I giovani a scuola di balon dal leggendario campione Felice Bertola.

I giovani a scuola di balon dal leggendario campione Felice Bertola. 
La rinascita dell’interesse per lo sport della pallapugno è anche dovuta al fiorire di centri di addestramento in varie zone della Granda. Volenterose società e istruttori, spesso ex giocatori, coltivano vere e proprie scuole di balon in numerosi centri, con corsi anche a Estate Ragazzi e nelle scuole. Un po’ come nel Rinascimento, quando per diventare pittore e scultore si andava a bottega da artisti affermati.
Oggi dal campionissimo dei decenni passati, come i ragazzi che prendono a pugni il pallone a Gottasecca guidati da Felice Bertola e dal sindaco Adriano Manfredi, ex giocatore pure lui con cinque scudetti in serie C. Mercoledì pomeriggio era la volta dei «promozionali», ragazzi di otto-dieci anni accompagnati dai genitori anche dai paesi vicini, in particolare Camerana.
Gottasecca, ultimo paese della Granda al confine con la Liguria, 130 abitanti, ha uno sferisterio da fare invidia a località ben più vaste. Ed è sullo sfondo del muro d’appoggio colorato dai vari scudetti conquistati che l’ottantenne Felice Bertola si fascia il pugno insieme ai ragazzi e poi inizia la lezione, mentre la sua cagnetta Linda s’intrufola festante. «Al ricaccio, dovete attendere il pallone e poi andargli incontro per colpirlo», raccomanda. La palla per i ragazzi pesa 120 grammi, 40 in meno di quelle degli adulti. «Stai di fronte alla palla, non di fianco», suggerisce a un altro ragazzo Adriano Manfredi. «Per battere, corri avanti con il balon in mano – fa vedere Bertola –, poi lo lanci in alto e ti giri per colpirlo». E oltre a far vedere il punto esatto del pugno sul quale va colpita la palla, mostra loro uno dei colpi per cui andava famoso: la battuta con la mano aperta.
Quindi Felice e Adriano si dispongono a battere da una parte del campo, a turno Nicolò, Leonardo, Andrea, Edoardo, Lorenzo ricacciano al volo o al salto e andrebbero avanti all’infinito se non stesse scendendo la sera. Nel pomeriggio il quindicenne Alessio e alcuni coetanei avevano palleggiato a lungo per conto loro, mentre Viola Cavallini, quarta liceo scientifico a Torino e la sedicenne cuneese Letizia Raviola, in vacanza in quel paese dei loro avi, provavano a fasciarsi il pugno, sull’esempio delle ormai sempre più numerose ragazze che giocano al balon.
Ma poi la sera, sotto i riflettori che illuminano lo sferisterio, ragazzi e ragazze agli ultimi sgoccioli di vacanza in quel luogo ameno, si divertono con un gioco ibrido della pallapugno che si sono inventati loro. «Tra noi lo chiamiamo “Pallamh”, un po’ pallapugno un po’ pallavolo», ai bordi funge da direttore tecnico e arbitro la nonna di Viola, Lucetta, vedova dell’ex sindaco Francesco Germano, cui si deve l’inizio della costruzione dello sferisterio. «Con la riapertura dell’anno scolastico – dice l’attuale sindaco Manfredi – il paese si spopolerà dei villeggianti che lo ravvivano in estate e anche la nostra scuola di balon chiuderà i battenti. Però la Polisportiva Gottasecca non chiude. Quest’anno abbiamo partecipato al campionato di serie B, la nostra giovanile ha vinto la Coppa Italia, coltiviamo tuttora il sogno di allestire un team di serie A».
Manfredi è consigliere della Federazione italiana pallapugno, di mestiere lavora alla Simic di Camerana, un’azienda meccanica all’avanguardia in Europa: collabora al «Progetto Iter» dell’impianto pilota di fusione nucleare in Provenza e il piccolo Lorenzo Barbero col pugno fasciato nonostante un po’ influenzato è figlio della titolare e manager Marianna Ginola. Un contributo per l’attività pallonistica lo offre l’imprenditore venezuelano Giovanni Clerico, originario del paese.
Felice e la moglie Lina dividono la loro residenza tra Gottasecca e Alba, la loro bella casa con molte coppe, foto e maglie del campione si trova di fronte all’ex osteria paterna, dove il piccolo Felice tirò i primi pugni al pallone. È ormai notte quando ci mostra il tetto della casa in quella via Ravina sulla quale il «campau» lanciava il balon alla pantalera che lui bambino ricacciava sullo stretto vicolo in salita. Quella fu la sua bottega di formazione, ora il maestro insegna ai ragazzi nel modernissimo sferisterio, come nel Quattrocento il Perugino che, dopo aver imparato a dipingere nella bottega del Verrocchio insieme a Leonardo e Botticelli, insegnò poi a Raffaello e al Pinturicchio. Magari tra quei ragazzi che palleggiano con Felice e Adriano cresceranno gli artisti del balon degli anni a venire.

Tweet

Dona al sito Tambass.org
E dai, offrimi un calice di vino!
Siate generosi, per favore

Meteo

giweather joomla module

Facebook Slider Likebox

Login

Facebook Slider Likebox

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti. Per informazioni o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie leggi la nostra Cookie Policy Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando su qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni sui Cookies e su come disabilitarli, potete visitare la nostra pagina di privacy policy.

  Accetto i Cookie da parte di questo sito.