La settimana dei due Massimo Vacchetto torna, Berruti fa festa

Campioni nel tempo. Massimo Vacchetto  tornato domenica in campo a Spigno.

Il campione di oggi e quello di ieri protagonisti in campo e fuori

Chi non «ha più l’età» o ha lasciato la dolce ala della giovinezza, ogni volta che sente quel richiamo-incitamento negli sferisteri del balòn ha un sussulto, un brivido: «Forza Massimo, dajè Massimo». Due nomi che hanno fatto, stanno facendo la storia del balòn: uno, Berruti, ha compiuto da poco 70 anni e venerdì, nella sua Rocchetta Palafea li festeggerà e verrà festeggiato nel salone della Pro loco con e dal sindaco Giuseppe Gallo, da Michele Torielli (Pro loco), dalla Polisportiva che continua a tenere alta la bandiera della «pantalera», dai suoi compaesani, da tanti tifosi e dal suo grande rivale di sempre, per sempre (ma solo sul campo) Felice Bertola. Hanno dato l’adesione all’evento anche i due grandissimi di adesso, Bruno Campagno e, appunto, Vacchetto, il Massimo di oggi, tornato domenica Spigno a giocare contro il fratello Paolo, nel derby Araldica, dopo quattro mesi di stop per l’operazione alla spalla destra. Sarebbe (sarà) bello vederli insieme, i campioni di oggi e i i fenomeni di ieri, a Rocchetta: Berruti che sembrava accarezzare appena la polvere dello sferisterio, tanto era in volo, proteso a colpire il pallone; e Bertola che sembrava un dio greco, nato per il pallone, furbizia e finezze contadine. 

E i due di oggi, Massimo e Bruno, atleti e uomini strepitosamente ricchi di umanità e intelligenza non solo agonistica nel loro modo diverso (come è giusto che sia) di essere rivali.
I risultati di questo avvio di stagione e quello che verrà conta relativamente di fronte a questo evento che venerdì potrebbe riunire il bello e i Massimi di questo sport che vive sulle rivalità, sul confronto diretto, sul mistero di atleti grandissimi che ogni volta si rimettono in discussione nell’eterno divenire delle sfide.
È stato così per Bertola e Berruti; è così per Campagno e Vacchetto. È il gioco delle parti, che si guardano e si specchiano nel rivale. Poi, magari,  il tempo passa, ma il mito resta. Ecco perché non ci sarà mai tramonto nei loro duelli: solo bellezza. 

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