Emozioni a Goito

Il curatore della mostra "Tamburello e dintorni" Pier Giuseppe Bollo con la moglie Luigina e Sebastiano Guerreschi presidente della Sordelliana Goito (e terzino della Cavrianese).

PROROGATE FINO A DOMENICA 29/10 Mostra fotografica “40 anni di storia del tamburello dal 1971 al 2011” a cura e con foto di Pier Giuseppe Bollo

e “I migranti goitesi e mantovani del tamburello in Piemonte negli anni ’60 e ‘70” a cura di Enzo Cartapati.

L'ultima volta che, vidi non Parigi, come qualcuno potrebbe pensare, ma Goito risale ad oltre 10 anni fa, precisamente il 14 agosto del 2005, quando incontrai in finale, come capitano del quintetto Master del Piemonte, i pari età del Veneto: la gara fu giocata alla sera e la vittoria nostra fu schiacciante per 13 a 2. A quell'avvenimento è seguito un periodo di vuoto totale solo disturbato da notizie su avvenimenti vari sempre legati al mondo tamburellistico. Per difficoltà contingenti ho dovuto attendere qualche tempo e solo grazie all'amicizia di Luigi ho potuto realizzare quello che sembrava ormai soltanto un sogno. Un viaggio tranquillo mi ha portato nel centro chiave del nostro Risorgimento non prima di constatare come gli automobilisti rispettino solo una bassa percentuale dei obblighi del Codice Stradale.

All'arrivo incontro subito Piergianni Marcazzan: due parole di saluto e poi su sulla scalinata della Scuola dove Piero Bollo ha collocato la sua "storia del tamburello" degli ultimi 50 anni che fa da contraltare al Museo dedicato ai tanti "mantovani" che emigrarono in Piemonte al tempo del grande "boom" degli anni '60: ecco Pedrazzoli vicino a Bovi, oggi in non buone condizioni: ecco là il Marino Marzocchi, il Mara di Castelgoffredo, giocatore/sindacalista nel FIAT di Torino e braccio destro qualche anno dopo del Rosmino, creatore dell'esplosivo complesso del lago di Codana: poi Pellizzaro il ciclista tamburellaio, il fisarmonicista Martelli, che molti definirono come il Cerot mantovano e non vado oltre perchè alcuni sono stati solo una meteora dalle nostre parti al di fuori dell'eclettico Roberto Malpetti, che scelse subito il cambiamento di residenza.

Non avrei potuto girovagare nel labirinto dell'espozione senza la presenza continua del ritrovato amico Cartapati, di Rizzi e di altri personaggi già inseriti nella mia enciclopedia dei ricordi come il vecchio Albino Boscato, lucido che mi parlava di tutto quello che aveva visto nei suoi anni di costante presenza a bordocampo. Intanto i giornalisti discutevano di "giornalismo" con il Presidente Facchetti che per la prima volta chiedeva l'apporto degli addetti stampa sul come presentare il tamburello nei giorni a venire. Poi si va allo sferisterio proprio mentre i rivali di sempre, di ieri di oggi e si pensa anche per domani, Cavaion e Castellaro iniziano il loro allenamento in attesa dell'inizio dell'ultimo atto del 2017: sinora il Babau Cavaion ha divorato gli scudetti di Campionato, Coppa Italia, Coppa Europa cercando di cambiare il motto trasformandolo come "...non c'è tre senza quattro". Sic!!!!

Buon pubblico a bordo campo mentre sono intento a salutare antichi rivali come Nanni Bassignani che si presenta con lo stesso sorriso di atleta di tanti anni fa, ancora pimpante e volitivo. Torno alla gara e decido di concentrarmi, difficile certo, ma almeno di restare legato a quanto avviene. La trama è la stessa degli incontri precedenti: da una parte la voglia di strafare per raggiungere almeno per una volta la meta auspicata: dall'altra una formazione che gioca a memoria che attacca e difende come in un "videogame" giocato ad un esperto giocatore. Non mi accorgo ma non riesco a non applaudire lo spettacolo e questo mio atteggiamento mi sconvolge. Come è possibile non amare uno sport  che ti offre così tante emozioni in tempi così brevi? Colpi terribili, precisi fendenti che solo atleti veri riescono a rimandare: perchè allora discutere sul tamburello? dov'è andata a finire la percezione stilistica dei tifosi di altri sport costretti ad ingoiare partite disgustose ma soggiogati dalla retorica imperante che altri sport debbono essere spettacolari solo per il fatto di esistere?

Ragazzi!!! questo è spettacolo vero che altri fans di campi più o meno erbosi non riescono neppure a concepire. Vero: non c'è sordo di chi non vuol sentire e non sa apprezzare ciò che non sa capire. Fino a quando saremo incatenati a subire spettacoli deprimenti, tenuti sovente a galla dalla capacità di scaltri furboni commentatori televisivi? La partita prosegue intanto in perfetta parità in attesa di piazzare il colpo di coda capace di allungare verso la vittoria. Si arriva sull'otto pari e l'auspicato cambio passo esce fuori: il Cavaion allunga e si porta con caparbietà sul 12: il Castellaro non vuole cedere e si aggiudica un altro gioco ma ormai la festa è già cominciata e per i lacustri veneti è l'en-plein preventivato: Cavaion 4 - Castellaro 0. Premi, gioia, pacche sulle spalle, complimenti e manifestazioni già viste chiudono la giornata che decreta il predomino assoluto del quintetto di patron Peroni.

Termino ringraziando, a fasi alterne, gli amici dell'esposizione poi le cuoche che ci hanno regalato sinceri sorrisi oltre ad uno squisito  pranzetto, innaffiato da un rosè, fresco al punto giusto, perfettamente legato ai semplici cibi tipici locali, a tutti quelli che si ricordavano ancora di me chiedendomi notizie sull' evolversi della mia guarigione dopo l'incidente di qualche mese fa. E poi, un applauso sincero e commosso ai veri protagonisti del pomeriggio, i giocatori, poi  i tifosi, i dirigenti e tutti quelli che mi hanno permesso di godere uno spettacolo che senza il becerume che aleggia intorno agli sport più "grandi" meriterebbe davvero un posto molto in alto, quasi vicino al Paradiso. E da buon intenditore permettetemi un applauso per un mito delle mie parti che ha scritto con un tamburello la storia degli ultimi decenni: si chiama Petroselli e pronunciando il suo nome tutti dovrebbero alzarsi in piedi ed applaudire. Chapeau! Grande atleta e caro amico: tutto quello che avrai ancora ti sarà eternamente dovuto.

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