La solitudine di Monti. Lo speaker "Caressa". Il fair play di Bacchiella

L’arma segreta dei grazzanesi: “Miliu” Medesani tecnico. E quello sguardo al cielo, ricordando Adriano Fracchia

DIETRO LE QUINTE DEL GRANDE MATCH

Se è vero che a volte bastano uno sguardo, un battito di ciglia per raccontare un’emozione, allora ci vorrebbe un capitolo speciale da dedicare a Piero Monti, l’ex sindaco di Grazzano e uno degli «eroi» dei primi scudetti di questo paese da record che cominciò a dominare sotto i bastioni nel 1976, 42 anni fa. Monti, dinoccolato e apparente emblema di una sorta di anti-atletismo, fu in realtà un terzino formidabile di quella squadra magica che schierava i Soffiantino, gli Aceto, i «Miliu» Medesani (diventato nelle ultime settimane il tecnico-arma segreta del Grazzano), i Biletta e via discorrendo. Era, Monti, uno dei più infallibili «cecchini» mai visti sotto il cordino. Un uomo che ha fatto dell’intelligenza il segno di un’esistenza discreta, mai sopra le righe: come il suo essere tifoso. Domenica se ne stava in un angolo, da solo, nella zona del rimando. Sbirciava tra le teste dei supporter e captava dalle opposte esultanze l’esito delle giocate. «Non ce la faccio - ha confessato - Soffro troppo per Grazzano e il Grazzano». Ascoltava, Monti, anche le «cronache» nei cambi campo che venivano dalla voce e dal microfono di Ivo Anselmo, l’ex arbitro di calcio ormai votato a raccontare le feste e gli eventi degli sferisteri. Un infaticabile «Caressa» monferrino, che ha sottolineato con la giusta enfasi ogni attimo della gara, coinvolgendo un po’ tutti, dal presidente federale Edo Facchetti al vice Ubbiali, a tecnici, ex giocatori. L’esperimento che dovrebbe diventare la norma per questi giochi, balòn compreso (significative la presenza e il saluto a Bruno Campagno), dove la gente a volte fatica anche a comprendere le regole.
Da lode l’organizzazione del Montemagno, con la cornice di bar, strade, piazze, viuzze, affollate. Un happening tra agonismo e tradizioni, folclore e colline. Suggestiva la scenografia concordata tra Federazione (coi dirigenti Roberto Gino, Mimmo Basso, Alessandra De Vincenzi, Riccardo Bonando) e i titolari della «Cobra» tamburelli: i fratelli Surian meriterebbero un premio speciale per quello che stanno facendo nella promozione del tamburello. Una festa vera, con le tifoserie vocianti, ma mai volgari.

E la toccante «passerella» finale di Enrico Bacchiella, autentico gentleman degli sferisteri: il patron del Moncalvo è andato a stringere la mano, uno per uno, ai vincitori, giocatori, tecnici, dirigenti. Un gesto che avrebbe certo voluto condividere col suo vecchio compianto amico-rivale Adriano Fracchia. Lui, di sicuro, da qualche parte lassù, nei cieli tersi del tambass, ha assistito con gli occhi lucidi e quella sua canottiera ballonzolante, al trionfo del nipote. Mentre a bordo campo il figlio Mauro smorzava i toni: «Abbiamo vinto, ma non esaltiamoci». E Vittorio che dopo l’impresa da capitano, insisteva: «Marletto e la squadra super. Ma io potevo fare meglio. E onore al Moncalvo». Grazzanesi, che gente.  

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