Raviola, il terzo incomodo nella lotta scudetto del balòn

Si è discusso a lungo di punteggi e «riequilibratura» del campionato di pallapugno, contro lo strapotere dei due «grandi», Vacchetto e Campagno.

Ora, il primo è già in finale per il titolo (andata sabato 21 alle 14,30 a Castagnole Lanze, nella «casa» dello squadrone Araldica), mentre il secondo (Campagno) dovrà ancora sudarselo questo traguardo, perché con la sua Torronalba Canalese è chiamato alla «bella» nella semifinale (sabato 14, alle 14,30, a Madonna del Pasco) contro il Cuneo di Federico Raviola. Il giovane portacolori della squadra della «Granda» domenica ha ribaltato l’8-11 dell’andata a Canale, imponendosi (11-9) e ha riaperto i giochi.
Raviola, classe 1993 come Vacchetto, laureando in Scienze Motorie, atleta intelligente e educatissimo, si è confermato così come «terzo incomodo» del torneo, candidandosi autorevolmente ad entrare in lizza la conquista del titolo. 
E qui, una prima riflessione s’impone, proprio a proposito della querelle sui punteggi: quando si parla di «indebolire» (di fatto) le compagini dei due campioni attualmente più titolati sulla piazza, proprio per equilibrare il torneo, ci si dimentica invece di perorare e perseguire un’altra politica. Che è quella di far crescere «altri» campioni, da opporre ai due big. Raviola, in un certo senso, è il testimonial ideale di questo paradigma. Lo scorso anno fu già finalista, complice la forzata assenza di Campagno per un infortunio. E anche quest’anno sembrava destinato a recitare lo stesso ruolo da «primo rincalzo» di lusso per il titolo, fino a quando il canalese non è rimasto vittima di un nuovo guaio muscolare che lo ha tenuto per circa un mese e mezzo lontano dai campi. Campagno è rientrato in tempo per le semifinali, ma non sembra ancora aver ritrovato quella splendida condizione che lo aveva accompagnato nella prima e seconda parte di stagione. Ma, attenzione, a non sminuire i meriti di Raviola, che a Cuneo deve sopportare anche la «pressione» di tutto un team e tutto un territorio pallonistico che ha in lui il faro indiscusso.
Federico, spesso pungolato in tribuna dal padre Ezio, appassionato ma molto severo ed esigente (sportivamente parlando) nei confronti del figlio, ha mostrato un’indubbia crescita di condizione, nella fase finale della stagione, sia nel passato torneo che in quello attuale. Segno di una preparazione mirata per essere al top al momento giusto e anche di una condizione mentale e psicologica adeguata al contesto. Raviola è un ragazzo sensibile e molto, molto professionale e può e vuole «cogliere l’attimo» se appena si presenta.
E il discorso torna là, ai vituperati punteggi. Perchè la morale è questa: il balòn, come qualsiasi sport, vive di campioni. Ed è sulla crescita di questi che bisogna puntare, piuttosto che lavorare sugli algoritmi delle graduatorie individuali. Semplicemente servirebbero più Raviola e lo spettacolo verrebbe da solo. 

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