Il balòn ad una svolta epocale. Ma deve dare spazio ai campioni

Il mondo del balòn in fermento dopo le richieste dei "big". Vacchetto e Campagno chiedono nuove regole.

Campagno e Vacchetto, i due grandi lasciati soli nella loro “battaglia”. Una querelle extrasportiva infiamma il finale di stagione.

In foto le tribune gremite a Castagnole Lanze (Asti) per una sfida tra Vacchetto e Campagno

Quello che sta avvenendo nel mondo del «balòn» ha del paradossale. La serie A (massima espressione di questo sport) è reduce da due terzi di stagione che si fatica a non definire fallimentari sul piano di interesse e presenze in tribuna. Perchè di questo bisogna parlare: il pubblico latita e, a fronte di biglietti di ingresso che vanno dai 10 euro della prima fase, ai 13 della seconda e ai 15-20 delle finali, lo spettacolo offerto è poca cosa. E non basta a «sanare» il bilancio delle presenze qualche partita più combattuta in questa macchinosissima fase di qualificazione alle finali scudetto.
Gli appassionati del resto sanno che il risultato è spesso (quasi sempre scontato) quando «gli altri» hanno di fronte i due «grandi», Massimo Vacchetto (Araldica Castagnole Lanze) e Bruno Campagno (Torronalba Canalese). I quali, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di lanciare un gigantesco «sasso nello stagno» dell’indifferenza; dopo aver provato a chiedere una «revisione» del meccanismo dei punteggi (che li penalizzerebbe nel 2018) hanno dapprima minacciato lo «sciopero agonistico» nella finale di Coppa Italia a Ceva (vinta sabato sera 11-9 da Vacchetto) e poi, anziché ritirare i premi, hanno reso noto, «urbi et orbi» il loro malcontento, al microfono dello speaker nello sferisteristerio cebano. 

Dibattito aperto
L’argomento tiene ora ovviamente banco, ma, curiosamente, incomprensibilmente (di qui il paradosso, aggiungiamo noi) pochi sembrano avere sposato la tesi dei due grandi. Quasi che il loro fosse uno sfogo «infantile», la paura di uscire sconfitti da incontri contro squadre più attrezzate. In tanti sostengono che «tanto il battitore nel balòn vale da solo due terzi di squadra».
Ma pochi sembrano aver capito quello che invece appare come un autentico «sos» lanciato da due campioni che farebbero invidia a qualsiasi sport più celebrato. I due (ex) rivali, almeno fuori dal campo, non portano solo avanti una «battaglia personale» (più ho la squadra forte, più vinco e più guadagno) ma hanno intuito prima di altri che il «vecchio balòn» andrebbe ringiovanito, rinnovato, rinvigorito e che solo offrendo spettacolo ad alto livello si può proporre un modello anche di marketing e impreditoriale a cui ispirarsi. Vacchetto e Campagno hanno inoltre chiesto ai dirigenti federali di riportare il balòn nelle piazze storiche dove non si gioca più e in quella Liguria dove si va disperdendo un patrimonio straordinario di campioni e seguito popolare. 
Nessuno dei due chiede di giocare il campionato di A nelle piazze, ma di trovare tempi e modi per conciliare le due anime di questo gioco.
Lo abbiamo già scritto tante volte e lo ripetiamo ancora: che senso ha mantenere formule di torneo macchinosissime per consentire a più società possibili di sedersi al tavolo della pallapugno che conta, senza averne diritto nei fatti? Non sarebbe meglio puntare ad un movimento di vertice che richiami pubblico e faccia business, per lavorare poi sulla base. con un movimento giovanile che va coltivato? Lo si sta facendo, è vero: ma, non basta. Ad alto livello bisogna spazi adeguati ai giovani talenti.
Invece tutto sembra scivolare nell’indifferenza. Ci sono forse troppi (piccoli o grandi interessi di bottega) che non consentono di cambiare passo e - tutto sommato - si cerca ora di imbrigliare in qualche modo la provocazione lanciata dai due grandi e liquidata troppo frettolosamente come «un capriccio». 
Se non lo si fosse capito, chi scrive sta con loro, Massimo e Bruno. Ma il dibattito è aperto. A tutte le opinioni. 

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