Lo “strappo” di Vacchetto e Campagno dopo una bellissima finale di Coppa

Una foto (d’archivio) emblematica: Vacchetto (a sin.) e Campagno uniti «contro tutti».

Abbiamo giocato questa finale solo per rispetto del pubblico. Ma le nuove regole così non vanno

Quella di sabato sera, a Ceva, è stata una bellissima finale di Coppa Italia con la vittoria 11-9 di Massimo Vacchetto (Araldica Castagnole Lanze) sulla Torronalba Canalese di Bruno Campagno. Una gara sempre in equilibrio, come tutte le partite tra i due grandi del balòn (quando non sono bersagliati da guai fisici). 
Stavolta però il risultato passa in secondo piano, perchè a tenere banco sono state le dichiarazioni del dopo partita di Massimo Vacchetto (condivise da Campagno) che ha annunciato di non voler ritirare il premio per il vincitore in segno di protesta contro le nuove regole federali sui punteggi per la prossima stagione. E Vacchetto ha ribadito (con la condivisione del rivale) che i due hanno deciso di giocare la finale «solo per rispetto del pubblico» . 

Retroscena
A questo punto, anche per dovere di chiarezza nei confronti dei lettori, occorre fare un passo indietro. La disputa della partitissima (già rinviata a fine agosto per i’infortunio muscolare al leader della Canalese), è stata in forse fino all’ultimo. I due «grandi» si erano infatti incontrati in settimana con il presidente federale Enrico Costa e altri dirigenti Fipap, contestando le nuove regole sui punteggi che di fatto li costringerebbe a smantellare le rispettive squadre, nel 2018, indebolendo l’organico. E questo, nelle intenzioni degli estensori del piano punteggi, per dare più equilibrio ad un torneo che vede i due svettare su tutti. Non avendo avuto risposte ritenute soddisfacenti Vacchetto e Campagno hanno preso in serie considerazione l’idea di restare in panchina nella finale di Coppa. C’è voluta un’opera di mediazione - svolta anche e come sempre con pragmatismo e equilibrio dallo stesso Claudio Manera (sponsor dell’Araldica di Castagnole e del campionato di A) che avrebbe parlato a lungo anche con Costa - per far recedere i due dallo «sciopero agonistico». Fin qui la cronaca di questi giorni convulsi. Ma occorre adesso fare un altro «focus» sulla vicenda.

Equilibrio a tutti i costi
In sintesi: nelle intenzioni di chi «maneggia» dal punto di vista regolamentare la delicata questione dei punteggi, c’è, come detto, l’intenzione di riportare una situazione di maggiore equilibrio di forze nel torneo. Chi ha disegnato questo sistema di punteggi ha proposto in sostanza: diamo in dote ai «due grandi», compagni meno quotati (almeno sulla carta) e, in compenso, facciamo salire il livello dei team rivali. Va detto che un mito del passato, come Felice Bertola (a Cerreto Langhe, dove si è svolta la suggestiva cerimonia del balòn d’oro» assegnato questo anno alla spalla plurititolata di Dogliani, Michele Giampaolo) ha affermato che «ai miei tempi e quelli di Berruti funzionava più o meno così e nessuno si scandalizzava». 

Domande
La contro osservazione che viene spontanea è però questa: siamo sicuri che indebolendo le squadre dei due «numeri uno» lo spettacolo aumenti? Non sarebbe meglio provare invece a rendere più competitivi gli altri team, inserendo per esempio insieme al capitano di A un battitore giovane emergente dalla B? Perchè non si pensa - invece che di allestire 25-30 squadre tra A e B - di farne 7-8 davvero competitive in A e che garantiscano spettacolo e introiti, frenando l’emorragia costante di presenze in tribuna.? Ma di domande da fare a chi gestisce la regia federale ce ne sarebbero ancora altre. Tante. 

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