La grande finale di Vignale

 

Sicuramente, credo che Piccinelli mi perdonerà per l'uso iniziale dell'avverbio,  è stata una delle più belle finali degli ultimi anni anche per la classe e la potenza delle due squadre che hanno dominato l'attuale stagione del tamburello a muro.

Alla fine Grazzano Badoglio e Montechiaro si sono trovate di fronte a Vignale per contendersi l'ambito premio. Molti i motivi di discussione dopo un'annata piuttosto travagliata: in primis la presenza di Matteo Caggiano a Montechiaro dopo due vittorie nella legione avversa, proprio a Grazzano, che puntava invece decisamente al "triplete", secondo un termine spagnoleggiante già entrato di diritto nel nostro vocabolario. Finalmente il pubblico delle grandi occasioni non solo dai paesi impegnati nella finale ma da tutto il Monferrato ed anche oltre: un pubblico caldo, vociante, affettuoso, tifoso con non mai, che mai ha mai superato il limite di insofferenza se non per qualche motivo di troppo attaccamento ai colori, ampiamente giustificabile visto l'ambiente e la posta in palio.

Il Montechiaro ha portato addirittura la sirena antincendio (credo sia quella usata alla Festa delle Sagre) mentre Grazzano portava il proprio tifo infernale con qualche sfottò in direzione Moncalvo che, evidentemente è poco sopportato, almeno dal punto di vista sportivo. Quando l'arbitro fischia alle sedici l'inizio della gara l'atmosfera è alle stelle, tagliabile anche con un coltello poco affilato. Parte bene il Grazzano, con qualche fallo di troppo di Caggiano che evidentemente si sente a disagio contro gli ex-compagni. I primi commenti parlano già di partita finita, sbrigabile in poco tempo, tanta sembra la differenza in campo. Poi qualcosa s'inquadra e poco a poco si intuisce che sarà invece partita vera.

Ormai i patemi iniziali sono stati assorbiti e si gioca in uno stadio ribollente di consigli e di mugugni per qualche occasione persa banalmente dai propri beniamini. Si gioca corto e si tocca poco il muro e molti quindici si trovano al largo, dove è difficile il cambio di mano: favorito Sandro Appiano che essendo mancino si trova a proprio agio in un mondo di destri. Finalmente riesce il colpaccio al Montechiaro che per la prima volta incamera tre giochi di seguito e si porta a ridosso degli avversari: a questo punto occorrono i cambi alla sirena perchè il tifo ogni tanto costa fatica. Adesso la partita è bella, sofferta ma davvero entusiasmante. Tirone e Teo entrano in sintonia mentre Redoglia, nonostante qualche colpo di classe non riesce a decollare completamente.
 
Dalla parte opposta sempre presenti Fracchia e Biletta mentre pian piano si impone la personalità di Appiano che alla fine sarà determinante, come su quel 40 pari, sul 16 a 13, quando la sua pallina finisce la in fondo dove le righe convergono tra muro e terra che di fatto cancella gli uomini di coach Morrone dall'ultimo, estremo tentativo di rimonta. Alla fine follia aleramica e prevista, dovuta, invasione di campo con i tifosi alla ricerca del primo abbraccio con i propri beniamini, uniti in una incancellabile fotografia di rito da immortalare nell'archivio di casa. Considerazione finale: gare come queste riportano la vita negli sferisteri, alimentando un fuoco di passione su una disciplina che ha bisogno di ritrovare i valori propri dell'ambiente nel quale è cresciuta e prosperata nel tempo.
 
Grinta, cuore, desiderio di primeggiare sono sentimenti che uniscono i paesi ma occorre sopratutto ritornare al sano campanilismo di un tempo quando giocatori e tifosi erano uniti da vincoli quasi indissolubili: paese contro paese, campanile contro campanile, quando il suono delle campane sorvolava le colline ad annunciare la vittoria dell'una e dell'altra squadra. Questo vogliono i tifosi ed anche i semplici simpatizzanti che accorrono magari per passare ogni tanto un pomeriggio diverso. Ieri la presenza di un pubblico immenso di presenze ma anche di cuore e di generosità ha chiesto, tra le righe, agli addetti ai lavori un momento di studio e di riflessione per studiare e partorire le giuste soluzioni, magari con un possibile ritorno al passato che come sempre, dall'alto delle esperienze vissute, si dimostra sempre un ottimo insegnante di vita. 
 
Didascalie: Alessandro "Dandino" con la sirena, il grande pubblico, Luigi Casalone capitano del grande Castell'Alfero a muro degli anni 60, la gioia dei vincitori, la premiazione, l'ex presidente del Comitato di Asti Silvano Rosso saluta Davide Tirone, il leggendario "Panucci", i tifosi e le tifose grazzanesi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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