Fracchia verso la grande sfida a Monzeglio

Mauro Fracchia e Giulio Griffi: “Fipt dia più dignità al muro”

Tambass, dai confronti sul campo alle proposte di cambiamento

Dopo un avvio un po’ stentato, il torneo di tambass a muro sta ritrovando i suoi protagonisti: il Montemagno in primis, che è indietro solo sulla carta, avendo dovuto affrontare un «girone di ferro» subito all’inizio, senza forse raccogliere tutti i punti che meritava. Ma, soprattutto, sui campi sotto i bastioni si sta registrando un pienone di spettatori come da tempo non si vedeva. Delle nove iscritte alla kermesse, almeno quattro paiono assolutamente competitive: il Grazzano di Vittorio Fracchia, campione in carica, il Moncalvo di Alessio Monzeglio, il Montechiaro di Davide Tirone, attuale capolista e lo stesso Montemagno. Tutte rigorosamente in ordine alfabetico e non di pronostico. A queste potrebbe aggiungersi il Vignale, mentre appaiono più staccate Tonco, Castell’Alfero, Calliano e Portacomaro. 
Testa a testa
E senza dimenticare che domenica ci sarà un’altra sfida da «tutto esaurito»: a Grazzano si fronteggeranno i padroni di casa, cinque volte scudettati nelle ultime stagioni e il Moncalvo di quello che è il più titolato (in senso assoluto) tra i capitani, Alessio Monzeglio, l’unico a vantare anche scudetti nel torneo open di A e che l’anno scorso venne tolto dai giochi da un serio infortunio a una gamba.
Si dice nell’ambiente che Fracchia conti da settimane, mesi, anni, l’occasione per reincontrare Monzeglio dopo un memorabile «testa a testa» a Vignale da cui il grazzanese uscì sconfitto. 
È passato del tempo e Fracchia (che ha grinta e determinazione da cavallo di razza) vuole dimostrare che le gerarchie si sono invertite e resta lui l’indiscusso numero uno sotto i bastioni.
Come innovare
Ma non tengono banco solo le questioni tecniche. Domenica a Montemagno un altro Fracchia, Mauro, il padre di Vittorio (che per sua stessa definizione è stato un «buon mediano» di questo sport: eccellente, anzi straordinariamente efficace, aggiungiamo noi) facendo rimarcare il pienone di tifosi, ha ribadito: «Questo patrimonio di pubblico è una prerogativa del “muro”. È una realtà che la Federazione non può ignorare, anche se il nostro torneo dovrà adeguare e alzare in futuro la qualità dell’offerta per le squadre ai nastri di partenza». 
Sulla stessa linea d’onda il patron del Montemagno, Giulio Griffi: «Qui abbiamo un seguito che da altre parti si sognano. Il muro non è solo folclore. Se il tamburello vuole rilanciarsi, deve riservare più spazio ed attenzione a quello che capita nei nostri paesi». E prende corpo una proposta: perchè non «copiare» dal primo storico torneo a muro del Monferrato che negli Anni ’70 lanciò nel firmamento tamburellistico un certo Castell’Alfero di Cerot, Riva, Uva, ecc ecc? Si potrebbero per esempio disputare le finali playoff per lo scudetto della A open con la vincente del torneo a muro. Lasciando che le sfide per il titolo siano a campo libero, come da regolamento. Ma sarebbe un modo per ridare dignità anche istituzionale «assoluta» al torneo monferrino, che si potrebbe allargare a più squadre, inserendo i giovani. È solo una proposta, ovvio, tutta da «ragionare». Ma anche qui, come avviene per il balòn, o si prova a cambiare o si rischia l’empasse. E un presidente federale illuminato come ha subito dimostrato di essere Edoardo Facchetti non potrà non tener conto di questi segnali che arrivano dai «territori vocati» del tamburello. Anzi, del tambass. 

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