Terzo titolo per Castagnole Lanze. A Canale, in gara-4, Campagno deve arrendersi: 11 a 6
Maurizio Sala
Pokerissimo di Massimo Vacchetto e tris dell'Araldica Castagnole che si laurea campione d'Italia. Un trono per due, anzi per l'intero paese astigiano che, ieri pomeriggio, ha chiuso la serie scudetto ed iniziato a Canale una festa proseguita a Castagnole Lanze al rientro. A distanza di due anni l'Astigiano torna a vestirsi del Tricolore grazie al successo conquistato ieri a spese della Torfit Langhe e Roero Canalese (11-6). Punteggio che ripete il primo match della serie che così finisce sul 3-1 per Max Vacchetto contro Bruno Campagno. Atto conclusivo a puntate della serie A di pallapugno, senza dover giungere alla quinta ed ultima sfida prevista a Caraglio. Ieri il «Gioetti» è diventata capitale del balon con il tutto esaurito ed un migliaio di spettatori premiati dagli attori in campo, autori di una partita intensa e chiusa dopo quasi tre ore e mezza. L'Araldica si è dimostrata più squadra ed ha meritatamente vinto. Eppure il primo gioco lo avevano conquistato Campagno e soci ma la risposta degli astigiani era perentoria come i quattro punti infilati in sequenza (4-1) con gli ultimi due giochi a zero. La panchina canalese chiede tempo, la squadra riordina le idee e una volta rientrata si avvicina fino al 4-3 ma non l'aggancio ed il divario raddoppia subito (5-3). Nel nono gioco occasione per Campagno di chiudere con caccia sui piedi in battuta, ma il «15» lo prendono i castagnolesi anche se la Torfit Langhe e Roero salva il gioco (5-4). L'andamento è identico nel punto successivo ma risultato opposto: si va alla caccia unica, ancora Campagno in battuta e nuovamente caccia sui 10 metri, ma Giordano dopo il ricaccio di Vacchetto chiude in intra. Il tabellone manda al riposo le quadrette sul 6-4. Nella ripresa la Torfit sale a cinque, Araldica risponde prendendo gioco alla unica. Ancora 40-40 nel game successivo, con nuovo time-out canalese, dalle ultime due cacce gi astigiani tornano allo schema con Rinaldi centrale al ricaccio e Giordano al largo. Scelta subito vincente e si va sull'8-5. Un gioco per parte, poi tutto si decide in quello successivo: prima l'occasione persa da Vacchetto sul 40-30 per chiudere, poi al primo vantaggio Campagno manda al largo il pallone del potenziale settimo punto, infine alla unica doppia grande giocata di Rinaldi ed è 10-6. Il gioco numero diciassette Canale riesce ad annullare un solo match-ball ma sul secondo Vacchetto chiude il pallone tricolore. E dopo le discussioni, polemiche e carte bollate del precedente incontro onore pure ai fischietti scesi in campo ieri: Marco Vergani e Andrea Ferracin con Massimo Chiesa terzo arbitro. Nell'albo d'oro Massimo Vacchetto mette a segno una personale cinquina (primi due scudetti nel 2012 e 2015 con l'Albese) che vale anche il tris con la maglia della Castagnolese, che festeggia il terzo tricolore dopo quelli conquistati già nel 2016 e 2017. Nessuno come lui nel balon del nuovo millenio avendo scavalcato sia Paolo Danna che Roberto Corino (ora sulla panchina della Canalese), entrambi a quota quattro, Campagno resta fermo a tre mentre a due c'è Sciorella; uno ciascuno per Federico Raviola vincitore un anno fa e Giuliano Bellanti, anche se quest'ultimo aveva vinto nel 2000 chiudendo un tris vincente iniziato nel 1998.
Vacchetto, scudetto sul campo Campagno si deve arrendere
Dopo le polemiche della terza finale a Cuneo ieri a Canale il capitano di Castagnole è stato nettamente superiore e ha meritato il trionfo
Aldo Scavino
Il burrascoso finale di gara 3, con conseguente doppio ricorso alla giustizia sportiva dell'Araldica Castagnole, ha solo ritardato di sette giorni la conquista dello scudetto 2019 della pallapugno da parte di Massimo Vacchetto. Ieri nello sferisterio di Canale, «casa» del suo avversario fino allo scorso anno, il ventiseienne di Monteu Roero ha battuto Bruno Campagno (Torfit Canalese) per 11-6 nel quarto incontro di finale e con il punteggio di 3-1 si è aggiudicato il titolo italiano. Per Max è il quinto successo personale, un traguardo prestigioso che lo colloca nell'albo d'oro un gradino sotto i due «mostri sacri» Balestra e Berruti; davanti gli inarrivabili (ma Vacchetto non si pone limiti e sogna in grande) Manzo (8) e Bertola (12).
Clima di tensione
Dopo tutte le polemiche che avevano avvelenato la vigilia, la partita è cominciata in un clima di grande tensione. Occhi puntati soprattutto sulla terna arbitrale composta da Marco Vergani, Andrea Ferracin, Massimo Chiesa. Stesse formazioni di Cuneo, con Vacchetto, Giordano, Rinaldi, Prandi per l'Araldica, Campagno, Amoretti, Boffa, El Kara per la Torfit.
Sullo stesso campo in cui aveva conquistato, sempre contro Campagno, il titolo nel 2017 all'ultimo respiro (10-10, caccia unica, ultimo pallone del match), Vacchetto ha fatto suo l'incontro con sicurezza, sbagliando pochissimo il suo avversario è stato più falloso e meno continuo.
Vacchetto ha iniziato la serie delle battute, ma è stato Campagno a conquistare il primo gioco. Immediata la replica di Vacchetto, rapidamente sul 4-1. Campagno si è rifatto sotto (4-3, 5-4, 6-4). Particolare curioso: cinque dei primi otto giochi sono stati vinti a zero da uno dei due e la partita ha avuto un andamento molto veloce. Più combattuta la seconda parte con 4 giochi sul 40 pari. Momento «clou» il «game» del 7-5 nel quale Vacchetto con tre intra consecutive è uscito da una situazione difficile conquistandoun punto che sembrava perso. Dopo il 9-5 Campagno si è sbloccato incamerando il sesto gioco, ma non ha avuto continuità e Vacchetto è ripartito e ha «azzannato» gli ultimi game e lo scudetto. Alle 16,54, sotto la luce dei riflettori, Rinaldi, con un grande colpo ha conquistato una caccia favorevole a Campagno e sancito la vittoria. Grandi festeggiamenti in campo e consegna dello scudetto ai vincitori da parte del governatore del Piemonte Alberto Cirio e del presidente della Federazione Enrico Costa.
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