Federico Raviola, 25 anni
In attesa della sfida scudetto bis con Dutto
Con Federico Raviola e il suo Cuneo a un passo dallo scudetto del balòn (bisognerà attendere però il ritorno di sabato, proprio a Cuneo, contro Dutto, per sapere come finirà - sarebbe peraltro un clamoroso colpo di scena l’ eventuale ricorso alla «bella» - ) alcune considerazioni s’impongono.
1) Raviola è ad una sola sfida dalla storia: se dovesse farcela vincerebbe l’atleta che più di ogni altro quest’anno ha dimostrato continuità di rendimento ad alto livello, una raggiunta maturità agonistica abbinata ad una preparazione perfetta che gli hanno consentito (vedi con Campagno e con lo stesso Dutto) di riprendersi partite che sembravano già perse, con rimonte sensazionali. Certo una consistente fetta di merito va ripartita con la squadra, a cominciare dalla «spalla di lusso» Paolo Danna (che sicuramente ha giocato un ruolo determinante nella sin qui perfetta annata del giovane capitano), il tecnico, la società (un modello organizzativo), gli sponsor.
2) Comunque andrà la sfida scudetto, Dutto ha onorato come meglio non poteva la sua stagione: a chi ha una memoria sportiva solo un pochino più «longeva» ricorda per certi versi un compianto tennista americano, Vitas Gerulaitis che negli anni del mitico Borg diventò l’icona di un tennis bello e spregiudicato, anche se poi il riccioluto talento di Brooklyn fu irrimediabilmente respinto ogni qualvolta si trovasse a sfidare il fenomeno svedese.
3) Gli organizzatori (la Federazione in primis) saranno contenti perchè per la prima volta dopo molti anni si è spezzato il «duopolio» Vacchetto (Massimo)-Campagno,anche e non solo per i noti problemi fisici toccati all’ormai ex Tricolore dell’Araldica. Quindi spazio alle «novità» in vetta.
4) E qui torna la «regina» di tutte le discussioni sferistiche (vale anche per il «cugino» tamburello). E cioè, come si «equilibrano» i tornei? Per ora , sempre più di frequente, ricorrendo ai famigerati «punteggi»: cioè, tendenzialmente, togli un giocatore più forte al campione e gliene affianchi uno più debole. Ma quanto «più debole»? Ovviamente tutto è affidato ad una serie di combinazioni da «club dell’algebra». Il risultato, è stato per esempio che quest’anno i due «big» si sono trovati ad avere al fianco compagni modesti (usiamo, per qualcuno di loro, un eufemismo...)
5) Il ragionamento dei punteggi diventa conseguenza «logica (non condivisibile, ma logica) per qualsiasi Federazione. Se tu non hai atleti adeguati a ricoprire tutti i ruoli e devi garantire comunque lo spettacolo, cerchi «artifici» (sono compresi in questa casistica anche i «vantaggi» di metri in battuta) per equilibrare le prestazioni.
E se tra i battitori il vivaio ha dato frutti eccellenti perchè comunque (Raviola a parte: lui merita già di essere considerato «un grande» a prescindere) sono cresciuti altri giovani «capitani» (la maggior parte dei quali cuneesi e di cui Dutto è l’espressione migliore in questa annata) non così avviene per gli altri ruoli (spalle e terzini).
6) Il problema di fondo resta quello che sottolineava anche Massimo Vacchetto, qualche tempo fa: «Se io mi dedico a tempo pieno al balòn e poi con me giocano ragazzi che per “vivere” devono fare altri lavori, è chiaro che non posso pretendere da loro di sottostare a chissà quali metodologie di allenamento. E quindi o hanno talento, oppure ti adegui». Come dire: un conto è avere Bolla terzino, un altro trovarsi al fianco un «carneade» qualsiasi che per un gioco di bussolotti assurge al ruolo di «scudiero del re».
7) Senza dimenticare che in questi «ragionamenti» si potrebbero (dovrebbero) forse affrontare altri discorsi legati al marketing e agli sponsor (tra loro mettiamo anche «benefattori» come il notaio Vincenzo Toppino) non di rado relegati al ruolo di «ufficiali pagatori» senza reali ricadute almeno d’immagine come invece avviene in altri sport. Oppure al fatto che i confini geografici del balòn giocato ad alto livello si siano ristretti a livelli preoccupanti (basta citare per tutti il «caso Liguria?). E senza stare a citare le presenze sui «media» (giornali, tv) che si contraggono in modo esponenziale pure nelle cronache locali specie quando il balòn (ma anche il tamburello) si trova a coesistere con gli sport stagionali più gettonati» (calcio in primis).
8) Ma vorremmo anche sgombrare il campo dal solito luogo comune di chi dice che «una volta era meglio, i campioni erano più campioni, lo spettacolo migliore». È vero, una volta, nel tempo contadino degli sferisteri, il ricambio generazionale era assicurato da giovani «figli della terra» (non solo loro ovviamente, ma anche tutto il mondo dei paesi che ruotava attorno all’economia agricola), perché quelli erano gli unici momenti di svago e di gloria indotta che si offriva a chi restava a vivere in quei territori. Il mondo (per dirla con Lapalisse) è cambiato: i giovani, in tutti gli sport, intorno ai 20 anni, spesso lasciano la pratica sportiva agonistica, vuoi per motivi di studio o di lavoro o perché, semplicemente, cambiano magari paese, città.
9) Appare evidente che negli sport cosiddetti «tipici» come quelli sferistici, il ricambio diventa fisiologicamente ancora più problematico. Ma da qui a dire che un Campagno, un Vacchetto, un Raviola, un Dutto e via discorrendo, non siano pari ai grandi del passato, ce ne passa. Sono invece (super) atleti a tutti gli effetti, che lavorano costantemente per raggiungere un obiettivo di alto livello. Ecco, forse, un’altra delle «mission» da affidare al balòn: far riconoscere e (ri)dare dignità e valore alle imprese dei campioni di oggi, che altrimenti restano circoscritte al sempre più limitato «circo» dei soliti noti.
10) La vera sfida resta quella di una disciplina «obbligata» a crescere per non restare «soffocata» tra le pieghe di questo mondo globalizzato che penalizza le tradizioni e i localismi: anche nello sport. Come se ne esca è difficile dire. Nessuno ha ricette miracolistiche in tasca. Ma, forse, qualche volta, farebbe bene anche solo parlarne. Anche adesso che il torneo scudetto volge al termine. E comunque vada a finire avrà un degno vincitore. Raviola o Dutto che sia.