Il commosso ricordo di Claudio Dal Col
Il drammatico, palpabile profondo silenzio sceso dall’anfiteatro innevato delle montagne sul sagrato della chiesa di Robella al momento dell’arrivo del feretro è stata la miglior testimonianza del profondo affetto instaurato da Claudio Dal Col con gli amici e con le persone con i quali ha trascorso i pochi anni della sua vita, stroncata in un frangente durante il suo divertimento preferito, in un modo così, semplicemente incredibile.
Claudio si poteva definire un personaggio ante-litteram, istrionico, clownesco, comunicatore come pochi, gaudente, gioviale, felice di portare e ricevere affetto: lo definirei uno di quegli uomini fatti a mano, dei quali si è perso lo stampo.
La sua presenza ha addirittura impedito che la cerimonia degenerasse, come spesso succede, in uno squallido e sciocco cicaleccio che finisce per disturbare il momento che dovrebbe essere, di profonda tristezza.
Si è scritto tanto sui suoi diversi interessi sportivi; del suo affetto per il tamburello, creando dal nulla con alcuni appassionati il Torneo a Rioni di Murisengo: della passione per la pesca subacquea e come la sua dipartita abbia letteralmente «sbancato» i siti per i contatti sui vari mass-media. Per questo non andrò oltre alle poche parole già scritte proprio per non offendere la sua multiforme personalità.
Per gli amici è già entrato nel mito ed il suo ricordo aleggerà per tanti anni sulle colline del suo amato Monferrato che, come già scritto, non hanno bisogno di parlare per farsi capire: basta avere la pazienza, la voglia e la sensibilità di ascoltare, proprio come sapeva fare lui.