A 38 anni ha conquistato 14 scudetti: «Castellaro è nel mio cuore, qui sono a casa»
MONZAMBANO (Castellaro Lagusello). Nel tamburello il fondocampista è spesso quello che nel calcio è il numero 10: il Capitano, l’uomo nato leader che conosce come pochi l’arte di gestire relazioni, prima umane poi tecniche. A casa dei campioni d’Italia 2016 c’è Manuel Beltrami, che mantovano non è ma che ha saputo conquistare l’affetto della gente di qui con la serietà, l’impegno, la professionalità ed il carisma.
Nato a Rovereto nel 1978, Beltrami è figlio del celebre Gigi, anima del tamburello trentino, che anche domenica ha tempestato di telefonate gli amici presenti al campo di Cavaion: «Lo vedevo giocare da piccolo - dice Manuel - era uno spettacolo che ai miei occhi non aveva uguali. Appena in età sono andato all’Aldeno, poi al Tuenno e a Castellaro dove a vent’anni ho vinto lo scudetto».
Parole uscite dal cuore, da cui straripa anche l’affetto per Federico Merighi, il suo successore: «Con lui da tre anni lavoriamo con impegno, i frutti si sono visti. Spiace solo che vada a Cavaion ma gli auguro una grande carriera». Per Beltrami il palmarès parla chiaro. 11 scudetti al Callianetto, 1 al Borgosatollo e 2 al Castellaro: «Ora vivo ad Asti - dice - e lavoro per l’ex patron del Callianetto, Alberto Fassio, sono rimasto in ottimi rapporti. Faccio una media di 40.000 km l’anno fra Asti, Castellaro e il Trentino. Ma li faccio sempre volentieri, sono felice di restare a giocare a Castellaro. È un borgo che ama il tamburello, io mi sento come a casa. Qui mi alleno 1 volta la settimana, 2 volte ad Asti e 1 a Rovereto. È lo scudetto di tutti, in particolare dell'allenatrice Stefania Mogliotti: ci ha dato un grande aiuto»
