Quando i mantovani “conquistarono” gli sferisteri monferrini

Il fuoriclasse mantovano Anni ’60-70 Marino Marzocchi «Mara»

CONVEGNO NELLA CITTA' VIRGILIANA

Un singolare “viaggio della memoria” tra due terre che furono dominio di Gonzaga. Tra ricordi e riflessioni.

I primi furono Marino Marzocchi «Mara» (per molti il più grande tamburellista di ogni tempo: ma ovviamente la definizione, come per tutte le leggende dello sport, va presa col beneficio del dubbio) e Mario Riva, Bovi e Cagna, poi Coghi e Munister, Malpetti Pellizzaro, Martelli e Pedrazzoli. L’elenco è (quasi) infinito: si parla dei campioni mantovani e lombardi («Braccio d’oro» Cagna era della Bassa cremonese) che infiammarono le sfide negli sferisteri del Monferrato, tra gli Anni ’60-70. Magnifici «tamburellisti di ventura» protagonisti di un’epopea probabilmente irripetibile (per coinvolgimento del pubblico, interesse, seguito nei paesi) che sono stati evocati e rievocati in un inedito convegno tra storia e sport nel palazzetto «Arena» di Mantova, seguendo un (non solo) ideale filone culturale legato al dominio dei Gonzaga dal Mantovano al Monferrato (astigiano, alessandrino, casalese, acquese). Ne hanno parlato un grande storico dell’Accademia Virgiliana, Roberto Signorini con Enzo Cartapati, carismatica guida della Federazione regionale e storico del tamburello. con Giancarlo Rizzi (Fipt Mantova), il delegato Coni mantovano Giuseppe Faugiana e l’assessore comunale allo Sport di Mantova Paola Nobis. Con loro Mimmo Basso (presidente Fipt Asti) e il fenomenale Aldo «Cerot» Marello, autore di un «omerico» intervento. Il dibattito (seguito in diretta streaming» da Luigi Musso, del «Tambass») ha chiuso la giornata dopo una bella sfida indoor giovanile Piemonte-Mantova vinta dai «virgiliani»con alcuni interessanti talentini (tra cui una delle figlie del chiusanese Andrea Petroselli).

Grande impegno degli organizzatori, bella l’idea di unire i due territori vocati ( Mantovano e Monferrato: non solo per il tamburello, ma anche per turismo, patrimoni Unesco, enogastronomia di qualità, monumenti, storia), ma scarsa partecipazione, in primis dei vertici federali nazionali e ormai quasi abituale «indifferenza» degli stessi appassionati e addetti ai lavori. Succede (ahimè) nel Mantovano come nel Monferrato: dove spesso si ricordano i «tempi belli» (con i «memorabili» Anni 60-70) ma non si va oltre l’aneddoto, le citazioni anche dotte, la celebrazione di personaggi che hanno segnato un’epoca. Si avverte - come dire- il senso dell’mancanza di una «grande prospettiva», di un Rinascimento anche culturale del tamburello e degli sport sferistici in generale. Il convegno di Mantova, nonostante le assenze (che fanno rumore più delle presenze, peraltro qualificate e autorevolissime al dibattito: di qui il doppio rammarico) ha lanciato a suo modo il segnale della necessità di un cambiamento di rotta. Se non si vuole confinare il tamburello (e gli sport degli sferisteri) in una sorta di «riserva indiana» forse è il caso di non indugiare oltre. Sperando che qualcuno sappia che fare. E come farlo. 


 

 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti. Per informazioni o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie leggi la nostra Cookie Policy Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando su qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni sui Cookies e su come disabilitarli, potete visitare la nostra pagina di privacy policy.

  Accetto i Cookie da parte di questo sito.