Raviola: “Il balòn e lo spettacolo? È anche questione di dirigenti”

 La classe e lo stile di Federico Raviola, 23 anni

Intervista al giovane capitano dell'Acqua San Bernardo Bre Banca Cuneo

«Manca lo spettacolo nel balòn? Ma la gente sa che i palloni sono più veloci e anche le dinamiche del gioco sono cambiate? Per esempio è aumentata la potenza... E che, al contrario, il nostro gioco ha ancora troppi tempi morti, pause che non giovano allo show e regole che non sempre facilitano la comprensione da parte dei neofiti». 
Federico Raviola, capitano e battitore dell’Acqua San Bernardo Bre Banca Cuneo, è stato protagonista nella passata stagione di una delle finali più giovani della storia di questo sport, contro il suo coetaneo Massimo Vacchetto (Araldica Castagnole Lanze), poi diventato campione d’Italia. Entrambi classe ’93 (Federico è nato il 16 novembre) rappresentano la «nouvelle vague» di questo sport. Il padre è Ezio (già presidente della Lega delle società, vicepresidente della Fondazione Cr Cuneo), la madre Lionella: Federico, laurea in Scienze motorie, ha una sorella di 20 anni, Debora.

Raviola, tanti giovani battitori, un rinnovamento come non si vedeva da tempo in questo sport....
«E’ un momento di grande evoluzione nel nostro gioco. A Cuneo, per esempio, la società sta svolgendo un lavoro straordinario per la promozione della nostra disciplina. Alle partite vengono oltre un centinaio di ragazzi delle scuole del balòn. È bello e intrigante, ma, purtroppo, non capita così ovunque...»

La gente che segue il balòn però vorrebbe vedere sfide più intense, bel gioco: spesso mancano il duello, l’agonismo....
«Secondo me, in questo momento, manca soprattutto la componente dirigenziale. Bisogna crescere nell’organizzazione: anche lo sport cambia e il nostro non può restare ancorato a una visione a volte un po’ demodè. Ci sono personaggi straordinari che hanno dato tanto in questi anni alla causa, ma bisogna aprire anche al nuovo: esperienza e gioventù insieme potrebbero fare molto».
Lei lo scorso anno è arrivato in finale. In molti adesso aspettano e sperano in una sua riconferma ad alto livello...
«Se le dico che non sarà facile ripetersi non vorrei passare per quello che fa il diplomatico. Ma non è e non sarà facile: lo scorso anno, per esempio, Bruno Campagno ha avuto problemi fisici nella parte finale di stagione. Io ho fatto il mio, ma gli avversari sono tosti. Sarà dura, ma perchè non provarci?»

Ha citato Campagno, poi c’è lo stesso Massimo Vacchetto. Sono i due «fari» del movimento...
«Sono due avversari grandi e leali. Li rispetto molto, anche se non ci frequentiamo. In campo, del resto, contano i risultati ed è a quelli che si guarda durante la stagione e nel corso di una carriera».

Come ha cominciato?
«Da bambino facevo molti sport: dal nuoto allo sci. Poi ho provato a giocare a Mondovì e mi sono appassionato, anche perché mio padre già giocava, Ho già vinto scudetti e Coppe a livello giovanile, ma certo adesso è diverso».

Lei frequenta gli sferisteri di Langa e Monferrato, borghi paesaggisticamente tra i più celerati a livello anche turistico. Che idea si è fatta del rapporto col balòn?
«Che abbiamo in mano, anzi in pugno, uno straordinario gioco che potrebbe contribuire a rendere ancora più tipici, anche sul piano dell’immagine, i nostri territori. Ma quanti capiscono che la pallapugno non è solo un gioco, non è solo tradizione, ma è quello che direbbe qualcuno dei mie coetanei anche un “brand” per far crescere turisticamente il Piemonte...E anche la Liguria...» 

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