Carlo Ballarini (Belladelli)

Prima di tutto dobbiamo citare la «fonte» : la notizia della morte di Carlo Ballarini, classe 1933, di San Floriano (Verona) terra di tamburellisti sublimi, l’abbiamo appresa da Paolo Monaca e dal sito «Tambass.org» (da cui viene anche la foto d’epoca allegata al pezzo). Ma la notizia del congedo dalla vita di questo terzino (stamane i funerali) che fece parte di uno dei primi squadroni (Belladelli Quaderni) del tamburello moderno (antesignano dei Bussolengo, dei Castelferro, dei Callianetto) ha colmato di ricordi i testimoni di quel tempo ahimè lontano. Appassionati che oggi hanno dai sessanta in su, se non anziani (nell’accezione comune) quasi. Tutti abbagliati dal mito di quello squadrone invincibile di cui fecero parte fenomeni come i Furri, i Tommasi, i Cordioli, i Tore Biasi. Veneti che se la giocavano con l’altro squadrone dell’epoca, il Fiat Torino (scudetto 1960) di Mara, Cagna, Bovi, Riva e del portacomarese Aldo Calosso Canunet. Poi il Tricolore andò per sei volte di fila a quel Belladelli imbattibile il cui alfiere era appunto Ballarini, poi diventato anche ct della Nazionale. Terzino un po’ over size, fulmineo nel colpire. Lo vedemmo in azione nel 1966, a Murisengo, in una delle prime esibizioni in un Monferrato che stava facendo ridiventare grande il tamburello. Era d’estate: si mieteva il grano. Molti contadini lasciarono i loro campi assolati per trasmigrare su quello sferisterio il cui confine era delimitato dai pioppi. Il Belladelli Quaderni era come la Grande Inter dell’epoca. Ballarini un leader naturale, carismatico, un Facchetti o un Picchi del tamburello. Da tempo non avevamo più sue notizie. Ora sappiamo che, come i vecchi soldati, è solo «andato avanti.» Lasciando il vuoto del rimpianto.