«Pino, a 18 anni dalla tua scomparsa sei ancora tu l’uomo dello sport»

Qualcuno potrebbe pensare che a 18 anni dalla sua dipartita tutto sia già stato scritto su un personaggio solare quale è stato Pino Morino, già possente protagonista nelle arti «dure» dell’atletica quali il lancio del peso, del disco e del martello ed al suo “ritiro” giocatore, prima e missionario, poi, del grande mondo della pallapugno o «balun a pugn» come tanti vorrebbero reinventare.

Invece mi accorgo che si possono aggiungere tanti piccoli tasselli alla sua vita, peraltro non priva di soddisfazioni. Per molti anni ha portato in giro il verbo del tipico sport di Langa con la semplicità e la generosità di chi è convinto di fare cosa meritoria, tralasciando sovente gli impegni impellenti della sua campagna e delle sue vigne, dalle quali traeva il succo per vini di «bocca buona». Ma si sa: lui era così sempre pronto a correre dove il pallone volava, su uno sferisterio, lungo un muro o su una pantalera di un qualunque paesino anche sperduto delle sue colline, che vanno oltre gli Appennini e si fermano solo di fronte al mare. Tutti sanno delle sue amicizie particolari nei conronti dei fuoriclasse del suo tempo da Manzo a Balestra, da Gioetti a Solferino, da “Vidul” Alemanni a Piero Galliano sino a Berruti a Bertola, dei quali ha più volte elogiato lo stile, la caparbietà e la i”nimicizia” sportiva capace di trascinare maree di tifosi, scommettitori o semplici spettatori, desiderosi di gustare uno spettacolo particolare da tramandare ai posteri. E a questo punto mi pongo una domanda: quale sarebbe stata la sua presa di posizione se oggi, vivente, avesse potuto godere dello spettacolo che stanno offrendo i nuovi miti della pallapugno, sugli scontri tra Corino, Campagno, i fratelli Vacchetto e tanti altri che stanno emergendo nell’epoca odierna. Sicuramente li avrebbe seguiti con passione ma sicuramente non sarebbe entrato nell’atmosfera «professionistica» che si respira oggi perchè lui amava la genuinità dei giocatori ed avrebbe storto il naso di fronte alle tante sedute di allenamento in palestra durante il periodo invernale: ma sarebbe rimasto chiuso nel suo silenzio ed avrebbe meditato sul cambio generazionale ormai irreversibile. Di certo non avrebbe rinnegato il suo passato ma avrebbe chiuso ogni discorso annuendo positivamente tirando avanti per la sua strada. Le sorelle, i parenti e gli amici ricorderanno Pino con una settimana di ritardo rispetto alla tabella di marcia questa mattina, sabato 8 luglio, secondo il solito collaudato copione: messa a Nizza Monferrato con l’immancabile ricordo dei tanti giocatori e dirigenti scomparsi e poi pranzo «open air» alla cascina Pola, in alto sulla sinistra prima che la strada si inerpichi verso la Bogliona, dove una piccola stele in mezzo ai vigneti ricorda l’uomo di sport, di generosità e di simpatia che è stato ed è ancora oggi Pino Morino.

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