La "sorpresa” più bella è stata il pubblico: gran pienone, a Vignale, come da tradizione del torneo a muro.

Chi temeva una sorte di “esodo biblico” dopo la vicenda dello scandalo punteggi (e conseguente declassamento del Grazzano) è stato smentito. Suggestiva la “cornice” (ricca di cori e di “colore”) ma adeguato anche il contenuto, con un campione su tutti (ovviamente Monzeglio)  e i rivali del Montechiaro per il secondo anno di fila impotenti contro un avversario (il Moncalvo come il Grazzano 2016) più forte. Eppure nulla si può rimproverare stavolta a Davide Tirone e compagni: hanno dato tutto, su un campo che sicuramente non favorisce il gioco montechiarese. Ma questo si sapeva. Monzeglio (ben supportato dai suoi, sia chiaro) ha fatto capire a tutti quale sia il livello di un fuoriclasse. La differenza è quella che passa tra una Ferrari (magrai quella ammirata domenica in Ungheria) e una corsa granturismo: motori potenti, ma non a sufficienza per contrastare la superiorità di uno “così”. Resta da chiedersi soltanto se la formula del torneo sia adeguata. Con un tale bacino di pubblico (i paesi monferrini sono affollato come non mai in questo periodo) perché non pensare ad una finale andata e ritorno e eventuale “bella” sempre a Vignale? Con tutto il rispetto per la Coppa Italia, l’appeal del torneo scudettato è sicuramente maggiore e poi agosto meriterebbe sfide degne del loro nome. Ma questo è un vecchio discorso: chi vuole intendere...