L’ex coach Capusso “Credevo di essere io il limite della squadra”

«Credevo di essere il freno, ma forse non era così. Il limite non era l’allenatore».

Franco Capusso a mente fredda analizza la decisione di lasciar la panchina di Montemagno, alla vigilia del girone di ritorno della A muro. «Scelta personale, sofferta e difficile, mi sono assunto tutte le colpe con la speranza che il mio farmi da parte potesse cancellare paure nei ragazzi e far ritrovare loro entusiasmo inseguendo l’obiettivo play off» interviene il «bombardiere» di Portacomaro. Il campo, almeno per ora, ha detto altro.

Confusione domenica e secco k.o. interno contro il Moncalvo.

«Magra consolazione scoprire che alla prima uscita l’atteggiamento della squadra non è mutato - prosegue Capusso - di un gruppo che è tale solo in apparenza. Ognuno una volta in campo pensava cosa faceva il compagno, prima che a far bene. Fin dall’inizio non ho mai visto cattiveria, quella grinta che serve in tutti gli sport. Atteggiamento che non era nelle mie corde né da giocatore né da allenatore».

Il più grosso rammarico?

«Il campo ha detto che le scelte operate nell’allestimento della squadra non si sono rilevate quelle esatte. Gerbi dopo annate da protagonista è incappato in una stagione in cui non è riuscito ad entrare in forma. Su altri contavo che potessero far la differenza forti dell’esperienza. Resto tuttora dell’idea che questa rosa avesse le carte in regola per accedere alle semifinali».

Ha influito anche il calendario.

«Non vuole essere una scusante, ma è li da vedere come l’avvio stagionale sia stato dei più difficili. Non la miglior attenzione da parte degli organizzatori, per una società seria e ambiziosa che si riaffaccia sulla scena. Solo scontri diretti nei primi cinque turni, fase in cui devi entrare in condizione. Dopo la sconfitta a Moncalvo, col Montechiaro stavamo vincendo 15-9 e perdemmo. K.o. che influiscono sull’aspetto psicologico».

Da spettatore chi è il favorito?

«Dico ancora Grazzano, oltre a Fracchia c’è la dirigenza che sa sempre scegliere il giocatore giusto che sono obbligati a cambiare per via di questo sistema di punteggi che non mi è mai piaciuto. A maggio 2016 hanno puntato Marletto e ci hanno azzeccato».

E nel futuro potrebbe esserci ancora Montemagno?

«C’è profonda stima nella dirigenza. Il tamburello resta la mia vita».

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