Gianni-Attilia-Angelo: la terna arbitrale è in famiglia

Bonini, scudettato con Marmirolo, la figlia col fidanzato. «La vera molla è la passione ma servono nuove leve»

GOITO. Tutta "colpa" di papà Giovanni (detto GianniBonini, terzino scudettato nel 1981 con le Ferriere Ongari di Marmirolo, divenuto a fine carriera arbitro per quella grande passione per il tamburello che ha contagiato anche la figlia Attilia. La terna si chiude con Angelo Scalogna, ex buon giocatore ma soprattutto ex allenatore vincente di squadre femminili, pure lui passato a ‘giudice’ delle partite. Bonini G., Bonini A. e Scalogna A. formano una delle più apprezzate terne arbitrali del mondo del tamburello. Spesso chiamati a dirigere importanti confronti: da ultimo, la recente finale del Memorial Irene Danieli tra Castellaro e Solferino, due delle annunciate protagoniste della serie A appena partita.

«Io sono cresciuta a pane e tamburello - attacca Attilia - Mio padre ha giocato nel grande Marmirolo con Piergianni MarcazzanFabio Ongari Giuseppe Bonanate, il super campione di quei tempi. Poi ha finito la carriera nelle serie minori a Goito, con la squadra del nostro paese, e a Rivalta. È stato il compianto presidente degli arbitri Gianni Pernumian a convincerci a diventare arbitri». Il papà ha diretto tanto e tuttora dirige nonostante le 72 primavere. E, quando si può, Attilia e Angelo lo affiancano come guardalinee. Ruoli tutt’altro che facili vista la velocità alla quale viaggia la pallina ad alti livelli.

Angelo ha dovuto lasciare il tamburello giocato dopo un incidente sugli sci che gli è costato il ginocchio. Quindi ha allenato per anni le squadre femminili di Grazie, Guidizzolo e Cereta ottenendo molti allori. La stessa azzurra Ilaria Balasina è una sua ex giocatrice. «Io ho iniziato una dozzina di anni fa - riprende Attilia - però non volevo essere una bella statuina in un ruolo che era prettamente maschile. Ma non credo alle quote rosa da imporre assolutamente. Sono partita dal basso, dalle giovanili, perché volevo farmi le ossa e pian piano arrivare alla serie A dove adesso tutti mi rispettano e ugualmente io rispetto loro. E nessuno fa caso se sono donna».

Tante le partite importanti dirette ma senza la smania di protagonismo a tutti i costi. «Per carità - sorride Attilia - io lo faccio per passione e il mio obiettivo è allargare la base degli arbitri perché ne abbiamo veramente bisogno». Molti i dirigenti che riconoscono la grande disponibilità della terna Bonini-Bonini-Scalogna, tanto da dirigere per molte ore consecutivamente quando ci sono manifestazioni che prevedono molte gare, spesso giovanili. Trovare nuove leve non è semplice.

«L’età media degli arbitri è un po’ avanzata - spiega - ed è dura dirigere gare che arrivano anche alle 5 ore magari sempre sotto il sole. Serve poi serietà, sacrificio e lo stesso impegno sia arbitrando i pulcini che la serie A». Attilia, designatrice provinciale, è anche membro della Commissione tecnica arbitrale nazionale: «Insieme alla Commissione tecnica federale cerchiamo di lavorare per un regolamento sempre più chiaro per il bene del nostro sport». Grande passione per il tamburello ma, ribadisce Attilia, profilo basso: «Tempo fa ho ceduto la direzione della Coppa Europa a una collega 17enne per farle fare esperienza. Il nostro è uno sport minore ma c’è tanta umanità, ci conosciamo tutti. Spesso, nelle trasferte lunghe, magari in Trentino, viene anche mia madre che porta il thermos con la pastasciutta che ci fermiamo a mangiare come un pic nic. L’arbitro più bravo? Quello di cui, a fine gara, i giocatori non ricordano il nome perché non si è notato. I protagonisti sono loro».

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