Il mondo del tamburello propone di tornare ad un “torneo del territorio”

L’idea è venuta a Giancarlo Marostica, indimenticato campione e ingegnere di Cremolino (Monferrato ovadese): «Il tambass, sport storico delle nostre terre, rischia di morire. Perchè non tornare ad un torneo veramente monferrino, che riunisca le due anime di questa disciplina: quella a muro, nelle piazze e quella a campo libero (senza bastioni di appoggio per la pallina)?»

Proposta discussa a Cinaglio, nella sede della società guidata da Enrico «Chicco» Viotti che con il Castell’Alfero rappresenta al momento il livello più elevato nel torneo open astigiano (tra B e A) e piemontese con il Cremolino di A.
Discussione lunga oltre tre ore, con interventi tra lo scettico e il possibilista. Assenti i rappresentati delle nove società «a muro». C’erano i dirigenti federali Mimmo Basso e Roberto Gino (in scadenza di mandato e già impegnati nella campagna elettorale a favore di Edoardo Facchetti, bresciano; l’altro candidato a succedere al «presidentissimo» Emilio Crosato, mantovano, che lascia dopo quasi 40 anni, è il suo attuale vice presidente, Pierangelo Beretta). Ma c’erano, con i vari dirigenti anche ex campioni: oltre allo stesso Basso, il montechiarese Beppe Bonanate con i chiusanesi Andrea Petroselli, Riccardo Dellavalle, Riccardo Bonando. C’è chi è stato più «tiepido» con la proposta, come Viotti e Surian (Castell’Alfero): «Ci vuole del tempo, è troppo presto per una rivoluzione come questa». O decisamente a favore, come Bonanate: «Basta con questo tamburello ingessato, o si cambia o si muore».
Difficile mettere tutti d’accordo, ma, ancora una volta, è stato Marostica a dare concretezza alla proposta: «Si parla spesso di tipicità, di promozione del territorio. Chi è cosa meglio del tamburello e - se mi posso allargare - della pallapugno possono essere ambasciatori dei nostri paesi? Bisogna però tornare a investire su questi paesi, promuovendo un torneo che dia visibilità al nostro sport e ai nostri ragazzi».
Anche Dellavalle, Petroselli, Bonando, hanno concordato sulla necessità di dare «spazio ai giovani». 
Tralasciamo comunque gli aspetti tecnico-organizzativi, che poco interessano al lettore meno avvezzo alle frequentazioni sferistiche. Resta però l’opportunità da sfruttare come indicato dal «solito» Marostica: «Si parla tanto di Community dello sport, di riconoscimento europeo come territorio dei giochi tradizionali assegnata dalla Ue al Monferrato. Forse è venuto il momento di cogliere questa occasione per farla diventare una risorsa. Proviamo a ragionarci su?»
Alla fine si è concordata l’ipotesi di un altro incontro, forse il 24 novembre, sempre a Cinaglio. Chissà se ci saranno novità. 

STORIA DI COPERTINA: la formazione del Cinaglio finalista in Coppa Italia in serie B. Una stagione dai costi esorbitanti con 6 trasferte in Trentino, più Fontigo, Mazzurega, Bardolino, Malavicina e Ceresara fino a quella vittoriosa nella vicina Castell'Alfero con cui han chiuso il campionato ad un punto dal Bardolino, secondo e promosso in serie A con il Mezzolombardo.

Nel 2017 si riparte da un gruppo giovane, nuovo e motivato,  ancora diretto da Gianni Maccario con Federico Tanino, Federico Arrobio, Simone Maschio, Mattia Musso (unico confermato) e Fabrizio Campanella

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