Il tambass appeso al chiodo a Mombello di Torino

Termina la parabola del Bala Club Mombello.

Mancano giovani e dirigenti

MOMBELLO DI TORINO - Un tambass appeso al chiodo. E’ l’immagine che segna la fine di un’epoca: cento anni di gioco del tamburello in paese, l’ultimo della provincia di Torino dove si praticasse ancora il gieugh dla bala. Al termine di una stagione rovinosa, terminata con i mombellesi del Bala Club settimi su nove squadre partecipanti al campionato di tamburello di serie D, è arrivata la decisione che già l’anno scorso era stata ventilata: chiudere baracca e burattini, non iscrivere più la squadra al campionato.

Claudio Berruto, ex sindaco e ora anche ex capitano della squadra, spiega le ragioni di una scelta amara: “Lo scorso anno abbiamo faticato ad arrivare alla fine del campionato. Se al posto dei nostri tre giocatori astigiani avessimo avuto altrettanti mombellesi forse oggi non saremmo a parlare di chiusura. Ma senza i rincalzi locali non ci sono le forze per proseguire.

Sulla carta sembrava essere un Bala Club ferrigno, quello che il 26 marzo era sceso in campo contro l’Antignano, nella prima di campionato del 2017. Aveva vinto 13-11, e aveva in squadra Claudio Berruto, Cristian Vignale, Ezio Berruto, Enrico Gorino, Mario Parena e gli “stranieri” Mauro Perotto, Massimiliano Ledda, Mauro Fresia. ma poi erano arrivate due sconfitte, una vittoria al tie-break, iniziando un’altalena con sempre meno “su” e in chiusura una fila di nove “giù”.

Il 2016 non era andato meglio, con una sola vittoria su dodici partite. Per trovare un anno con i tifosi mombellesi col sorriso sulle labbra occorre risalire al 2014, col Bala Club che arriva alle semifinali dei play-off. Nal girone B del campionato s’era piazzato secondo con 30 punti, alle spalle di un inarrivabile Real Cerrina che aveva chiuso a 37. Nei quarti di finale il Bala Club s’era trovato di fronte proprio il Real Cerrina: con due partite -capolavoro l’aveva liquidato, 13-8 in casa e 9-13 in trasferta. Ma quando la serie C non sembrava più un sogno impossibile, capitan Berruto e i suoi s’erano trovati di fronte a un Cocconato ben più duro delle omonime robiole. Partita persa all’andata per 7-13, vittoria al ritorno per 13-5, e poi definitiva sconfitta ai supplementari per 4-2, a suggello di una stagione indimenticabile.

La scorsa stagione, quella delle nove sconfitte consecutive accumulate un po’ per merito degli avversari e un po’ per sfortuna, ha segnato lo spartiacque: “Se il gioco diventa un peso e non è più un divertimento allora getti la spugna. Certo che smettere dispiace, soprattutto se pensiamo a che cosa a significato il tamburello per il nostro paese: era agonismo, divertimento, tifo, passione, ritrovarsi insieme, discutere”.

Giorgio Parena, intellettuale, artista e gran tifioso del Bala Club analizza l’uscita di scena della squadra: “Sono mancati i giovani, tutto lì. Finché continui a rimestare nello stesso brodo non risolvi, occorrevano forze fresche”.  Non le avete cercate, in paese o nei dintorni? “Come no! Ma non ne abbiamo trovati. Ragazzi da fuori non ne sono arrivati e poi cercare ha senso fino ad un certo punto perché in uno sport come il tamburello è il paese che fa la squadra”.

Elio Gianasso, prima giocatore e poi arbitro, concorda con l’analisi di Parena: “Il problema è quello dei giovani. Certo spiace smettere, perché abbiamo un bel campo ed eravamo l’unico paese in provincia di Torino dove si giocasse ancora il tamburello”. E poi una nota tecnica: “Alla squadra occorrevano un allenatore e un dirigente. Invece in campo andava a finire che fecevano quel che volevano, mentre la parte burocratica ricadeva tutta sui gemelli Berruto”.

In base alla sua esperienza, la chiusura del Bala Club segnerà la separazione definitiva tra Mombello e il gieugh dla bala? “Mai dire mai - risponde Gianasso - A Piea avevano chiuso e ora hanno ripreso con due squadre in serie C, e hanno anche la squadra femminile e quella dei Pulcini. Ma Piea è nell’Astigiano...”.

Da “Pollice” ai solidi intrecci familiari. 

Radici paesane vanto e limite di un secolo di passione agonistica.

Al gieugh dla bala in paese si giocava già all’inizio del Novecento. La pratica era diffusa, tanto che alla frazione Tetti Cambiano abitava un fabbricante di tamburelli, Giuseppe Corno detto “Pollice”. Nei decenni successivi la storia dello sport si è intrecciata con quella delle famiglie piùà rappresentative del paese: i Ciardo, Gaschino, Gorino, Virone, e in seguito i Berra, Corno, Parena e Navissano.

Nel 1981 nasce l’Associazione Tamburellistica Mombellese, primo presidente Domenico Sandrone. Da allora l’attività agonistica è proseguita ininterrotta, prima sotto la presidenza di Elio Gianasso, poi con Claudio Berruto che nel 2006, quando venne eletto sindaco, passa il testimone a Margherita Parena, cui poi subrentra  Giuseppe Cerruti.

Nel 2005 viene fondata la società sportiva dilettantistica Bala Club, affiliata alla Federazione Italiana Pallatamburello. In tema di agonismo, è da segnalare che dal 1981 al 1995 la squadra ha giocato sul campo tracciato sulla centrale piazza Mazzini. Poi la piazza è stata asfaltata (nell’occasione ci fu in paese una mezza sollevazione popolare) e per quattro anni i mombellesi hanno giocato sul campo di Gallareto, ritornando a gareggiare in casa, sul nuovo campo in terra rossa in località San Giuseppe.

Inizialmente si era cercato di formare una squadra solamente con giocatori di Mombello, imperniata su due fuoriclasse come il mezzovolo Luigi Civiero e il rimettitore Elio Gianasso. Questa tendenza s’è mantenuta nel tempo ed è stata la caratteristica e probabilmente il limite della squadra. In tempi più recenti i cardini della formazione sono stati i gemelli Berruto: il capitano-sindaco Claudio ed Ezio. Con loro, nel tempo, Cristian Vignale, Franco Sandrone, Mario Parena, l’intramontabile Luigi Civiero, Stefano Parena, Piero Parena, Denis Berruto e Giancarlo Sandrone, in un’altalena continua tra serie D e serie C.

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