Intervista ad Alessandra De Vincenzi

Altra persona che si è messa particolarmente in luce quest’anno è stata Alessandra De Vincenzi. Dirigente della società Monale, una splendida realtà che investe molto sui giovani, consigliere federale e direttrice tecnica della nazionale azzurra femminile al primo campionato europeo, chiuso con un trionfo netto.

Con lei abbiamo fatto alcune considerazioni tecniche. 1. Monale è una bella realtà femminile con un settore giovanile promettente. Quest'anno la società fa anche l'indoor maschile e femminile, come è nata l'idea?

Con i ragazzi l’idea è nata a seguito dell’esperienza vissuta al primo Campionato del Mondo Indoor e dalla voglia di vivere il mondo indoor non solo come spettatori, ma anche come protagonisti. Con le ragazze è nata da una mia proposta fatta all’allenatore Giancarlo Lanzoni. Le giocatrici sono tutte molto giovani ed insieme abbiamo concordato che un’esperienza di così alto livello avrebbe sicuramente contribuito alla loro crescita sportiva e personale.

2. Da allenatrice della squadra maschile, un primo bilancio delle prime gare?

Come tutti i neofiti ci affacciamo a questa specialità in punta di piedi e con tutto da imparare, ma il bilancio è sicuramente positivo.

3. Come ti trovi nella tua nuova veste di allenatore?

Per me non è una veste nuova, seguo i più piccoli, le ragazze della Serie A open da qualche anno, ma ogni esperienza è un’esperienza a se. Sono tante le cose che deve saper fare un allenatore, dagli allenamenti alla partita, ognuno opera secondo il proprio carattere, la propria esperienza sportiva e di vita personale. Per farti un paragone calcistico, non mi piacciono gli allenatori in stile Mourinho, preferisco lo stile Lippi: una sua frase in particolare mi piace del tecnico toscano: “da soli non si vince” come a dire che uno può essere il più forte giocatore del mondo, ma la squadra è tutto.

4. Ti aspettavi di mettere in difficoltà una squadra esperta nella specialità come il Noarna?

Con il Noarna è stata una bella sfida, sono stati bravi loro ad inseguirci ed approfittare di alcuni nostri momenti di “defaillance”. Giocare due partite di seguito ha avuto il suo peso ed abbiamo pagato dazio contro il Noarna. Sinceramente non mi aspettavo che il Ragusa ci avrebbe messo così in difficoltà, in quella partita abbiamo avuto la prova tangibile di quanto questa specialità sia al servizio del giocatore e non della tecnica “pura” a cui siamo abituati.

5. Molte volte, si sente dire tamburello "sport minore". Certo arrivare ai livelli del calcio, pallavolo, basket è impossibile, ma secondo te è possibile far crescere questo sport in altre realtà d'Italia come il centro e il sud?

Io credo che nulla sia “impossibile” per definizione. Qualunque atleta, dirigente o appassionato di un qualsiasi sport non potrebbe mai sentire il proprio sport etichettato come “minore” ed il primo passo è proprio questo, credere nelle grandi potenzialità del nostro sport. Ci mancano i mezzi finanziari per fare il salto di qualità, ma non ci manca certo l’appeal . E’ da illusi pensare che al centro o al sud possano fiorire sferisteri dall’oggi al domani, ma il tamburello visto e giocato nelle sue declinazioni indoor e tambeach sono il nostro futuro e possono essere la nostra àncora di sopravvivenza. ​

6. Per chiudere un ricordo piacevole agosto 2014 Mezzolombardo, conquista del titolo di campione d'Europa. Racconta un po' quelle che sono state le tue sensazioni, ed emozioni

Il titolo europeo è stata una delle più belle emozioni sportive della mia vita. La nomina da parte della Giunta federale mi ha sorpreso. Credo di essere la prima figura femminile a guidare una Nazionale nel nostro sport. Arrivavamo da due anni di sconfitte contro la Francia e da una difficile Coppa Europa in cui l’Alegra Settime era riuscita ad imporsi contro la squadra francese solo dopo una partita molto combattuta. Credo di conoscere buona parte delle ragazze del settore femminile ed avrei avuto più di un motivo per convocarle tutte, ma come sempre succede in questi casi, si devono fare delle scelte e sono stata fortunata a poter scegliere ragazze che oltre alle grandi capacità tecniche, hanno dimostrato di essere vere atlete professioniste al completo servizio della maglia azzurra. Il gruppo si è amalgamato in poco tempo, ci siamo subito capite e la cosa mi ha fatto piacere perché come dicevo prima, non amo gli individualismi. Nella mia visione di gioco la squadra è tutto e così è stato! Il finale, quel secco 13-1alla Francia sono delle emozioni che difficilmente dimenticherò.

7. Come vedi il futuro del tamburello?

Come già detto il nostro sport ha un grande potenziale (economico e di divulgazione) assolutamente inespresso. Tanti di noi sono nati e cresciuti sugli sferisteri, ma il futuro, se vogliamo aiutare anche la tradizione, è sulla sabbia e nelle palestre. A Barcellona ed in Brasile si giocano i più grandi tornei di tambeach, nel sud Italia, ci sono realtà, dove il tambeach, ha sostituito il beachvolley, Questo significa visibilità, sponsor, ritorno economico

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