ALDO “CEROT” MARELLO NELLA HALL OF FAME
Dopo il più titolato di tutti Renzo Tommasi, il primo vero atleta professionista, era scontato il turno dell’amico rivale Aldo “Cerot” Marello il più popolare, empatico campione della centenaria storia del tamburello. Per dirne una si scomodò pure la Gazzetta dello sport definendolo il Maradona del tamburello mentre per il presidentissimo Emilio Crosato era il grande saggio. Uno splendido arcobaleno nel tragitto è premonitore della gioia del fanciullino nel ricevere il più importante riconoscimento di ogni sport poiché Aldo era ignaro di tutto rimanendo disincantato quando il presidente Edo Facchetti legge alcuni versi di “A colpi di tambass” un libro che scrisse per spiegare la magia del tamburello ai bambini. Colpo di teatro visto che era seduto verso il fondo sala subito bloccato dai tanti amici del Veneto (oltrepò come intende lui) ed è stato il presidente del Castelli Calepio a dirgli che stavano parlando di lui. Ignaro di tutto accorre sul placo riuscendo con nonchalance a regalare un emozionante momento di poesia. Il brillante conduttore Massimiliano Rosolino dopo tanti giocatori e giocatrici titubanti ci mette poco a capire di avere di fronte un grande personaggio, un vero animale da palcoscenico e lo spettacolo che ne consegue è esilarante e rimarrà negli annali assecondando gli sforzi comunicativi di una federazione molto attenta all’immagine e all’innovazione. Non è escluso che Sportitalia ci stia facendo un pensierino avendo Cerot il record di share quando commentava su Telecupole la giornata del tamburello. Personaggio poliedrico come performer con la Super Cerot Band ha riempito le piazze del Monferrato pure quest’estate, come scrittore i suoi due libri autobiografici “Chiametemi Cerot” i più venduti sulla nostra disciplina più quello di racconti con Aldo Giordanino “Gli anni in tasca” esaltato dalla critica. Attivo nel sociale insegnando musica nelle carceri ed il tamburello agli extracomunitari. Orgoglioso nel detenere dall’agosto del 1978 del record di quattro partite giocate in un giorno. Poliedrico nello sport dove praticò pure la pallapugno ed bracciale, ostacolato da Mauro Bellero ad un passo dal titolo nazionale. Non è quanto ha vinto (4 scudetti open - 2 Castell’Alfero, 1 Viarigi ed Ovada e 2 a muro ancora a Castell’Alfero del patron Sandro Vigna) ma cosa ha rappresentato per intere generazioni di appassionati. Con Renzo Tommasi giocò insieme nel dream team del Viarigi nel 1974 con Luciano Policante ed i fratelli Basso. Da avversari si sono sempre stimati e rispettati e pure la celebre querelle su chi fare il capitano della nazionale era maggiormente ascrivibile a dinamiche federali. Col trofeo in mano ripercorre idealmente tutta una carriera da quando subentrò ad Ermanno Besso a Moncalvo riuscendo con una prova maiuscola a pareggiare contro la leggenda Dante Ongari, l’apoteosi della vittoria a Corte Salvi ai momenti meno memorabili come la finale di Ghisalba, il post Ovada (il luogo del cuore assieme a Dossena con i memorabili tornei di Ferragosto) quando per motivi di famiglia si avvicinò a casa. Oltre ai titoli ufficiali vanno affiancati quelli dei vari memorial a testimonianza di un’attività frenetica. Nella stella dell’immortalità sportiva c’è un grande grazie!