Non è che Massimo Marcarino (che la piazza di Bubbio conosce benissimo) e la sua 958 Santero di Santo Stefano Belbo abbiano demeritato.
Il problema (per i rivali) è che uno come Massimo Vacchetto, con la sua Araldica castagnolese, in uno “sferisterio” così tecnico, va a a nozze. Problema per i rivali, ma non certo per il pubblico, deliziato dai tanti tocchi di classe del giovane fuoriclasse di Monteu Roero tre volte Tricolore. Ad applaudirlo, in tribuna, anche un altro celebre Massimo, Berruti, da cui Vacchetto ha in qualche modo ereditato stile, giocate, colpi di genio. «E’ bravo, ma non lo scopro certo io» ha chiosato il pittore di Rocchetta Palafea, parlando del suo giovane «erede». Entusiasta il patron del Bubbio, Gian Paolo Bianchi, che ha contribuito ad organizzare questo bel torneo notturno intitolato al notaio Santi.
«Vacchetto è un artista, un gioiello da preservare e da conservare a lungo per questo sport. Una gioia per gli occhi». Parole bellissime, di chi ama profondamente la pallapugno.
Non c’è stata di fatto partita: Marcarino ha confermato di trovarsi a proprio agio a Bubbio ed ha cercato con costanza di mettere in difficoltà il più celebre rivale, andando a cercare angoli della chiesa, balconi, grondaie, sporgenze. Tutto inutile: la classe cristallina del campione d’Italia ha fatto la differenza, ma a Marcarino vanno comunque gli onori delle armi. Bella serata, per chi ama il balòn, quello delle piazze. Antiche e uniche