia era analogica e quando questo hobby era molto impegnativo anche economicamente. Ogni scatto era parte di un rullino, che aveva posti limitati, oggi si possono scattare foto a raffica senza porsi troppi problemi. Non facile era la fotografia sportiva in cui bisogna attendere la frazione di secondo giusta per cogliere nel migliore dei modi il gesto atletico. Le foto allora erano molto ragionate, si attendeva il momento giusto, le si studiava con attenzione. Fare le foto al tamburello significava cogliere un paesaggio del paese, le azioni di gioco hanno senso nel loro contesto, vicino al muro di un castello o sotto il campanile di una chiesa». Inoltre doveva conservare lo sguardo d’insieme della partita facendo anche la cronaca per la stampa locale. Non va dimenticato il suo ruolo di opinion leader proprio sulle colonne de Il Monferrato con il celebre "de profundis" sulla sopravvivenza degli sport della tradizione con più ombre che luci nel terzo millennio al momento fortunatamente fugate. Colpì nel segno propiziando la scossa che risvegliò le coscienze e attirò l'attenzione dei politici per la rinascita del tambass con una nuova classe dirigente.
In questo trentennale lavoro domenicale Prosio ci svela i segreti della foto a cui è più affezionato quello della gazza ladra al ricaccio sul campo di Montechiaro che ha richiesto oltre un paio d’ore di pazienza per lo scatto dovendo mettere insieme l’elemento scenico architettonico della chiesa sullo sfondo, il giocatore nel pieno dell’azione in estensione plastica verso il muro e la gazza in primo piano la foto è venuta bene ma non perfetta per un millesimo di secondo in quanto si è leggermente girata quasi dovesse vedere dove andava a finire la pallina. Foto studiate a tavolino e cercate ma non guastano i colpi di fortuna come quando avendo avuto accesso speciale dalla torre del castello di Gonzaga di Moncalvo si trovò in posizione ideale per immortalare il cerchio quasi perfetto di giocatori formatisi intorno a Roberto Malpetti colpito dai crampi in pieno agosto.
Proseguono dunque le soddisfazioni ed i riconoscimenti di scatti esposti anche nel 1985 nel palazzo della provincia di Asti per la mostra inaugurale dei festeggiamenti per il cinquantennale della fondazione.
 

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